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Capitale umano e new tech: così la Puglia può rinascere

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viaggio nell’italia che innova

Capitale umano e new tech: così la Puglia può rinascere

Il sistema economico della Puglia è al bivio. È condizionato dalla versione locale dei deficit storici italiani, che ne tarpano la competitività e ne riducono l’abilità di attrarre investimenti, ma è vitale e può coniugare il radicamento territoriale con una consuetudine con i mercati internazionali che viene da lontano.

È potenzialmente in grado di compiere un passo verso il futuro, grazie alla buona qualità del capitale umano e a una dotazione – materiale e immateriale – di cultura digitale tutt’altro che irrilevante. Naturalmente è afflitto da ritardi e da contraddizioni, ma è dotato di una forza sostanziale che appare in grado di prevalere sul peso di una recessione che, dal 2008, ha eroso un quinto della capacità produttiva dell’industria italiana.

La Puglia che emerge dall’Osservatorio sull’innovazione digitale EY-Confindustria ha un codice genetico – espressione della realtà attuale e soprattutto delle sue potenzialità ancora tutte da valorizzare - di qualità.

Spiega Donato Iacovone, amministratore delegato di EY Italia: «È vero che la Puglia è sotto la media nazionale in termini di Pil pro-capite. Ma è altrettanto vero che la crescita sperimentata da essa nell’ultimo periodo è tre volte rispetto allo standard italiano. Questa regione è, dunque, uno dei fattori più dinamici nel contesto di un Paese che sta soffrendo».

L’Osservatorio sull’innovazione digitale EY-Italia, questo nuovo strumento analitico e interpretativo che si può declinare su qualunque sistema di sviluppo locale e regionale, è basato su due indicatori: l’Indicatore di potenzialità economica e l’Indicatore di innovazione digitale.

Il primo indice è costruito rielaborando il Regional Competitiveness Index della Commissione europea. Dunque, con uno spettro quantitativo di natura main-stream. Dalla considerazione dell’Indice di potenzialità economica relativo alla Puglia si evidenzia un miglior posizionamento sulle tematiche legate alla potenzialità di crescita, che in una scala da zero a cento è pari a 37,3 punti: in particolare, questo risultato è ottenuto grazie ai fattori relativi al capitale umano.

Invece, l’area della competitività e l’area della attrattività registrano rispettivamente 13,2 e 16,4 punti, anche se mostrano «comunque alcuni punti di forza relativa – si legge nel paper che sintetizza gli esiti dell’Osservatorio – relativi alle infrastrutture di trasporto, efficienza del mercato, istituzioni e capacità tecnologica». Per cogliere la natura multiforme e contraddittoria, ma pure vitale e dinamica della Puglia, occorre guardare bene dentro all’Indice di potenzialità economica. All’interno delle tre macro aree della crescita, della competitività e dell’attrattività, vi sono appunto elementi strategici che potrebbero aiutare il sistema economico pugliese a realizzare nuove possibilità: la salute – nel combinato disposto di cura delle persone e di ricerca, di specializzazione imprenditoriale e di formazione di buon livello – mette a segno 42,3 punti.

Anche la qualità del capitale umano sembra avere un profilo interessante, tanto da ottenere 52 punti. Appare interessante la fisiologia innovativa della Puglia evidenziata dall’Osservatorio EY-Confindustria attraverso l’Indicatore di innovazione digitale, basato sull’integrazione di 113 indicatori, il 90% dei quali proveniente da fonti istituzionali (Istat, Eurostat, Miur e Agenzia per l’Italia digitale) e il 10% risultato di indagini qualitative.

In particolare, l’Indicatore di innovazione digitale ha alcuni punti di forza: su una scala da zero a uno la capacità di connettersi – esemplificativa della integrazione di ogni impresa e di ogni sistema produttivo nel Mercato Mondo – è pari a 0,87. Alta, dunque. Molto buona la capacità di crescere, un indicatore che vale 0,81. In questo caso, fa premio la consapevolezza che la via allo sviluppo non può che essere l’innovazione il digitale. Una idea che segna un mutamento radicale nella mentalità degli imprenditori. Dunque, sotto questo aspetto, i pugliesi ci sono.

Tuttavia, l’energia sprigionabile dal cuore dell’innovazione digitale deve fare i conti con un indicatore del conoscere pari a 0,59: la competenza c’è, ma vi sono ancora margini di miglioramento. Allo stesso tempo, l’intensità di questa nuova energia non riesce ancora a applicarsi – in maniera sistemica – ai processi produttivi: l’indice del creare – secondo il nuovo stile digitale – si ferma infatti a 0,35. Dunque, è l’intero organismo industriale-organizzativo delle imprese a dover essere più calibrato e più rimodulato sul nuovo canone della digitalizzazione. Nella naturale complessità delle cose, la digitalizzazione delle imprese pugliesi non è affatto male. Anzi. Più complessa la situazione dell’environment, l’ambiente sociale, economico e istituzionale in cui le aziende si trovano ad operare.

«Nella sezione relativa al così detto contesto abilitante – sintetizza infatti la ricerca - l’Indice di innovazione digitale mostra come le performance della Puglia appaiono positive su alcune aree relative alle competenze digitali, alla scuola e ai consumer digitali, mentre si registrano ritardi sui servizi digitali offerti dall’amministrazione pubblica”. Le infrastrutture sono così così: 0,5. La pubblica amministrazione è messa peggio: 0,41. La qualità e la quantità dei finanziamenti sono buoni: 0,77. La pressione dei consumatori, che è essenziale per modellare attraverso la domanda l’offerta industriale e quella dei servizi, è buona: vale 0,81. La scuola è decisamente buona: 0,87. Dunque, il meccanismo che dall’ambiente – attraverso la forza propulsiva o la forza inibitoria del contesto – favorisce o insterilisce gli animal spirits del capitalismo manifatturiero o mercantile di qualunque luogo, nel caso della Puglia sembra avere una funzione complessivamente positiva.

«Nella combinazione fra l’Indice di potenzialità economica e l’Indice di innovazione digitale – nota Andrea Bairati, direttore per Innovazione e education di Confindustria – si nota come la Puglia sia nel gruppo di testa del Mezzogiorno. Non ha ancora raggiunto il gruppo del Nord Italia. Ma va evidenziato come la Puglia abbia la velocità di movimento maggiore».

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