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La Corte dei conti chiede un risarcimento di 21 milioni agli imputati di Mafia…

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ventuno le persone citate dai giudici contabili

La Corte dei conti chiede un risarcimento di 21 milioni agli imputati di Mafia Capitale

La Corte dei Conti di Roma ha chiesto un risarcimento di quasi 21 milioni ad alcuni imputati nel maxiprocesso a Mafia Capitale. Si tratta di amministratori, dipendenti pubblici o dipendenti di società in totale controllo pubblico, attualmente sotto processo a Rebibbia per “Mafia Capitale” oppure solo toccati dalla maxi-inchiesta della Procura di Roma sull’associazione per delinquere, guidata dall’ex Nar Massimo Carminati e dal ras delle cooperative Salvatore Buzzi, che per anni ha saputo gestire e controllare attività economiche, appalti e servizi.

La cosa pubblica indirizzata a interessi privati illeciti
Nell’invito a dedurre, una sorta di chiusura inchiesta, i magistrati contabili affermano che a Roma «la cosa pubblica, con riferimento ad intere gestioni, è stata completamente e costantemente deviata dal perseguimento dei fini di interesse generale», e «indirizzata alla cura di interessi privati illeciti, con conseguente alterazione sia a livello politico sia a livello gestionale, dei processi decisionali». Tra le 21 persone citate dai giudici della Corte dei Conti per il maxi risarcimento c’è anche l’ex presidente dell'assemblea capitolina, Mirko Coratti, l’ex ad di Ama, Franco Panzironi e l’ex componente del tavolo per l'immigrazione, Luca Odevaine.

La Corte dei conti chiede a 21 persone 20 milioni e 864.398 di euro
Esattamente la Corte dei conti chiede a 21 persone un risarcimento di 20 milioni e 864.398 di euro. Nel documento, si legge ancora, che sussisterebbero «allo stato degli atti le condizioni per essere chiamati a rispondere» davanti la competente sezione giurisdizionale della Corte dei Conti «per i danni procurati alle pubbliche finanze».

I rilievi dei giudici contabili
I giudici scrivono che l’attività dei 21, tra cui l’ex presidente dell’assemblea capitolina, Mirko Coratti, l’ex ad di Ama, Franco Panzironi e l’ex componente del tavolo per l’immigrazione, Luca Odevaine, sarebbe stata finalizzata, a vario titolo, a «facilitare l’aggiudicazione di gare a favore di soggetti economici appartenenti al sodalizio criminale» Mafia Capitale; a «concorrere alla formazione del consenso politico ed istituzionale necessario alla nomina/conferma ai vertici di singoli apparati amministrativi di soggetti graditi al sodalizio e viceversa per la rimozione di quelli non graditi»; ad «alterare nel complesso il regolare svolgimento dell’azione amministrativa in favore di interessi privati anche in settori amministrativi volti alla cura del disagio sociale ed economico».

Trenta giorni per replicare alle ipotesi accusatorie
Tra gli enti pubblici citati nel provvedimento oltre a Eur Spa anche il dipartimento tutela ambientale e servizio programmazione e gestione del verde pubblico del comune di Roma, il dipartimento promozione servizi sociali, il dipartimento patrimonio e anche Ama Spa. Adesso le persone raggiunte dal provvedimento avranno 30 giorni di tempo per replicare alle ipotesi accusatorie e fare le loro controdeduzioni.

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