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Unioni civili, Renzi al bivio: o avanti con M5S o voto di fiducia

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assemblea nazionale dem

Unioni civili, Renzi al bivio: o avanti con M5S o voto di fiducia

«Dobbiamo andare avanti con la stessa determinazione messa per altre leggi e riforme». Parlando all'assemblea del Pd, riunita da questa mattina a Roma, il premier-segretario Matteo Renzi ricorda al partito il bivio che si preannuncia al Senato alla ripresa dell'esame del ddl Cirinnà sulle unioni civili: o procedere con il M5S sperando che «non ci sia la sindrome di Lucy», cioè un voltafaccia all'ultimo momento, o con un «accordo di governo». Quindi interno alla maggioranza (in particolare con Ap-Ncd, diposta a votare la riforma solo se verrà stralciata la stepchild adoption) da tradurre in un emendamento «sul quale dobbiamo essere pronti a mettere anche la fiducia».

In Senato «passaggio delicato», deciderà l’assemblea dei senatori dem
La scelta tra le due possibili strade, ha chiarito Renzi alla platea nella sua replica finale, verrà presa martedì sera alle 20, nel corso di una assemblea dei senatori dem cui parteciperà anche il segretario, ma è chiaro che il dibatto di oggi in seno all'Assemblea nazionale del partito orienterà la linea del maggiore partito di governo. Il passaggio, secondo Renzi «è numericamente delicato» e «i numeri al Senato sono questi: Pd 112, altri gruppi 208». «Quando sento qualcuno fare in Parlamento le polemiche contro alcuni gruppi», ha aggiunto il premier, «se non ci fossero stati alcuni gruppi, non ci sarebbero state anche le riforme». Il gruppo di Verdini e Sel «sono quelli che ci hanno dato una mano sulle unioni civili, lo so, sono strani amori», ha poi ironizzato, deciso comunque nel confermare il suo pieno appoggio agli obiettivi del contestato ddl Cirinnà: «Che paura possono fare due persone che si amano? A me fanno paura quelli che si odiano, non quelli che si amano».

Unico obiettivo del M5S «è attaccare il Pd»
Nel suo intervento, preceduto da una celebrazione con video e slide dei due anni al governo di Renzi, il premier ha poi attaccato il M5S, che vogliono solo «il male» del Partito democratico. Renzi ha poi ricordato il tentativo di accordo con M5s sulle unioni civili: «Abbiamo pensato di fare un accordo con i 5 stelle. È stato un errore? Io credo che dobbiamo smettere di farci del male tra di noi. Non ci saremmo mai perdonati di non fare quel tentativo. Capisco la sindrome Lucy e Charlie Brown... Bersani gli ha chiesto il governo del cambiamento, Letta gli ha chiesto di scongelarsi, io gli ho chiesto di fare le riforme insieme. Hanno la sindrome di Charlie Brown, quella di togliere il pallone all'ultimo minuto».

Di Maio a Renzi: pronti a voto unioni civili senza canguro
La risposta a Renzi, da parte del M5S, arriva per bocca di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ed esponente del direttorio grillino, intervistato a “In 1/2 ora” (Raitre) nel primo pomeriggio. Sulle unionci civili, ha ricordato Di Maio, «non c'è mai stato un accordo con il Pd», ed il vero problema che ha impedito finora l’approvazione del ddl Cirinnà «sono le mille correnti interne al Pd impegnate in una guerra fra bande». Quanto all'ipotesi di un accordo di maggioranza, con l'apposizione della fiducia, sul ddl Cirinnà eventualmente depurato dalla stepchild adoption, Di Maio ha commentato: «Lancio un appello da questa trasmissione al premier Renzi, noi ci siamo al cento per cento. Il Pd vuole votare questa legge la possiamo votare in tre giorni, come dicono i tecnici del Senato o vuole fare propaganda sulla pelle dei cittadini?». Di Maio ha concluso ribadendo il no assoluto del Movimento all’emendamento “supercanguro”, «che è l'autostrada verso la dittatura».

