Italia

Unioni Civili, Grasso apre a stop emendamenti «canguro».…

  • Abbonati
  • Accedi
ddl cirinnà al senato

Unioni Civili, Grasso apre a stop emendamenti «canguro». Boschi: Pd non autosufficiente, serve intesa

«È un'ipotesi in campo». Così il presidente del Senato Pietro Grasso intercettato dal cronista a Palazzo Madama ha risposto alla domanda se sia plausibile l'ipotesi che vengano dichiarati inammissibili tutti gli emendamenti cosiddetti “supercanguri” presentati al ddl Cirinnà. A partire dal famoso “super-canguro” del dem Andrea Marcucci, che riformulando l’intero testo della legge farebbe decadere la maggioranza degli altri emendamenti. «Sto valutando tutte le ipotesi e tutti gli scenari - ha aggiunto Grasso - potendo avere finalmente un fascicolo “umano” di soli 1.200 emendamenti al netto delle valutazioni di ammissibilità». Ma le proposte di modifica, alla fine, potrebbero scendere sotto il migliaio con un ventaglio di voti segreti non amplissimo. Si torna a votare in Aula mercoledì.

Grasso: via canguri? Ipotesi in campo
Grasso ha spiegato che gli emendamenti premissivi (cioè i cosiddetti “canguri”, ndr), «sono un'arma tollerata di fronte all'ostruzionismo esasperato», ma ora «siamo di fronte solo a qualche centinaio di voti». Ecco perché, «vista anche l'importanza del tema», l’inammissibilità dei “canguri” «è un'ipotesi in campo». Il fascicolo si compone appunto di circa 1.200 emendamenti, che dopo lo sfoltimento di prassi (via gli improponibili, gli estranei per materia e gli accorpabili) si dovrebbero ridurre a circa 6-700, nelle stime che vengono fatte.

Boschi: Pd non autosufficiente, serve intesa
«Le leggi si fanno se ci sono i numeri». Ad oggi «in Senato il Pd non è autosufficiente, non lo è nemmeno se sommiamo i voti di Sel. Quindi dobbiamo creare un punto di incontro tra le forze che ci sono». Così il Ministro Maria Elena Boschi a Bologna. In attesa delle decisioni di Grasso, il Pd al momento è impegnato anche a studiare le modalità di uno spacchettamento del “canguro” Martucci, in modo da isolare il tema delle adozioni lasciando la decisione all'Aula a scrutinio segreto e quindi con libertà di coscienza. I centristi ci starebbero? «Lasciando di fatto scegliere l'Aula sulla questione delle adozioni, in libertà di coscienza e a scrutinio segreto, dovrebbero starci», è il ragionamento che si fa nel Pd. Eppure il gruppo di Ncd-Ap in Senato è quasi diviso a metà tra i trattativisti, come il capogruppo Renato Schifani, e i fieramente contrari, come Maurizio Sacconi. Formalmente Angelino Alfano, che invoca «una seria mediazione all'interno della maggioranza», insiste per lo stralcio delle adozioni. Ma da qui a mercoledì, quando si tornerà a votare, c'è ancora molto tempo.

Attesa per l’intervento di Renzi
A fare chiarezza in questo senso molto dipenderà dalla posizione che Renzi prenderà domenica nel suo intervento all'assemblea del Pd, da cui peraltro non si attendono posizioni dirompenti, vista la necessità prioritaria di tenere il partito il più unito possibile, anche in vista delle scadenze elettorali amministrative e subito dopo del referendum in autunno sulle riforme costituzionali, a cui il premier pone ovviamente massima attenzione. In attesa di un 'segnale' di Renzi, mentre la minoranza Pd precisa di non aver avanzato la richiesta al governo di porre la fiducia, il partito appare nell’impasse, con oltre la metà dei senatori fermi nel chiedere il mantenimento della stepchild e una trentina di Cattodem (che in questo caso potrebbero fare asse con i centristi) che invece reputano lo stralcio ancora la soluzione migliore. Stralcio che però quelli di Ap ritengono insufficiente. Di certo, senza i canguri, in Aula sarà battaglia su ogni emendamento con l'articolo 3 come primo snodo centrale.

La variabile del M5s
Sul versante M5S, la cancellazione dei canguri da parte di Grasso darebbe la possibilità di rivendicare un grande successo politico e contemporaneamente di sedare le violente contestazioni sollevate col rifiuto di votare l’emendamento Marcucci. Anche se il Pd non fa più minimamente conto sul sostegno pentastellato, per il Movimento diventerebbe comunque difficile spiegare, soprattutto a una parte del suo elettorato, una inversione di marcia sul merito del ddl Cirinnà. E il M5S è di fatto di nuovo 'in gioco' (sebbene i contatti con il Pd sul tema siano ormai chiusi), dopo che oggi Alessandro Di Battista sottolinea come i 5 Stelle mettano i loro voti «a disposizione della legge e non del Pd».

© Riproduzione riservata