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Comunali a Roma, Giachetti: rinegoziare debito. Raggi: meschino…

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IL confronto su sky

Comunali a Roma, Giachetti: rinegoziare debito. Raggi: meschino promettere meno tasse

Debito monstre della città e abbassamento delle tasse. Questione “buche” in strada eterna ormai quasi quanto la Capitale. E ancora Olimpiadi, presìdi per la sicurezza nelle zone a rischio e cifre in chiaro sulle spese di campagna elettorale. Tra botta e risposta alternati i candidati al Campidoglio si misurano al confronto davanti alle telecamere di Sky Tg 24. «Vogliamo rinegoziare il debito per riportare i tassi d’interesse enormi a quelli attuali» è l’impegno preso da Roberto Giachetti.

Lo scopo, quello di «alleggerire la quota da pagare per i romani fino al 2040. Spero destinare in parte le risorse che recupereremo per abbassare l’Irpef e aumentare i servizi sociali, almeno 200 milioni l’anno derivante dalla rinegoziazione».

Stefano Fassina di Si-Sel rivendica di aver posto «noi per primi 6 mesi fa il problema del debito, ora vedo che è un punto programmatico comune.

Il mutuo del 2011 con Cassa depositi e prestiti (Cdp) è al 5%, 250 milioni ogni anno finiscono direttamente a loro. Ma la Bce ora presta a zero, dobbiamo rinegoziare quel mutuo. Con queste risorse si può fare un intervento sull’Irpef delle famiglie numerose e a basso reddito e stabilizzare le precarie della scuola d'infanzia».

Alfio Marchini propone invece «un’emissione ad hoc di Btp dello Stato» sottolineando che «dodici miliardi di debito sono attualizzati fino al 2040».

Per Virginia Raggi di M5S «il debito commissariale è intorno a 13 miliardi, 1,5 miliardi quello della gestione ordinaria. Sulla gestione straordinaria serve un audit che nessuno ha mai fatto.

Il 44% dei debiti non sono noti e 74% dei crediti non sono noti, non sappiamo a chi i romani pagano 200 milioni l’anno. Non prometto di abbassare le tasse, sarebbe meschino in campagna elettorale. È un obiettivo”.

Infine Giorgia Meloni. «Mi interessa il tema dei contratti derivati, sistemi finanziari discutibili, in molti casi troppo favorevoli alle banche».

«Bisogna rinegoziare il debito - dice la candidata -, fondamentale per abbassare le tasse in modo orizzontale, alcune si possono rimodulare».

Primo round dedicato alle buche

Il primo round del confronto dei candidati a Roma su Skytg24 si gioca invece sulla vicenda buche nell'asfalto romano. «Il Comune spende per la viabilità il 3 per cento bilancio, io vorrei darmi l’obiettivo di trovare 500 milioni di euro per mettere in sicurezza i 65 km di strade ad alta percorrenza», annuncia Meloni.

Giachetti indica in «50 milioni la cifra destinata con la precedente giunta alle buche ma ci vorrebbero 150 milioni e bisogna intervenire sull’emergenza con il numero ad hoc dove chiamare e che garantisce in ventiquattrore ore di ripararle».

Secondo Stefano Fassina servono «più risorse e una diversa procedura: va separato chi ripara le buche da chi fa il controllo e da chi le ripara».

Alfio Marchini crede che l’impresa debba «essere obbligata a fare bene il suo lavoro» mentre Virginia Raggi dice che «il punto non è solo quanto si spende, ma come si spende. Dobbiamo fare le gare come prevede la legge e servono controlli».

Olimpiadi in ordine sparso, Raggi e Fassina contro
Sono le Olimpiadi in ballo per 2024 il terreno su cui il dibattito si accende nei toni, con posizioni differenziate tra gli aspiranti. «Oggi Roma deve pensare all’ordinario, bisogna riportare i trasporti a un livello decente, non dico europeo - dice Virginia Raggi di M5S -. Bisogna riparare le scuole che cadono in testa ai nostri figli, aiutare le persone più fragili. Non c’é possibilità di dire sì» alla candidatura olimpica.

“Le Olimpiadi in ballo per il 2024 sono il terreno su cui il dibattito tra i candidati si accende nei toni ”

 

«Si può dire sì alle Olimpiadi e riparare le buche - è la replica di Giorgia Meloni di Fdi e Lega -, possiamo fare dei Giochi a basso impatto economico, possiamo celebrare grandi Olimpiadi senza spendere troppo». «Criminale è non cogliere un’opportunità come questa e creare del bene per la città - dice Roberto Giachetti riprendendo la contestata espressione di Raggi -, i soldi servono per lo più per ristrutturare impianti già esistenti».

Stefano Fassina ricorda di aver «promosso un referendum per far decidere i romani. Ora 140 milioni l’anno servono per i Giochi, meglio con questi mettere a posto la linea Roma-Lido, sorta di carro bestiame per 60 mila persone l’anno. Lo stadio della Roma? Va fatto in un altro posto. La classe dirigente deve pensare allo sviluppo della città a prescindere dalle grandi opere. Le Olimpiadi oggi servono per far andare avanti soliti noti, a che servono 23 mila alloggi a Tor Vergata?».

Per Marchini invece «mettere in antitesi ordinario e straordinario è come non fare pulizia in casa in attesa della ristrutturazione. Bisogna creare lavoro, le due cose sono assolutamente conciliabili».

Punzecchiature e qualche attacco diretto
Anche scintille tra i contendenti, come quando Virginia Raggi e Giorgia Meloni si affrontano direttamente. «Onorevole Meloni, ora che si vergogna del suo passato fascista, prendendo 13 mila euro al mese come parlamentare - chiede Raggi -, perché non si é dimessa candidandosi? La doppia poltrona le serve come paracadute se va male?». «Il taglio dello stipendio lo risolvo andando a fare il sindaco - replica Meloni -, che come si sa guadagna molto meno che un parlamentare. Si dimetteranno invece i parlamentari M5S venuti a commissariarla con lo staff? Perché Di Battista non si è candidato a sindaco?».

L’avvocatessa pentastellata si becca anche con Alfio Marchini, che le chiede «perché non fate più riunioni in streaming da un paio d’anni e il 60% dei Comuni da voi amministrati hanno problemi di onestà?». «Mi viene da ridere, facciamo sempre riunioni in streaming - risponde Raggi -, lei non si è mai visto in Campidoglio in tre anni. Vogliamo riportare onestà, coerenza e trasparenza nelle istituzioni e questo spaventa tutti». Marchini contesta radicalmente le cifre sulle sue presenze in Campidoglio e ribadisce: «Avete il 60% di amministratori indagati».

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