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Conti pubblici, Padoan: flessibilità non è scusa indisciplina…

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intervista a le figaro

Conti pubblici, Padoan: flessibilità non è scusa indisciplina bilancio

(Ansa)
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«La flessibilità non è una scusa per l'indisciplina di bilancio, ma un sistema di incentivi per riforme strutturali e investimento pubblico e privato». Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nel suo intervento all'università parigina di Sciences Po, nel corso del quale ha illustrato i contenuti del “position paper” presentato dal governo lo scorso 22 febbraio a Bruxelles. In un’intervista rilasciata oggi a Le Figaro, il ministro aveva aggiunto: «Si rimprovera a volte all'Italia di chiedere troppa flessibilità, di mostrarsi insaziabile, dimenticando che questa domanda è del tutto legittima, perché si iscrive nelle regole europee». Il nostro Paese, aveva sottolineato Padoan «è quello che ha fatto gli sforzi di aggiustamento più intensi della sua politica di bilancio».

Padoan a Science Po accolto da Enrico Letta
Per Padoan, accolto da Enrico Letta, ex premier e preside della facoltà di Politiche internazionali a Scienze Politiche, nell'Ue oggi occorre «usare meglio gli strumenti di governance che abbiamo», integrando la necessità di disciplina sui conti, «cruciale» per l'Italia il cui debito «resta alto», e la creazione di «opportunità per la crescita». L'approccio è insomma quello del mix tra politiche di consolidamento fiscale e politiche dirette alla crescita e al sostegno degli investimenti.

«Europa delude cittadini, questo è tragedia»
«L'Europa è deludente, e questa è una tragedia», perché dovrebbe essere vista come «un'opportunità» e «una parte della soluzione», mentre oggi «l'opinione di molti è che sia una parte del problema» ha aggiunto il ministro per il quale le riforme strutturali possono essere oggetto di dibattito al momento del loro avvio, ma sono «molto efficaci sul medio termine», e «se sono effettuate da un Paese in un'unione monetaria, hanno un effetto 'spillover'», che si estende anche alle altre economie.

«Le regole di calcolo europee danneggiano l’Italia»
Padoan, nell’intervista a Le Figaro, ha stigmatizzato che lo sforzo di aggiustamento dei conti pubblici richiesto dall'Ue all'Italia è «deformato da considerazioni statistiche» e «queste regole, imponendo all'Italia aggiustamenti dolorosi, le recano maggior danno che ad altri Paesi, e questo non mi va bene». Rispondendo ad una domanda su come si difenderà l'Italia rispetto alla possibilità che Bruxelles apra contro il Paese una procedura di infrazione per deficit eccessivo, Padoan ha sintetizzato che l'Italia «rispetterà lo sforzo di aggiustamento che le è richiesto», perché «non si cambiano le regole durante il gioco».

«Ministro finanze unico per zona euro»
«Serve un ministro delle Finanze unico della zona euro» ha affermato ancora il ministro dell'Economia, nell'intervista a Le Figaro. «In primo luogo, un ministro unico delle Finanze servirebbe a garantire la messa in atto di una politica di bilancio europea più equilibrata - ha detto Padoan - e dovrebbe anche gestire eventuali azioni di sostegno che implichino risorse comuni, come la gestione dei flussi migratori o del rafforzamento della sicurezza europea». Tanto più che «l'Europa deve dotarsi di risorse proprie» in quanto «è difficile immaginare che si continuino a spendere tante energie per arrivare ad accordi come quello con la Turchia sui migranti»

«Banche non sono a rischio, sistema molto forte»
Quanto alle banche italiane non sono «in alcun modo» a rischio, «escono da tre anni di profonda recessione, l'hanno sormontata rafforzando il loro capitale proprio e diminuendo progressivamente i loro crediti in sofferenza». Il governo ha «incitato le banche cooperative a trasformarsi in Spa e a consolidare i propri asset con i loro mezzi» ha ricordato Padoan, che ha fatto riferimento alla fusione tra Banco popolare e Bpm, spiegando che questa fusione «mostra con evidenza che il sistema bancario italiano è molto forte».

Output Gap, il parametro che divide Padoan e Ue
È l'output gap, il parametro utilizzato dall'Ue per le decisioni sul livello di flessibilità da concordare ai singoli Stati e per le eventuali manovre correttive da attuare, l'ultimo elemento di confronto fra il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, e Bruxelles. Indica la differenza fra quanto l'economia potrebbe crescere a livello potenziale e quanto invece cresce realmente ('output gap', appunto), senza tenere conto della crisi economica e di eventuali entrate o uscite eccezionali. Da tempo Italia ed Ue sono divise proprio su questo fronte: già nell'ottobre del 2014 il Governo aveva inviato un documento a Bruxelles in cui sottolineava che le stime del Pil potenziale italiano prodotte dall'Ue sono eccessivamente negative (da +1,4% pre-crisi a -0,2% post-crisi) e non evidenzierebbero a pieno lo scarto fra Pil reale e potenziale prodotto dalla crisi. Ma l'Ue ha già risposto alle riflessioni italiane che a fine 2014 da Bruxelles è stato chiarito che «la metodologia per calcolare l'output gap è stata concordata da tutti gli Stati membri».

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