Le dimissioni dei due consiglieri - riferiscono voci interne ai Sacri Palazzi - non sono arrivate inattese. Era da tempo, infatti, che il board laico dello Ior era in qualche modo sotto pressione. Dal luglio 2014, quando si era insediato il presidente Jean Baptiste de Franssu, il quadro di riferimento è molto cambiato.
Allora fu disegnata una architettura delle finanze vaticane che prevedeva un ruolo dello Ior, o di sue successive “derivazioni”, molto attivo e presente sui mercati finanziari. Questa impostazione, tuttavia, non si è poi realizzata, soprattutto perché non corrispondeva alla volontà del Papa, che pur avendo voluto la nascita della Segreteria per l’Economia, e messo il cardinale George Pell alla guida, aveva messo dei freni alla tendenza di trasformare più o meno direttamente lo Ior in una investment bank. Giusto un anno fa era uscita la notizia che Francesco aveva personalmente bocciato la nascita di una Sicav a Lussemburgo per gestiore gli investimenti sui mercati finanziari, progetto approvato dal board ma poi bloccato dalla commissione cardinalizia dell'Istituto, presieduta dal cardinale spagnola Santos Abril y Castello' e di cui fa parte il cardinale Pietro Parolin.
Il Papa voleva che lo Ior - che era stato al centro di scontri di potere durante la fase terminale del precedente pontificato - tornasse alla sua funzione originale di istituto che assiste le “opere di religione”, quindi amministrazione (sana e prudente) delle risorse della Chiesa, delle congregazioni religiose e delle opere missionarie. Insomma un ente di vero servizio, e non altro.
Tra queste due impostazioni si è progressivamente creato un divario, che le dimissioni dei due consiglieri, considerati molto vicini alla presidenza, oggi certificano. Il Papa alla direzione generale dello Ior ha voluto Gian Franco Mammì, uno storico funzionario interno che rappresenta la linea del “servizio”: anche la modalità della sua nomina nel novembre scorso dopo un periodo di vice direzione, coincisa con una visita di Francesco al Torrione Niccolò V, fu interpretata come la rappresentazione plastica di questa impostazione.
Padre Lombardi ha parlato di tempi lunghi per la loro sostituzione dei due consiglieri, entrambi con un curriculum di altissimo profilo in campo finanziario e bancario: forse questa indicazione nasconde tra le righe la previsione che entro qualche mese possa cambiare l’intero board della banca, che continuerà ad avere una governance duale alla “tedesca” - commissione cardinalizia al piano superiore in rappresentanza dell'azionista e cda laico in quello inferiore, più operativo - fatto questo che qualche tempo fa era stata messa in discussione. Vedremo quali decisioni assumerà Bergoglio nei prossimi mesi, e che forse andranno in parallelo ad altre, sempre nelle finanze vaticane. Al momento, in ogni caso, non ci sono italiani dentro il board, e anche questo è un fatto nuovo: è la prima volta da quando lo Ior e' nato, nel 1942.
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