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Salvataggi bancari, doppio binario per i rimborsi

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la ripresa difficile

Salvataggi bancari, doppio binario per i rimborsi

È dato in arrivo al Cdm di domani il nuovo decreto legge sulle banche (il terzo in sei mesi). Un decreto particolarmente atteso, salvo ripensamenti dell’ultima ora, non solo dal mondo bancario per le misure in materia fallimentare e in particolare quelle sulle procedure di insolvenza, ma soprattutto dai 10.559 obbligazionisti subordinati delle quattro banche poste dal Governo in procedura di risoluzione il 22 novembre scorso. Questi ultimi, infatti, aspettano di conoscere con esattezza quale sarà la procedura per accedere agli indennizzi.

Il solo dato certo è che lo spartiacque tra ristoro automatico e rimborso deciso da un arbitro è la data del 1° agosto 2013. Chi ha acquistato obbligazioni subordinate prima di quella data, ossia quando la Commissione europea ha introdotto il principio del burden sharing, seguito poi all’inizio del 2016 dal bail in, potrà ottenere automaticamente il suo indennizzo, che sarà comunque parametrato al reddito e all’entità dell’investimento effettuato. Per i clienti delle quattro banche fallite che invece hanno sottoscritto obbligazioni dopo il 1° agosto si seguirà la procedura dell’arbitrato. La cui gestione sarà affidata all’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone.

Il doppio binario per gli indennizzi consentirà all’Italia di non oltrepassare il confine posto da Bruxelles dell’aiuto di Stato e allo stesso tempo di allargare la platea degli obbligazionisti subordinati ammessi al rimborso automatico. Secondo gli ultimi dati questo spetterebbe ad almeno due terzi dei sottoscrittori. Tra il 2005 e il 2012 le quattro banche fallite (Banca Marche, Carichieti, Carife e Banca Etruria)hanno messo obbligazioni subordinate per 228 milioni contro i 329 milioni azzerati dalla procedura di risoluzione.

Sulle somme spettanti, comunque, si dovrà attendere il nuovo decreto con cui saranno fissati i criteri legati sia al reddito dell’investitore sia al valore dell’investimento, ferma restando un’attenzione maggiore ai risparmiatori più deboli, che hanno comprato obbligazioni subordinate in percentuali consistenti rispetto ai loro capitali.

Il provvedimento d’urgenza è destinato dunque ad ampliare la platea dei soggetti ammessi al ristoro e ad aumentare di conseguenza anche la dote di 100 milioni prevista dalla legge di stabilità. Le maggiori risorse che copriranno tutti o quasi i 329 milioni “bruciati” potranno essere garantite dalle possibili plusvalenze generate dalle vendite della quattro good bank che vedranno rafforzare la loro consistenza anche grazie ai crediti d’imposta generati dalle imposte anticipate differite (Dta) dei quattro istituti falliti e che con una norma ad hoc potranno essere ceduti all’organo ponte e non andare persi con la procedura di risoluzione del 22 novembre scorso.

Nel decreto potrebbero confluire poi anche due altri filoni: uno dedicato a misure per favorire il recupero delle esposizioni soprattutto da parte dei grandi creditori, con istituti innovativi come il pegno non possessorio, e un altro destinato ad accogliere lo stralcio di alcune norme della legge delega sulla procedura civile in una prospettiva di taglio dei tempi di durata delle controversie civili. In quest’ultima parte dovrebbe confluire, per esempio, la previsione di un rito accelerato per tutte le controversie, e sono la grande maggioranza, di competenza del giudice unico, e l’aumento delle materie attribuite al tribunale delle imprese.

Sono questi in ogni caso gli elementi tuttora più incerti visto che norme di contenuto analogo, in alcuni passaggi poi del tutto identiche, di sostegno ai creditori vennero inserite anche nel decreto di febbraio, per esserne poi stralciate durante il Consiglio dei ministri stesso.

Di certo, il punto più a rischio è quello delle misure sulla procedura civile, eterogenee rispetto al resto del provvedimento tutto centrato sul sistema del credito. Un filo conduttore potrebbero però essere individuato nella volontà di mettere in campo misure che non si preoccupino solo di tamponare l’emergenza rimborsi, ma anche di aggiungere qualche elemento di competitività al nostro processo civile. Dando seguito in questo modo alle dichiarazioni di un Renzi, più interessato ad affrontare alcuni nodi della giustizia civile, più che a impantanarsi in conflitti con la magistratura su temi come le intercettazioni.