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Pannella, il creatore di un metodo per «bucare»…

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l’addio a pannella

Pannella, il creatore di un metodo per «bucare» l’indifferenza

Non è semplice valutare la presenza nella storia politica italiana di Pannella. I suoi meriti come combattente per i diritti civili, il suo coraggio nell’andare controcorrente, la sua capacità di bucare l’indifferenza dell’opinione pubblica gli sono riconosciuti da tutti.

Altrettanto diffuse sono le riserve o le critiche verso i suoi estremismi, che pure non si possono dimenticare. Quello su cui forse varrebbe la pena di riflettere sono due cose: la sua capacità di allevare classe politica e la sua invenzione di un metodo di intervento che, sia pure ridimensionato, ha fatto scuola.

In un Paese come il nostro dove si tende a formare le classi dirigenti più per filiere che per sfide, Pannella ha sempre avuto fiuto nell’attrarre nelle sue imprese le personalità più diverse. Forse perché veniva dall’ultima grande stagione della politica universitaria, forse per il magnetismo naturale che ispirano i personaggi carismatici cui indubbiamente appartenne, è cospicuo il numero di giovani che hanno esordito come “radicali” e che poi sono finiti nelle carriere più diverse, non solo politiche, ma anche accademiche e giornalistiche. Tutti dicono che era un padre che tendeva a mangiarsi i suoi figli non appena li aveva svezzati o comunque poco dopo, ma resta il fatto che i suoi figli sono riusciti ad allontanarsi da lui e ad avere storie autonome.

Il carisma dipendeva dal fatto che in lui dominava la persona, al limite del personaggio, ma mai il ruolo ricoperto. Poteva essere rappresentante del popolo alla Camera o cittadino privato, capo di un partito col vento relativamente in poppa o esponente di una forza che ormai non raccoglieva più i favori del pubblico in misura adeguata, ma lui rimaneva al centro della scena. Lo ascoltavano comunque, erano comunque costretti a lasciargli un poco di spazio (naturalmente lui si lamentava sempre che non era vero, lo imbavagliavano, ma faceva parte della rappresentazione).

Da questo punto di vista Pannella è stato una rarità, perché in politica non si resiste a lungo se non si ha un ruolo nel sistema, governo o opposizione poco importa. Non è stato l’unico a godere di questo privilegio, ma certo la compagnia non è affollata.

Qui entra in gioco la sua invenzione di un metodo politico che oggi è diventato comune, per quanto molte copie siano maldestre e malriuscite: introdurre la politica come rappresentazione simbolica in cui l’attore è il contenuto. Certe intuizioni potrebbero sembrare la ripresa di cose già sperimentate: la radio come strumento di penetrazione non l’ha certo inventata lui, ma lui ne ha fatto uno strumento di presenza che nessun altro gruppo politico è riuscito ad utilizzare in quel modo. Lo ha fatto anche perché ha capito che bisognava unire la diffusione delle sue idee con quella del maggior numero possibile di idee: la radio come servizio pubblico in polemica con quella “di stato”, il che dava forza anche al suo messaggio.

È stata però la capacità di offrire se stesso come icona e incarnazione delle battaglie ciò che gli ha fatto fare il salto di qualità. L’uomo che appare imbavagliato, coi cartelli al collo, che disobbedisce pubblicamente alla legge per essere colpito, che va nelle carceri il giorno di Natale, fino all’uso del digiuno, prima della fame poi anche della sete, come strumento quasi di espiazione su se stesso dei risultati che si invocavano ma che non si riuscivano a raggiungere: ecco la strategia che impone la centralità di una visione politica senza disporre infine né di un vero partito (giocato da funambolo: transnazionale, transpartito, e via dicendo), né di una sponda istituzionale da cui far valere le sue prospettive.

Copiato sempre, eguagliato mai, si potrebbe dire facendo il verso ad una famosa pubblicità. Il fatto è che i leader carismatici questo hanno come caratteristica.

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