Tramonta, causa polemiche l'ipotesi di abbandonare l’“Election day” e votare nell’arco di due giorni a partire dalle prossime amministrative. Ipotesi avanzata dal ministro dell’Interno e su cui si attendeva il varo di un decreto ad hoc da parte del governo. «Avevo proposto l’estensione del voto sia al lunedì di questo turno amministrativo che a quello della consultazione referendaria, e ovviamente per tutte le elezioni a seguire, per andare incontro - ha spiegato Alfano nel corso del Consiglio dei ministri di oggi - a una istanza che mi veniva rappresentata da più parti e cioè di ampliare la partecipazione al voto e ridurre i rischi di astensione dalle urne». Poi la decisione di abbandonare l’idea e lasciare le cose come stanno «di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa»
Sbagliato polemizzare sui costi: «A giugno solo 5 mln in più»
Ad amareggiare Alfano, le troppe polemiche che hanno investito il Viminale, e in particolare sui costi di una eventuale estensione della “finestra di voto”: «è bene precisare che la spesa in più non sarebbe stata di centoventi milioni di euro, ma l'incremento sarebbe stato di circa cinque milioni di euro per le amministrative e di circa diciotto per il referendum».
Marcucci: «Il governo ha fatto la scelta migliore»
Il governo ha scelto la «soluzione migliore», commenta soddisfatto il senatore dem Andrea Marcucci, primo firmatario di un disegno di legge proprio sul voto in una sola giorno poi assorbito dalll'esecutivo Letta nella legge di Stabilità. «Continuare a votare in una sola giornata - prosegue Marcucci - conferma che non esiste un' anomalia italiana in Europa. Si chiude cosi' un'altra piccola e pretestuosa polemica». «Chi pensava ad una decisione per alzare la partecipazione al referendum - conclude il presidente della commissione Cultura di palazzo Madama - si metta l'animo in pace perchè ci impegneremo fino in fondo per la vittoria del Si».
L’attacco di Letta via tweet: «Tutti votano in un giorno solo»
A guidare l’alzata di scudi contro l'estensione del voto al lunedì è stato l'ex premier Enrico Letta, cui si deve, nel 2014, l’introduzione dell'“Election day”, la giornata unica per le tornate elettorali, che alla vigilia del Cdm twittava indignato: «Tornare indietro? Voto in due giorni? Costa 120 ml e tutti votano in un giorno solo. Si eviti questo ulteriore sfregio». Ma le proteste più vivaci arrivano dall’opposizione, che vede nell’allargamento della “finestra di voto” un colpo basso dell'esecutivo pur essendo d’accordo, come nel caso di Forza Italia, con la proposta Alfano.
Elezioni nei Comuni il 5 giugno. Ipotesi voto anche lunedì
Brunetta: «Renzi pensa solo a portare acqua al suo mulino»
Su Facebook, il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta da un lato giudica positivamente l’idea di tornare ai due giorni di voto, come in passato. Dall'altro attacca il premier Matteo Renzi per questa «incredibile retromarcia» giudicata «del tutto strumentale», e pensata «non per favorire la democrazia o la partecipazione, ma con il solo scopo di portare acqua al suo mulino». Insomma, secondo Brunetta «il premier ha paura, e crede che votando in due giorni, con una probabile diminuzione dell’astensionismo, il ’sì’ possa essere favorito. Si sbaglia di grosso».
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