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L’agenda economica

Irpef, jobs act, imprese, famiglie: ecco il «cantiere» del governo

Anticipo del taglio Irpef, con una limatura delle aliquote intermedie del 27% e del 38% da far scattare con un’operazione da 3 miliardi. O ridurre direttamente da 5 a 3 gli scaglioni. Riforma dei contratti - per promuovere il decentramento contrattuale - e proroga di un anno della decontribuzione per i neo-assunti, in modo generalizzato o con un occhio particolare al Sud. Finanza della crescita per dare sostegno alle imprese. Nuove semplificazioni per Pmi e autonomi con ipotesi flat tax per le società di persone.

Flessibilità in uscita per le pensioni e mini-riforma della previdenza integrativa. Ma anche fiscalità di vantaggio per le famiglie numerose con misure mirate per la natalità, riapertura dei termini della voluntary disclosure, riordino delle tax expenditures per irrobustire la “fase 3” della spending review. È in piena attività il cantiere degli interventi mirati per l’economia che il Governo ha aperto già da alcune settimane, sotto la regia del team di economisti guidati dal sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini e dello staff di esperti del ministero dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

I dossier in queste ore si moltiplicano. Molti hanno come punto d’approdo la legge di stabilità da varare ad ottobre. Altri marciano più rapidamente perché destinati a trasformarsi in misure da inserire in provvedimenti prossimi al decollo: è il caso del decreto sulla «finanza per la crescita 2.0» atteso per la fine di maggio (o l’inizio di giugno) e del primo provvedimento attuativo, in versione correttiva, del Jobs act che potrebbe essere varato la prossima settimana. Tutti i dossier, anche quelli che resteranno al palo, hanno un unico obiettivo: dare spinta alla ripresa e fertilizzare il terreno dell’occupazione.

Ma non mancano le incognite con i provvedimenti da adottare sul versante fiscale-contributivo. Sul tavolo ci sono tre opzioni. La prima riguarda un primo anticipo del taglio dell’Irpef, rispetto alla scadenza del 2018 già indicata dal Governo, che per la mancanza di risorse disponibili, potrebbe prendere il posto del taglio di tre punti dell’Ires previsto per il 2017 e già inglobato nei saldi di finanza pubblica (costo circa tre miliardi). Va detto che per mettere mano seriamente all’Irpef occorrono risorse almeno dieci volte superiori: passare da 5 a 2 aliquote costerebbe all’Erario tra i 38 e i 45 miliardi di euro. La seconda poggia sull’estensione del bonus degli 80 euro ai soli pensionati, o anche agli autonomi, rinunciando all’anticipo del taglio Irpef ma non (almeno in parte) all’intervento sull’Ires. Con la terza opzione verrebbero accantonate sia le misure sull’Ires che quelle sull’Irpef per dare il via a un intervento di riduzione sul costo del lavoro a vantaggio di imprese e lavoratori: tagli di 4 o 6 punti dei contributi previdenziali (metà per il datore e l’altra in favore del dipendente).

La scelta finale sarà fatta, con tutta probabilità, solo a settembre quando il quadro di finanza pubblica sarà più chiaro anche sulla base dell’esito del confronto tra il Governo e Bruxelles sulla flessibilità utilizzabile. Anche perché nella stesura della prossima manovra il Governo dovrà fare i conti con le clausole di salvaguardia fiscali (Iva e accise) per oltre 15 miliardi che sulla base dell’ultimo Def saranno sicuramente sterilizzate. E considerando che proprio il Def assicura una flessibilità di circa 12 miliardi (rapporto deficit Pil per il 2017 all’1,8% anziché all’1,1%) ai quali si dovrebbero aggiungere almeno altri 8-9 miliardi dalla nuova fase di spending review, dal riordino delle tax expenditures e dagli interventi di contrasto all’evasione.

Sul fronte lavoro, il governo con un provvedimento ad hoc vuole promuovere il decentramento contrattuale nella convinzione di poter dare un impulso alla crescita della produttività. Secondo le ipotesi allo studio i contratti aziendali potranno prevalere su quelli nazionali in materie legate all’organizzazione del lavoro e della produzione. I contratti aziendali potranno derogare dal Ccnl oltrechè sui temi legati all’organizzazione del lavoro, anche una quota di salario. A settembre nella legge di stabilità potrebbe essere confermata la decontribuzione per le assunzioni anche nel 2017, ma per la durata di un solo anno. Si sta ragionando se confermare uno sconto generalizzato, o solo limitato al Sud o per alcune categorie (le donne).

Tra gli elementi già acquisiti per la prossima manovra, oltre al piano pensioni, c’è il pacchetto famiglia da far scattare in parte con il nuovo testo unico all’esame del Parlamento e per un’altra fetta con la “stabilità”. Tra le opzioni sul tavolo c’è il riordino delle attuali detrazioni per i famigliari a carico e più in generale degli assegni familiari con l’obiettivo di premiare maggiormente i nuclei con più figli. Tra le altre ipotesi anche quella di prevedere agevolazioni ad hoc per i nuclei formati da uno, o una, single con più figli.

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