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la domenica delle palme

Papa sui migranti: assumersi responsabilità del loro destino. Anche Gesù abbandonato da tutti

Un richiamo alla donazione agli ultimi, ai migranti agli emarginati. E’ il messaggio di Papa Francesco che da una piazza San Pietro piena di sole e di gente ha celebrato la messa per la Domenica delle Palme. A Gesù «viene negata ogni giustizia» e «prova sulla sua pelle anche l'indifferenza perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino». «E penso a tanta gente - ha aggiunto il Papa a braccio nella messa delle Palme, dopo alcuni secondi di silenzio - a tanti emarginati, a tanti profughi a tanti rifugiati» , per i quali «non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino». Lo ha detto il Papa nella omelia della messa delle Palme, commentando i passaggi di Gesù tra sinedrio e Pilato e la «umiliazione estrema» che Gesù subisce nella Passione.

La croce è la cattedra di Dio
È stata la croce la vera «cattedra di Dio», la scelta del Cristo che ha sperimentato la misericordia proprio sul Golgota annullando se stesso ed arrivando al perdono dei suoi assassini. Una croce, simbolo di «spoliazione» e di «abbandono» totali visto che Gesù, proprio «sulla croce, sperimenta anche il misterioso abbandono del Padre». Il mistero della Pasqua, con l'inizio della Settimana Santa che porterà i fedeli a ripercorrere la strada verso la Passione e la Risurrezione del Cristo, è stato al centro stamane delle riflessioni di Papa Francesco. Prima della messa, Francesco ha benedetto le palme e gli ulivi che erano stati posti al centro della piazza, presso l`obelisco, alla presenza di molti giovani giunti in occasione della ricorrenza diocesana della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» preludio della GMG 2016 che si terrà dal 26 al 31 luglio a Cracovia.

Proprio la Liturgia odierna, ha affermato Francesco, «ci insegna che il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante dei potenti miracoli» ed è per questo che l`apostolo Paolo, nella seconda Lettura, «sintetizza con due verbi il percorso della redenzione: `svuotò´ e `umiliò´ sé stesso. Questi due verbi ci dicono - ha poi detto il Papa - fino a quale estremo è giunto l`amore di Dio per noi». Un Gesù svuotato di sé stesso e che «ha vissuto tra noi in una `condizione di servo´: non di re, né di principe, ma di servo». «L`umiliazione che Gesù subisce si fa estrema nella Passione: viene venduto per trenta denari e tradito con un bacio da un discepolo che aveva scelto e chiamato amico. - ha detto ancora Papa Bergoglio nella sua omelia - Quasi tutti gli altri fuggono e lo abbandono; Pietro lo rinnega tre volte nel cortile del tempio. Umiliato nell`animo con scherni, insulti e sputi, patisce nel corpo violenze atroci: le percosse, i flagelli e la corona di spine rendono il suo aspetto irriconoscibile. Subisce anche l`infamia e la condanna iniqua delle autorità, religiose e politiche: è fatto peccato e riconosciuto ingiusto. Pilato, poi, lo invia da Erode e questi lo rimanda dal governatore romano: mentre gli viene negata ogni giustizia, Gesù prova sulla sua pelle anche l`indifferenza, perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino».

Quasi un abbandono collettivo visto che «la folla, - è stata la riflessione del papa - che poco prima lo aveva acclamato, trasforma le lodi in un grido di accusa, preferendo persino che al suo posto venga liberato un omicida. Giunge così alla morte di croce, quella più dolorosa e infamante, riservata ai traditori, agli schiavi e ai peggiori criminali».

«La solitudine, la diffamazione e il dolore non sono ancora il culmine della sua spogliazione. Per essere in tutto solidale con noi, sulla croce sperimenta anche il misterioso abbandono del Padre». «Gesù invece, proprio qui, all`apice dell’annientamento, - ha concluso Francesco - rivela il volto vero di Dio, che è misericordia. Perdona i suoi crocifissori, apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione. Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell’Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell`odio».

La giornata mondiale dei Giovani a Cracovia
La Giornata mondiale della Gioventù, che si terrà in Polonia, a Cracovia dal 26 al 31 luglio, «sarà il Giubileo dei giovani, a livello della Chiesa universale, nel quadro dell'Anno Santo della Misericordia». Papa Francesco lo annuncia alla recita dell'Angelus, dopo la celebrazione in piazza San Pietro della messa solenne per la Domenica delle Palme che precede la Pasqua di Resurrezione. «Oggi si celebra la XXXI Giornata mondiale della Gioventù, che avrà il suo culmine alla fine di luglio nel grande Incontro mondiale a Cracovia - ricorda il Pontefice - Il tema è `Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia´. Il mio saluto speciale va ai giovani qui presenti e si estende a tutti i giovani del mondo».La speranza che esprime il Papa ai giovani è che «potrete venire numerosi a Cracovia, patria di san Giovanni Paolo II, iniziatore delle Giornate mondiali della Gioventù. Alla sua intercessione affidiamo gli ultimi mesi di preparazione di questo pellegrinaggio che, nel quadro dell'Anno Santo della Misericordia, sarà il Giubileo dei giovani a livello della Chiesa universale». Francesco osserva che «sono qui con noi molti giovani volontari di Cracovia. Tornando in Polonia, porteranno ai responsabili della Nazione i rami di ulivo raccolti a Gerusalemme, Assisi e Montecassino e benedetti oggi in questa piazza, come invito a coltivare propositi di pace, di riconciliazione e di fraternità. Grazie per questa bella iniziativa; andate avanti con coraggio!», è l'esortazione finale del Papa.

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