Italia

Cuneo fiscale, così il governo punta al taglio strutturale

  • Abbonati
  • Accedi
LO SCenario

Cuneo fiscale, così il governo punta al taglio strutturale

Il premier Matteo Renzi (Ansa)
Il premier Matteo Renzi (Ansa)

Una riduzione stabile del cuneo fiscale per tutti, aziende e lavoratori. Insieme a un intervento sulle pensioni minime «che sono troppo basse» e di ripristino della flessibilità nei pensionamenti con l’Ape, l’anticipo per la pensione. Sul costo del lavoro il premier Matteo Renzi ha sciolto gli indugi e, partecipando ieri al forum su Repubblica Tv, alla domanda se il governo intenda prorogare la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato, ha risposto: «No, vogliamo rendere stabile la riduzione del cuneo fiscale. Stiamo cercando di ridurre il costo del lavoro per tutti».

Il governo, dunque, punta a ridurre la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzione netta che spetta al lavoratore, su cui gravano imposte, contributi previdenziali e assicurativi. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo è alternativo alla proroga della decontribuzione per le nuove assunzioni stabili introdotta nel 2015 con un meccanismo di decalage, la decisione finale è legata alle compatibilità economiche, considerando che ogni punto di cuneo fiscale tagliato per tutti vale 2,5 miliardi. Allo studio c’è anche un intervento più soft, oggetto sempre delle proiezioni dei tecnici del governo, che consiste nel limitare il taglio del cuneo ai soli neoassunti (ogni punto vale circa 250 milioni). Tra le due ipotesi, Renzi è orientato su un intervento di maggior portata, a beneficio sia delle imprese che dei lavoratori.

La decisione con la prossima legge di Stabilità

Renzi è intervenuto a tutto campo a RepTv, poche ore dopo la conclusione del primo tavolo di confronto con il sindacato avvenuto al ministero del Lavoro alla presenza - in rappresentanza del governo - del ministro Giuliano Poletti e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che ha avuto come oggetto proprio le pensioni e il lavoro: «C’è la necessità di intervenire per il ceto medio, gli autonomi e le famiglie», ha aggiunto il premier, elencando tra le misure allo studio «la riduzione del cuneo contributivo per dare un po’ più di soldi ai lavoratori, la riduzione degli scaglioni Irpef. Stiamo lavorando su tutto molto concretamente e molto silenziosamente. Ci siamo dati il tempo della legge di Stabilità». Il taglio del cuneo contributivo si sta valutando in alternativa alla riduzione delle aliquote Irpef, spiegano i tecnici di Palazzo Chigi, poiché alla luce dei vincoli di bilancio nella legge di stabilità sembra assai difficile possa esservi spazio per entrambi le misure.

Esclude che questi interventi possano produrre un rinvio del taglio dell’Ires (in vigore dal 2017) il viceministro dell’Economia, Enrico Morando: «Il taglio dell’Ires è legge dello Stato - spiega - ed è scontato nei saldi di finanza pubblica, a legislazione vigente, con 3 miliardi di euro di copertura. Non immagino che cambieremo la legge, decidere di non farlo più mi sembra un po’ impegnativo». Morando conferma che il governo sta studiando ipotesi tra loro alternative o anche complementari: «Quello che abbiamo in mente, e che il Fondo Monetario ci ha ulteriormente raccomandato, è da un lato favorire la contrattazione di secondo livello e dall’altro agire sul cuneo fiscale in riduzione». Il viceministro entra nel merito delle ipotesi allo studio: «Per ridurre il cuneo fiscale - spiega - si può intervenire direttamente, con Irpef, aliquote, scaglioni e detrazioni, oppure indirettamente attraverso la riduzione dei contributi con conseguente fiscalizzazione della quota ridotta per evitare che l’intervento si traduca in una riduzione delle prestazioni».

Allo studio l’intervento sulle pensioni minime

Altro capitolo della riflessione a tutto campo del presidente del Consiglio sono le pensioni. Renzi intende rassicurare gli italiani: «Nessuno deve temere per le propria pensione, quindi tranquillità per tutti». Anzi, secondo il premier «le pensioni minime sono troppo basse. Stiamo valutando interventi». E rilancia la proposta dell’Anticipo pensionistico, meglio nota come Ape: «La scommessa è sapere se, nell’ambito delle regole europee e della legge Fornero, possiamo dare l’anticipo pensionistico a quelle persone che, per effetto dello scalone Fornero, vanno in pensione 7, 8, 10 anni dopo. Ci riusciamo? Ne stiamo discutendo. Ci siamo dati come tempo la preparazione della legge di Stabilità, quindi i prossimi 3-4 mesi».

Alla vigilia dell’assemblea di Confindustria, ieri Renzi ha fatto sapere di aver «sentito il presidente Vincenzo Boccia per fargli gli auguri e in bocca al lupo».

Quanto ai sindacati, il presidente del Consiglio ribadisce la linea sin qui seguita dall’esecutivo: «Non pensiamo che la concertazione sia una coperta di Linus della quale è impossibile fare a meno - sostiene -. Se c’è, siamo contenti: se possiamo coinvolgere e dialogare con le categorie, noi siamo qui. Non siamo ideologici. Siamo pronti a fare gli accordi. Poi ci sono alcuni sindacati che hanno scelto di non lavorare con noi». Il riferimento diretto è alla Fiom: «Su Fiat Chrysler la Fiom era contro e secondo me ha sbagliato Landini».

Renzi, infine, rivendica l’operazione Jobs Act, considerandola come «la più grande operazione di lotta al precariato mai fatta da un governo», per concludere che «non c’è stata una operazione più di sinistra fatta in Italia da ultimi 30 anni».

© Riproduzione riservata