
Confermato lo stop della maggioranza dei Paesi Ue all’idea di imporre limiti ai titoli di Stato nei portafogli delle banche. Fiducia sull’approvazione da parte di Bruxelles del Def e della flessibilità in esso contenuta. Il ministro delle Finanze Pier carlo Padoan traccia un bilancio positivo della riunione informale dell’Ecofin - la riunione dei ministri economici della Ue - che si è tenuta oggi ad Amsterdam.
«Il negoziato con la Commissione europea che riguarda l'approvazione definitiva del nostro Def (Documento di economia e finanza, ndr) sta andando nella direzione giusta», ha spiegato Padoan alla fine della riunione informale del Consiglio Ecofin, oggi ad Amsterdam.
«Non ho nessuna ragione - ha aggiunto Padoan - per ritenere che la flessibilità richiesta non ci sia concessa; il dialogo con la Commissione, come al solito, va molto bene, e fra pochi giorni ci sarà la decisione finale da parte dei commissari sull'ammissibilità delle richieste italiane».
«Abbiamo dato le richieste di flessibilità e le nostre cifre per il 2016 e il 2017, stanno nel Def », aveva detto ancora il ministro poco prima. E aveva ribadito: «L'Italia assume che le sue richieste siano soddisfatte, e finora non abbiamo avuto segnali contrari».
Padoan: maggioranza paesi Ue contro tetto titoli di Stato
Il ministro ha spiegato inoltre che la posizione dell’Italia contraria alla proposta tedesca a un limite sui titoli del debito posseduti dalle banche è largamente condivisa. «La maggioranza dei Paesi si è dichiarata contraria» a porre limiti al debito sovrano detenuto dalle banche, ha detto Padoan al termine dell'Ecofin, aggiungendo che sono stati avanzati molti dubbi, anche da parte italiana, sul fatto che una simile iniziativa possa ridurre il rischio. Il timore, invece, è che «potrebbe addirittura aumentarli».
«Ridurre e condividere il rischio»
Per Padoan «ci sono due esigenze: ridurre e condividere il rischio» del sistema bancario. Molto «già è stato fatto sulla riduzione, dalla Brrd (bail in) ai coefficienti di capitale per le banche, e molto meno nella condivisione del rischio che sarebbe tenuta in conto da meccanismi come il sistema di garanzia dei depositi». Per quanto riguarda il «bail in», ovvero il coinvolgimento di tutti i detentori di titoli delle banche nelle crisi, previsto dalle nuove norme Ue sulle risoluzioni bancarie, «è appena entrato in vigore e bisogna valutarne l'impatto non solo sulle singole banche, ma anche quello sistemico sulla stabilità finanziaria» dell'Eurozona», perché si tratta di «misure pensate per aggiustare i bilanci delle singole banche, ma non ci si deve dimenticare che quando questo si rende necessario provoca conseguenze sistemiche».
«Ecofin riconosce che Patto stabilità sia complicato e rigido»
Il ministro ha spiegato inoltre che l'odierna riunione dei ministri dell’area euro ha avuto una «discussione informale» sullo stato del Patto di stabilità, e che «c'è in generale una condivisione che il Patto sia complicato, poco trasparente e flessibile e si adatta male all'economia che cambia». Il ministro ha spiegato che è stata discussa la lettera degli otto Paesi, tra cui l'Italia, sulla necessità di fare un «miglioramento marginale sulla modalità di calcolo della crescita potenziale» (il parametro in base al quale viene calcolato il deficit strutturale, ndr) che uniformerebbe il calcolo a livello internazionale.
Djisselbloem apre sull’output gap
Un punto a favore dell’Italia arriva anche sul delicato tema dell’output gap,
una formula matematica per calcolare la differenza tra la crescita potenziale e quella effettivamente realizzata. Un indicatore chiave che viene utilizzato per comprendere la porzione di deficit dovuta alla difficile congiuntura e quella invece strutturale. La posizione degli otto Paesi (tra cui l'Italia) sulla necessità di rivedere l'orizzonte temporale del calcolo dell'output gap è una «buona ragione», ha detto il presidente dell'Eurogruppo e dell'ecofin, Jeroen Dijsselbloem e l'Ecofin ha chiesto alla Commissione di verificare se è possibile passare da due a quattro anni, allineando il suo metodo di calcolo a quello dei Paesi promotori dell'iniziativa.
© Riproduzione riservata