Ancora un faccia a faccia in vista del ballottaggio di Milano, dopo un primo turno che si è chiuso con un testa a testa tra il candidato del centrosinistra Giuseppe Sala e il candidato del centrodestra Stefano Parisi.
Su SKy Tg 24 si è appena chiuso il dibattito all'americana più atteso, quello in cui si è cercato di far emergere con poche battute secche le differenze. E, oltre a queste, non sono mancate le frecciate fra i due ex city manager, che lo scorso 5 giugno hanno preso rispettivamente il 41,7 e il 40,8% dei consensi, con un 13% di elettorato in meno rispetto alle amministrative del 2011.
Sala e Parisi sono usciti dal fair play del primo turno
Ecco il punto centrale del programma di ciascuno: per Parisi “sta nella sicurezza, con meno ipocrisia nella gestione del tema dell'immigrazione”; per Sala è “la tutela all'ambiente con visione di lungo periodo e riqualificazione delle periferie, che diventeranno parte integrante delle città”.
Si passa alla legalità. Con riferimento al dato di cronaca sulla nomina di Francesco Greco a capo della procura di Milano. Per Sala è importante mantenere una commissione antimafia, istituita da Pisapia e criticata da Parisi, e in generale “bisogna coinvolgere la società civile per creare gli anticorpi”. