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Caso Regeni, vertice al Cairo: da magistrati egiziani documenti a…

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l’omicidio del ricercatore italiano

Caso Regeni, vertice al Cairo: da magistrati egiziani documenti a investigatori italiani

Si è svolto questo pomeriggio al Cairo «alla presenza del presente procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman» il vertice tra investigatori italiani ed egiziani sull'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio nel centro della metropoli araba e trovato senza vita, con evidenti segni di torture, il 3 febbraio scorso lungo una strada di periferia. Atti dell'indagine condotta dalla Procura generale del Cairo sulla morte di Giulio Regeni sono stati consegnati alla delegazione di investigatori italiani nel corso dell'incontro. Si tratta, secondo quanto trapela in ambienti di piazzale Clodio, di documenti la cui consegna era stata sollecitata con rogatoria dai pm romani all'indomani del fallito vertice tenutosi ad aprile.

Dallo sviluppo della collaborazione fra le procure, che l'Italia giudica insufficiente da parte egiziana, dipende il futuro dei rapporti fra Italia ed Egitto, entrati in crisi col richiamo a Roma per consultazioni dell'ambasciatore Maurizio Massari. L'invito a funzionari del Ros e dello Sco (che rientreranno in Italia già lunedì) per fare un punto sulle indagini era arrivato nei giorni scorsi dal procuratore generale egiziano, Ahmed Nabil Sadeq.

Da magistrati egizianio documenti a investigatori italiani
Negli ambienti di piazzale Clodio c’è il massimo riserbo sulla tipologia della documentazione in questione e sulla natura dello scambio di informazioni intercorso. La delegazione italiana, composta da funzionari del Ros e dello Sco, ha incontrato tre magistrati della Cooperazione giudiziaria della Procura Generale del Cairo. Gli investigatori italiani rientreranno a Roma domani e martedì riferiranno, dopo aver consegnato gli atti, al procuratore Giuseppe Pignatone ed al sostituto Sergio Colaiocco. Una valutazione della documentazione, che è in arabo, da parte dei magistrati non potrà però avvenire prima della loro traduzione.

Il fallimento del primo vertice
Il primo vertice tra inquirenti italiani ed egiziani tenutosi al Cairo il 7 e 8 aprile si rivelò un sostanziale fallimento, per via della mancata consegna dei tabulati telefonici di una decina di utenze riconducibili ad altrettanti cittadini egiziani, nonché del «traffico di celle». Di qui la decisione del governo italiano di richiamare l’ambasciatore Maurizio Massari. Una nuova rogatoria internazionale era stata inviata il 14 aprile dalla procura di Roma, per chiedere all'Egitto la consegna di atti relativi all'inchiesta sulla morte di Regeni.

Per consulente famiglia Regeni 15 giorni di carcere
L'attenzione è stata attratta ieri da un episodio giudiziario in parte connesso con la tortura a morte del giovane ricercatore friulano: la tensione sviluppatasi in un'aula di tribunale dove è stata prolungata di altri 15 giorni la custodia cautelare in carcere imposta ad Ahmed Abdallah, il consulente della famiglia Regeni nella capitale egiziana. L'attivista è entrato in aula mostrando un pezzetto di carta su cui era scritto in arabo “Verità per Regeni” e quando altri attivisti hanno cercato di fotografarlo, c'è stato un parapiglia tra uscieri e avvocati. La polizia ha requisito brevemente telefoni per cancellare le immagini. L'aula, in cui c'erano anche diplomatici europei e diversi giornalisti, è stata fatta sgomberare.

Abdallah, presidente di una ong che sta aiutando i legali della famiglia Regeni nel tentativo di raccogliere elementi utili sull'atroce fine di Giulio, era stato arrestato il 25 aprile con una decina di accuse di attività sovversiva tra cui quella di aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate sulla cessione di due isole del Mar Rosso all'Arabia Saudita. La custodia cautelare in carcere di Abdallah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr), era già stata prolungata dagli iniziali 4 a 15 giorni il 27 aprile e il suo avvocato non è riuscito a farla revocare, ottenendo invece un prolungamento, almeno secondo quanto hanno riferito fonti al Cairo.

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