Giovani turchi: no allo stralcio della stepchild adoption
Le reazioni dell’assemblea al “bivio” prospettato dal premier non si fanno attendere. Per Francesco Verducci, coordinatore nazionale dei Giovani turchi, occorre «andare avanti uniti per limare le cose che non vanno», ma mantenendo «l'impostazione del testo Cirinnà, che è l'impostazione di tutte le culture fondative del Pd» Quindi no allo stralcio della “stepchild adoption”. La proposta di mediazione è di «fare poi un intervento ad hoc per la deterrenza contro l'utero in affitto». La stepchild «è parte integrante del ddl Cirinnà e se la si toglie è come tirare giù un muro maestro», ha invece ricordato il senatore Federico Fornaro parlando con i giornalisti. La fiducia, ha concluso, «non può essere usata come un'arma impropria».

Minoranza dem: se accordo con Ap significa stop a adozioni noi non ci stiamo
Le parole del premier non sono piaciute alla minoranza interna al partito, pronta ad attaccare con il senatore Miguel Gotor: «Se scegliere l'accordo con Ncd significa rinunciare alla stepchild adoption noi non ci stiamo. Stabilita l'inammissibilità dei vari “canguri” e “cangurini” - ha proseguito - si vada in aula per consentire ai senatori di esprimersi sui singoli punti della legge, senza fornire ai 5 Stelle ulteriori pretesti per sottrarsi al sostegno del ddl Cirinnà che, con i loro voti, ha i numeri per essere approvato, stepchild compresa. Se è proprio questo che in realtà non si vuole, lo si dica con chiarezza e senza furbizie e forzature procedurali, assumendosi la responsabilità delle proprie posizioni davanti all'opinione pubblica del Paese».

Rosato cauto: troveremo modalità per costruire consenso ampio
Molto più cauto il commento del capogruppo dem alla camera, Ettore Rosato, che ha confermato gli sforzi perchè «il testo resti quello», con la consapevolezza «che ci vuole un numero di senatori sufficiente che sia d'accordo con noi». Dal M5S «mi aspetto una dichiarazione forte sul contenuto del provvedimento, ma da parte nostra non c'è più tempo da perdere. C'è una forte volontà da parte nostra ad andare avanti, lo faremo con tutti gli strumenti e con la consapevolezza che i numeri al Senato in base alle scelte dei 5 Stelle non ci sono. Troveremo le modalità per costruire un consenso più ampio».

Lupi (Ap): basta forzature, bene apertura Renzi su emendamento
A stretto giro, ad assemblea Pd ancora in corso, da Ap-Ncd alleato di governo del Pd ma fiero oppositore della stepchild adoption prevista dal ddl Cirinnà è arrivato il disco verde ad un confronto interno alla maggioranza. «Se Renzi dice: sediamoci intorno a un tavolo e lavoriamo insieme a un emendamento del governo, noi a quel tavolo siamo seduti da tempo, benvenuti», ha proposto il presidente dei deputati di Area popolare, Maurizio Lupi. La piattaforma di riferimento, ha aggiunto, dovrebbero essere «gli accordi iniziali per la nascita del governo: sì alle unioni civili, no a similmatrimonio, no a utero in affitto e adozioni». L'apertura del premier all'ipotesi di concordare un emendamento con Ap «vuol dire che il Pd ha capito che non si segue chi al suo interno pensa di governare con l'arroganza e senza le necessarie mediazioni che un tema come questo richiede». Nel pomeriggio, a definire ulteriormente la posizione di Ap-Ncd, una nota firmata dai senatori Maurizio Sacconi e Nico D'Ascola pone «tre condizioni» per arrivare ad un accordo interno alla maggioranza: «Via “matrimoni truffaldini” come dice Alfano, via adozioni, utero in affitto come reato universale».

Fonti Pd: in caso di ostruzionismo possibili tempi contingentati
Dopo le parole del premier all'assemblea del Pd, fonti interne al partito hanno chiarito il possibile scenario nel caso il presidente del Senato Pietro Grasso dovesse dichiarare inammissibili tutti gli emendamenti “supercanguri” presentati al ddl Cirinnà, possibilità che lo stesso Grasso nei giorni scorsi non ha escluso. Secondo tali fonti, i tempi di esame potrebbero essere comunque brevi, perché a fronte di un ostruzionismo dell'opposizione, potrebbe sempre essere richiesta la convocazione della conferenza dei capigruppo e stabilito il contingentamento dei tempi. Essendo già stati illustrati gli emendamenti all'articolo 1 mercoledì pomeriggio, subito dopo il voto del decreto milleproroghe, l'Aula potrebbe benissimo cominciare con la votazione delle proposte di modifica.

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