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Mogherini: mezzo milione di migranti pronti a partire dalla Libia

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Mogherini: mezzo milione di migranti pronti a partire dalla Libia

Federica Mogherini (Ap)
Federica Mogherini (Ap)

BRUXELLES - Se è vero l'allarme lanciato dalla responsabile Esteri dell'Ue, Federica Mogherini, secondo cui in Libia mezzo milione di migranti sarebbero pronti a partire per l'Europa, anche l'Italia, dopo Grecia e Turchia, potrebbe essere interessata presto da una nuova massiccia ondata di arrivi. Anche per questo, il premier Matteo Renzi pur manifestando alcune perplessità sulla messa in pratica dell'accordo raggiunto ieri a Bruxelles con il premier turco Ahmet Davutoglu ha tenuto a precisare che l'accordo tra Ue e Ankara «costituisce un precedente» che potrebbe domani essere replicato per altri Paesi africani a cominciare dalla Libia.

Il premier italiano ha apprezzato, innanzi tutto, che il Consiglio Ue abbia menzionato espressamente ieri nel comunicato finale il sostegno al nuovo Governo libico presieduto da Al Serraj che potrebbe essere insediato a fine mese nel momento in cui il generale Tawil, che sta negoziando con tutte le milizie di Tripoli, riuscirà a creare quella cornice di sicurezza necessaria a proteggere i membri del nuovo esecutivo. «La posizione dell'Italia è che il governo di unità nazionale libico possa lavorare ed essere il più possibile riconosciuto siamo convinti che debba essere aiutato e che sia un errore intervenire militarmente senza un'esplicita richiesta». Concetti ribaditi da Renzi anche durante una riunione ristretta sulla Libia a margine del Consiglio Ue alla quale hanno preso parte, oltre a Renzi e alla Mogherini, il premier inglese David Cameron, la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese, Francois Hollande. Parole sferzanti Renzi le ha invece riservate alle organizzazioni sindacali che hanno scioperato per “la guerra in Libia”. «Credo – ha detto Renzi - che i cittadini si meritino altro che vedere piccole sigle sindacali che scioperano di venerdì contro una guerra che non c'è. Questo pone il grande tema della rappresentanza sindacale che auspico sindacati e Confindustria possano risolvere perché o lo facciamo noi o lo fanno loro. Chi fa sciopero per la guerra in Libia prende in giro i cittadini perché la guerra in Libia non la facciamo».

Renzi si è augurato che l'accordo con la Turchia possa essere concretamente attuato, ha apprezzato che siano stati accolti i “paletti” richiesti dall'Italia sul rispetto dei diritti umani mentre, per il processo d'ingresso nella Ue, ha spiegato che si tratta di «un tema molto ma molto complicato: oggi si è deciso di fare un passo in avanti ma sarà una strada nè facile nè breve». «Vorrei che restasse agli atti – ha proseguito Renzi - rispetto agli storici da social-network, che in passato sia la destra, sia la sinistra, erano favorevoli all'ingresso, sia Berlusconi, sia Prodi. Non lo furono i tedeschi e soprattutto i francesi, che bloccarono quel processo quando la Turchia era molto meno scossa da attentati e minacce terroristiche rispetto ad oggi».
Il premier insistito sulla necessità di aiutare i migranti a casa loro con grandi progetti di cooperazione europei, cosa che l'Italia sta già in parte facendo rimettendo al centro l'Africa. Servono però ingenti risorse finanziarie e «il tema degli Eurobond è tutt'altro che tramontato». Ci sono ancora resistenze da parte di alcuni Paesi perché con gli Eurobond non si intervenga sui debiti sovrani ma «occorre trovare strumenti finanziari per affrontare la grande questione migratoria».
Prima di rientrare a Roma, il premier ha infine lanciato un appello al buon senso, scagliandosi contro quelle «forze politiche che fanno polemiche ideologiche che ci allontanano dalla realtà». Non ha citato Grillo e neppure Salvini, ma parlato di attacchi che «lasciano l'amaro in bocca».

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