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Rapporto Ue: l’Italia fa progressi su lavoro e banche, rimandata…

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LA PAGELLA DELla commissione

Rapporto Ue: l’Italia fa progressi su lavoro e banche, rimandata su spending e Imu

È un quadro economico italiano tutto sommato positivo quello che la Commissione europea ha pubblicato oggi pomeriggio qui a Bruxelles. Il rapporto, che deve servire al Governo Renzi per meglio preparare la Finanziaria per l'anno prossimo, è una fotografia precisa e minuziosa dello stato dell'economia nazionale dal quale emerge un paese sempre in affanno nel processo di modernizzazione, ma che finalmente sta mettendo mano alle sue debolezze.

«Nel complesso - si legge nella relazione di un centinaio di pagine - l'Italia ha compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese del 2015». L'esecutivo comunitario ricorda alcune misure in particolare: una riforma «complessiva» del mercato del lavoro; provvedimenti «importanti» per riformare il governo del settore bancario; un rafforzamento dell'apprendimento basato sul lavoro e sull'esperienza professionale; misure per rendere più meritocratica l'istruzione.

Quanto all'avvicinamento agli obiettivi nazionali della strategia Europa 2020, «l'Italia li ha raggiunti o ha compiuto progressi verso il loro conseguimento relativamente (...) all'aumento della quota delle energie rinnovabili (...) alla riduzione dell'abbandono scolastico e all'incremento del tasso di istruzione terziaria», spiega Bruxelles. Sono invece necessari sforzi per quanto riguarda l'aumento del tasso di occupazione, gli investimenti in Ricerca e Sviluppo e la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale.

Il rapporto è stato preparato dai servizi tecnici della Commissione, ed è associato a una analisi approfondita degli squilibri macroeconomici che l'esecutivo comunitario ha individuato già da tempo, legati all'elevato debito pubblico e alla bassa competitività. Un giudizio politico su questo fronte verrà pubblicato in marzo. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, la Commissione dovrebbe considerare gli squilibri sempre eccessivi, ma senza per questo aprire una procedura sanzionatoria.

Come detto, il quadro tratteggiato dall'esecutivo comunitario nel suo rapporto è tutto sommato positivo rispetto al passato, ma Bruxelles non può esimersi di notare le perduranti e note fragilità del paese. Il fronte bancario è oggetto di «importanti riforme», ma persistono «sacche di vulnerabilità», come è emerso dalla recente crisi di quattro istituti di credito regionali alla fine del 2015. Il settore bancario, che resta esposto al rischio sovrano, appare «più debole rispetto a quello di altri paesi» europei.
Il debito pubblico è «fonte di vulnerabilità per l'economia», anche perché è aumentato nuovamente tra il 2014 e il 2015 (al 132,8% del PIL). La Commissione si dice preoccupata da un avanzo primario che dovrebbe peggiorare nel breve periodo e piani di privatizzazioni che potrebbero subire ritardi. Sul fronte del mercato del lavoro, Bruxelles accoglie con favore le recenti riforme «in profondità», ma nota come la riforma della contrattazione collettiva proceda «lentamente».

L'esecutivo comunitario prende anche atto della riforma del settore pubblico sempre in corso, ma notando la presenza di un sistema fiscale che «ostacola l'efficienza economica e la crescita». «Sono stati ulteriormente ridimensionati - osserva la Commissione - gli obiettivi di risparmio perseguiti dalla revisione della spesa pubblica. L'abolizione dell'imposta sulla prima casa a partire dal 2016 non è in linea con le reiterate raccomandazioni del Consiglio di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi ai consumi e ai beni immobili».

Nello stesso modo, la Commissione è consapevole che il governo italiano sta riformando la scuola, ma non può fare a meno di sottolineare come gli investimenti nell'istruzione terziaria, in Ricerca e Sviluppo e nelle comunicazioni a banda larga restino relativamente bassi.

Le fragilità economiche italiane, segnate dal debito elevato ma anche da una competitività sempre bassa, inducono le autorità comunitarie a rimanere caute. Notano tra le altre cose che a causa del peso dell'Italia, il paese è inevitabilmente «fonte di potenziali ricadute sugli altri stati membri». Ciò detto, Bruxelles «prevede che le riforme strutturali in corso e in programma aiuteranno a superare gli ostacoli agli investimenti e eserciteranno col tempo un effetto positivo sulla crescita della produttività e del PIL».

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