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l’agenda dell’esecutivo

Dal bonus bebè al taglio Irpef, il pacchetto di misure per la famiglia allo studio del governo

La ministra della Salute Beatrice Lorenzin (Ap)
La ministra della Salute Beatrice Lorenzin (Ap)

La proposta di allargare il bonus bebè, raddoppiandolo dagli attuali 80 a 160 euro al mese per i primi figli e da 160 a 320 per i secondogeniti, è solo una delle ipotesi allo studio dell'esecutivo. Palazzo Chigi ha messo ieri un freno alla proposta avanzata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin,

spiegando che quello a cui si punta è un rafforzamento complessivo del sistema di welfare italiano, che potrà essere attuato attraverso vari strumenti, al momento ancora allo studio. La legge di stabilità è ancora lontana, ma all'interno del governo cominciano già a prendere forma i temi sul tappeto e tra i ministri e le varie anime politiche che compongono l'esecutivo c'è già chi gioca d'anticipo. Ncd, rappresentata da Angelino Alfano, Enrico Costa e Beatrice Lorenzin, di fronte al rischio del «crac demografico», punta dunque tutto sulla famiglia, sponsorizzando interventi a favore della natalità che trovano terreno fertile proprio nella proposta di potenziamento del bonus mamme e delle detrazioni per i figli a carico. Ma un'operazione simile farebbe moltiplicare gli attuali stanziamenti previsti per il bonus (500 milioni l'anno fino al 2017) e va quindi valutata, spiegano dal governo, con uno sguardo complessivo sul welfare.

Il riordino delle detrazioni per i figli a carico
Tra le opzioni sul tavolo c'è anche il riordino delle attuali detrazioni per i famigliari a carico e più in generale degli assegni familiari con l'obiettivo di premiare maggiormente i nuclei con più figli. Tra le altre ipotesi anche quella di prevedere agevolazioni ad hoc per i nuclei formati da uno, o una, single con più figli.

Come potrebbe cambiare il bonus bebè
Il bonus bebé fino al 2017 è riconosciuto ai nuclei familiari che hanno un Isee inferiore a 25mila euro all'anno e a quelli che lo hanno più basso di 7mila. I primi hanno diritto a un assegno di 80 euro al mese (960 all'anno) per ogni figlio, i secondi a 160 euro (1.920 all'anno).L'ipotesi allo studio dei tecnici del ministero della Sanità vedrebbe l'aumento della quota mensile per il primo figlio a 160 euro e a 320 a seconda della soglia di Isee.

La leva del taglio Irpef
Quale che sia il pacchetto di misure approvate, l'intento di intervenire in qualche modo a favore delle famiglie è stato più volte esplicitato direttamente anche da Matteo Renzi. Finora gli occhi sono stati tutti puntati ad un eventuale anticipo del taglio dell'Irpef, previsto ufficialmente per il 2018. Qualsiasi decisione politica dovrà comunque fare i conti con le risorse a disposizione, visto che per il 2017 è stato già per legge definito il taglio dell'Ires da 3 miliardi. Ridurre anche l'Irpef in modo significativo, in modo cioè da incidere realmente sulle tasche dei lavoratori, significherebbe far lievitare molto i costi, a meno che il governo non decidesse di optare per un'inversione delle priorità, lasciando in stand by la tassa sulle imprese per un altro anno e privilegiando da subito le famiglie con una riorganizzazione delle aliquote dell'imposta sui redditi personali. Basti pensare che il taglio di un solo punto delle fasce intermedie al 27 e al 38% costerebbe altri 3 miliardi. Mentre passare da 5 a 2 aliquote costerebbe all'Erario tra i 38 e i 45 miliardi di euro.

Le ipotesi allo studio sull’ Irpef
Sulle varie ipotesi di riduzione di aliquote e scaglioni il premier non ha finora scoperto le carte: «Non dirò come intervverremo, finché non avrò i numeri chiari. Stiamo facendo degli studi» ha dichiarato Matteo Renzi venerdì scorso a Porta a Porta. Il taglio di scaglioni Irpef o i ritocchi alle aliquote intermedie restano comunque in ballottaggio con l'estensione della “no tax area” ai pensionati o ancora l'estensione degli 80 euro, anche in versione maggiorata per i pensionati al minimo. O ancora con il taglio di 4-6 punti dei contributi previdenziali in chiave riduzione costo del lavoro da ripartire equamente tra datore di lavoratore e lavoratori. Sotto stretta osservazione anche il taglio delle tax expenditures che potrebbe però andare in direzione opposta a una riduzione del carico fiscale sui contribuenti.

Il 24 maggio incontro Governo-sindacati sulle pensioni
Nella lista delle misure considerate ormai prioritarie rientra peraltro anche la flessibilità delle pensioni. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, incontrerà i sindacati il prossimo 24 maggio sui temi del lavoro e della previdenza. Lo riferiscono fonti sindacali. All'incontro, che si terrà nella sede del Ministero del Lavoro, dovrebbe partecipare anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che si occupa della materia, Tommaso Nannicini.

Pensioni anticipate, con Ape taglio dell'1-3 per cento
A ufficializzare la forbice per la riduzione dei trattamenti previdenziali con il decollo dell'Ape (Anticipo pensionistico) che renderà più flessibili le uscite verso la pensione degli “over 63” è stato Matteo Renzi in persona. Il premier, a “Porta a porta”, ha confermato di fatto che la riduzione della pensione sarà variabile sulla base del numero di anni dell'anticipo e dell'entità dell'assegno percepibile al momento del raggiungimento della soglia di vecchiaia. Il taglio sarà tra l'1 e il 3% l'anno. Con la possibilità di arrivare eventualmente a quota 4% per gli assegni più elevati. Renzi ha spiegato che l'intervento sulle pensioni sarà «nella legge di stabilità» per il 2017, ma non ha escluso del tutto la possibilità di farlo scattare già quest'anno («se riusciamo anche prima, ma stiamo studiando i numeri»). L'idea del prestito pensionistico per consentire l'“Ape” (Anticipo pensionistico) lascerebbe gran parte del costo a carico di banche e assicurazioni, ma il governo dovrebbe comunque fornire una garanzia non indifferente.

Verso il rinnovo del bonus cultura
Renzi è inoltre intenzionato a riproporre anche nella prossima legge di stabilità il bonus cultura per i 18enni (ossia la “card” da 500 euro annui
da spendere in musei, cinema e teatri) costato quest'anno circa 500 milioni di euro ed esteso ai giovani extracomunitari con il decreto scuola approvato recentemente dal Senato. Risorse che andranno centellinate visto che su tutto grava il disinnesco delle clausole di salvaguardia su Iva e accise, un fardello da oltre 15 miliardi che il governo si è impegnato più volte ad eliminare.

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