L’ex ministro Federica Guidi conferma le «pressioni» subite dal compagno, Gianluca Gemelli. «Dal punto di vista giuridico sono parte lesa» ha detto dopo l’audizione come persona informata sui fatti davanti alla Procura della Repubblica di Potenza, nel filone d’indagine sul petrolio in Val d’Agri relativo al presunto «emendamento in favore di Total».
L’interrogatorio è durato tre ore con il procuratore capo Luigi Gay, l’aggiunto Francesco Basentini e il sostituto Laura Triassi, che seguono l’indagine coordinando gli agenti della squadra mobile. L’audizione è stata secretata alla pari di quella del ministro per i rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi, ascoltata martedì scorso a Roma.
Le dichiarazioni della Guidi, in sostanza, avrebbero confermato l’ipotesi accusatoria a carico del compagno, il quale avrebbe compiuto un sospetto traffico di influenze, il reato ipotizzato dalla Procura di Potenza. In sintesi, Gemelli avrebbe utilizzato il nome dell’allora ministro per indurre i vertici di Total a ritenere che «l’emendamento alla Legge di Stabilità 2015», che consentiva di snellire il progetto Tempa Rossa, fosse una sua operazione. Accusa che avrebbe trovato conferma nelle parole di ieri dell’ex ministro la quale, dunque, risulta essere una vittima. D’altronde, stando agli atti, il compagno, Gianluca Gemelli, avrebbe cercato di compiere la stessa operazione per un appalto di Erg: non riuscendo stavolta però nell’intento.
Intanto i magistrati stanno vagliando la posizione del ministro Graziano Delrio, il cui nome compare negli atti non solo per la vicenda relativa a un presunto dossieraggio contro di lui che sarebbe stato messo in opera dal burocrate Valter Pastena, ex dg al Mef e poi consigliere al Mise. Delrio, ieri, ha reso noto che in proposito presenterà denuncia in Procura. Ma il nome del ministro delle Infrastrutture emerge anche nel filone d’indagine dedicato al porto di Augusta. In pratica, Gemelli briga per una nomina all’autorità portuale di Augusta che gli consenta di ottenere un appalto per la sua società. Nei fatti a quella carica c’è ancora in sella il vecchio amministratore. In un’intercettazione si tira in ballo persino il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per quella nomina: a sproposito, però, visto è competente il ministero delle Infrastrutture. Per tutto questo i magistrati stanno vagliando l’ipotesi di ascoltare il ministro.
I fari investigativi, inoltre, sono puntati anche sugli stanziamenti per 5,4 miliardi di euro disposti dalla Legge Navale 2014 a firma del ministro della Difesa Roberta Pinotti e dell’allora ministro Guidi. L’11 dicembre 2014 Nicola Colicchi scrive un sms a Gemelli: «Gianluca per favore potresti chiedere a Federica (Guidi, ndr) se firma il documento legge navale?». Poche ore arriva un nuovo sms: «Legge navale firmata» dice Colicchi a Gemelli.
I messaggi continuano: «Ha chiamato Berutti (un ammiraglio dirigente allo Stato maggiore Marina, si veda anche l’articolo in basso, ndr) un paio d’ore dopo dicendo che «finalmente era riuscito a far votare il provvedimento». Secondo gli investigatori Colicchi sulla legge navale avrebbe avuto un interesse a far ottenere vantaggi anche per Finmeccanica, benché in questa informativa non si spiega come e perché la holding di piazza Montegrappa avrebbe avuto questo vantaggio secondo le intenzioni di Colicchi. Di certo gli investigatori mettono in relazione queste intercettazioni con un incontro cui parteciparono l’allora viceministro Claudio De Vincenti con l’ad di Eni Claudio De Scalzi. Un incontro in cui si parlava di un certo “piano Finmeccanica”.
Aggiornamento del 25 marzo 2019
“Il 5 dicembre 2016 la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione del procedimento, nei confronti degli indagati, in particolare
della posizione di Valter Pastena, richiesta accolta dal Gip in data 28 dicembre 2016”.