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Si può e si deve fare di più su ripresa, banche ed Europa

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L'Analisi|le considerazioni di visco

Si può e si deve fare di più su ripresa, banche ed Europa

L’Italia sta uscendo lentamente da un lungo periodo di crisi; la ripresa è ancora da consolidare e i nostri partner ci assegnano ancora valutazioni deludenti per il potenziale di crescita. Si può e si deve fare di più, dice il governatore della Banca d’Italia. Nelle sue quinte considerazioni annuali, Ignazio Visco racconta le buone e le cattive notizie per l’economia italiana, per il sistema finanziario nel suo complesso, per la costruzione dell’Europa, che deve misurarsi con scelte rapide e ineludibili, se vi si crede davvero. E in tutti questi campi spiega che «si deve e si può fare di più».

Per il governatore è infatti essenziale riportare l'economia nel suo complesso su un terreno di crescita solido e stabile: «L’innovazione, l’investimento - ha osservato - devono beneficiare di un ambiente che li favorisca e che li premi». Per questo, aggiunge, serve «il rilancio di investimenti pubblici mirati, anche in infrastrutture immateriali, a lungo differenti» e sottolinea che «sono importanti un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro, il rafforzamento di incentivi per l’innovazione, il sostegno ai redditi dei meno abbienti, particolarmente colpiti dalla crisi». Poichè i margini del bilancio pubblico sono limitati, Visco raccomanda di organizzare questi obiettivi all’interno di una coerente strategia di medio termine.

Nelle Considerazioni non manca naturalmente il racconto dell’attività di vigilanza negli ultimi «difficili» anni, condotto con puntualità e apertura alle «critiche costruttive». Visco spiega poi che nella costruzione dell’Unione bancaria europea ci si è privati rapidamente di strumenti di stabilizzazione di cui le politiche nazionali disponevano, senza che i nuovi strumenti fossero già pienamente disponibili a livello europeo. Nei casi di crisi bancarie, sottolinea
Il Governatore ribadisce anche la critica alla rigidità mostrata dalla Commissione Ue sull’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato: «Non vi è motivo per considerare come impropri aiuti di stato iniziative che contribuiscono a correggere fallimenti del mercato senza ledere la concorrenza». Una rigidità che ha impedito la nascita della bad bank italiana.

Quanto alle aziende di credito, che oggi hanno crediti deteriorati netti per circa 200 miliardi, viene ricordato che è questo il difficile lascito della recessione, anche se entro fine anno il flusso dei nuovi non performing loans dovrebbe normalizzarsi. Gli interventi per far fronte alle situazioni difficili sono già stati messi in campo, compreso il Fondo Atlante, ricorda il governatore. Intanto, però, le banche devono agire per cambiare in profondità il modello di attività a forte diffusione territoriale e basso sviluppo di e-banking. Con 30 mila sportelli diffusi sul territorio, il sistema creditizio italiano soffre certamente di “overbranching”.

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