Dopo il giorno più lungo, Giuseppe Sala e Stefano Parisi cominciano subito a muovere i primi passi verso il ballottaggio. A Milano il candidato del centrosinistra Sala e quello del centrodestra Parisi - che hanno chiuso il primo turno delle elezioni amministrative con, rispettivamente, il 41,7% e il 40,8% - lanciano già dei messaggi per allargare il proprio elettorato, sapendo che il 19 giugno la competizione elettorale si giocherà sul filo del rasoio.
Nei quartier generale di entrambe le coalizioni si dice che ci siano margini di “manovra” e che la possibilità di crescere è evidente. Ed entrambi i candidati, nelle prime dichiarazioni a caldo, si rivolgono prima di tutto a quel blocco di astensione (-13%) che potrebbe fare la differenza il 19 giugno.
Oltre a questo, sia Sala sia Parisi guardano anche agli elettori del Movimento 5 Stelle, che hanno raccolto il 10% dei consensi. Da notare: il messaggio non è rivolto al movimento e ai loro leader, ma agli elettori, che evidentemente a Milano vengono percepiti meno militanti che in altre città, più propensi a fare scelte alternative. Il candidato sindaco dell’M5S, Gianluca Corrado, ha già dichiarato che andrà a votare, ma annullando la scheda, e non darà per questo indicazioni di voto, suggerendo però ad ognuno – e questo è il passaggio importante – di fare le proprie valutazioni. A Milano non ci sarà dunque una chiamata alle armi contro il governo Renzi da parte del movimento di Beppe Grillo, forse anche perché il loro candidato, arrivato in campagna elettorale all'ultimo tuffo, non è ancora in grado di indirizzare il consenso. Ed è per questo l’M5S, sia per Sala sia per Parisi, risulta ancora una prateria da scoprire.
“Gli argomenti forti della sinistra sono nel programma, come la casa, l’integrazione, le periferie e vanno riconosciuti”
Beppe Sala
Se astensione e Movimento 5 Stelle sono gli interlocutori privilegiati di Sala e Parisi, diversi sono però gli argomenti usati per “agganciarli”. Già dall’indomani del primo turno, Sala ricorda che «non si può tornare agli anni del berlusconismo» e che «gli argomenti forti della sinistra sono nel programma, come la casa, l’integrazione, le periferie e vanno riconosciuti». Quasi a voler smuovere quegli elettori di sinistra che non sono andati alle urne. Sala dunque tenta la carta dell’identità di sinistra, ricompattando il “suo” popolo. Quel popolo che, riconosce lui stesso, potrebbe essersi allontanato senza un candidato fortemente caratterizzato.
“Invito chi non ha votato a scegliermi sulla base di un programma innovativo, che guarda anche al sociale. E sono convinto che anche uno di sinistra possa votarmi”
Stefano Parisi
Parisi invece allarga lo sguardo alla politica post-ideologica. Nella conferenza stampa ha spiegato che cosa farà: «Invito chi non ha votato a scegliermi sulla base di un programma innovativo, che guarda anche al sociale. E sono convinto che anche uno di sinistra possa votarmi». Sfida il movimento 5 Stelle sulla legalità, dicendo che è un suo tema forte, ma invita tutti i cittadini a superare le barriere della politica tradizionale.
Per entrambi nessun accordo con i partiti. Si parla direttamente agli elettori.
Quanto alle loro liste commentano così. Per Sala il fatto che la lista civica a suo nome abbia preso «due volte e mezzo» quanto ha preso la lista di sostegno del candidato di centrodestra, Stefano Parisi, è «un segnale di fiducia nella mia persona».
Per Parisi invece «il fatto che i partiti, a parte la Lega, abbiano messo il mio nome sul simbolo ha fatto si che fossero più o meno tutte liste civiche. Sono soddisfatto dei risultati, non volevo lo svuotamento dei partiti per dire di avere una lista civica super forte».
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