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Monsanto, il suo fiore all’occhiello è il Roundup…

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il discusso pesticida

Monsanto, il suo fiore all’occhiello è il Roundup (glifosato) sotto i riflettori della Ue

Non solo sementi Ogm, ma anche il diserbante più diffuso nelle coltivazioni agricole di tutto il mondo. Monsanto Company, la multinazionale di St. Louis super corteggiata da Bayer, è il produttore di Roundup (glifosato), l’erbicida al centro di una disputa a livello scientifico in quanto sostanza «probabilmente» cancerogena o meno. In questi giorni il glifosato è sotto i riflettori dell’Ue, chiamata entro il 30 giugno a prendere una decisione scottante: stabilire se rinnovare la licenza a Monsanto per l’uso nei terreni europei del suo fiore all’occhiello.

È di qualche giorno fa il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha definito «improbabili», gli effetti cancerogeni derivanti dall’assunzione del glifosato attraverso la dieta». «La grande maggioranza delle prove scientifiche - dichiarano l'Oms e la Fao - indica che la somministrazione di glifosato e di prodotti derivati a dosi fino a 2.000 milligrammi per chilo di peso per via orale, la più rilevante per l'esposizione con la dieta, non è associata a effetti genotossici nella stragrande maggioranza degli studi condotti su mammiferi».

La marcia indietro dell’Oms
Il recente parere degli esperti sui residui di pesticidi nei cibi e nell'ambiente, rappresenta però un vero e proprio dietrofront rispetto all’allarme lanciato, lo scorso anno, dallo stesso Oms.

Nel marzo 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che ha sede a Lione e lavora per l'Oms, aveva infatti classificato il diserbante glifosato come «probabilmente cancerogeno per l'uomo», cambiandone la classificazione da 2b a 2a.

Pochi mesi dopo, a novembre 2015, un altro parere scientifico, questa volta di segno opposto: l’Agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa) della Ue, con sede a Parma, ha invece “assolto” il glifosato, aggiornandone i livelli di tossicità. «È improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità», rileva il rapporto dell’Efs e degli stati membri Ue, concludendo che «è improbabile» che sia genotossico, ovvero che l'esposizione al suo principio attivo possa produrre danni al Dna dei mammiferi.

Il parere dell'Efsa è stato a sua volta messo in discussione da 96 scienziati (fra cui molti italiani) che hanno inviato una lettera durissima alla Commissione europea: gli esperti considerano «la decisione dello Iarc molto più
credibile», e sollecitano la Commissione «a ignorare le conclusioni errate dell'Efsa».

La Ue in stallo sul rinnovo della licenza a Monsanto
Intanto, in questi giorni l'Unione europea è in stallo. Bruxelles è infatti chiamata a decidere entro il 30 giugno se rinnovare o meno la licenza a Monsanto per l’uso del Roundup nei terreni agricoli europei. Ma il tanto atteso voto dei 28 Paesi Ue sulla proposta della Commissione Ue di rinnovo dell'autorizzazione all'uso della discussa sostanza, ancora non c'è stato.

A nulla è valso ridurre il periodo del permesso a nove anni, invece dei quindici inizialmente previsti, oppure ricordare che gli Stati membri possono adottare restrizioni per l'uso finale dei prodotti a base di glifosato, come richiesto dall'Europarlamento. Al momento di tirare le fila, si è visto che i voti necessari a decidere semplicemente non c'erano: gli unici Paesi contrari in caso di voto sarebbero stati Italia e Francia, mentre Germania, Svezia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Austria e Grecia avrebbero optato per l'astensione.

A tifare contro il rinnovo dell'autorizzazione tanti ambientalisti, fra cui le Associazioni della coalizione italiana #StopGlifosato - come Greenpeace, Wwf e Legambiente - e oltre 1,4 milioni di cittadini europei che hanno firmato la petizione di Avaaz. A giocare in loro favore è il fattore tempo, dato che il permesso attuale di impiego del glifosato nell'Unione scade il 30 giugno.

Una soluzione “tampone” che potrebbe raccogliere consensi, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche riportate dall’Ansa, sarebbe ora quella di «una nuova proposta dell'esecutivo Ue, che estenda l'autorizzazione fino alla valutazione dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), attesa nel 2017». Toccherebbe così all'Echa dare un nuovo giudizio, questa volta quello risolutivo.

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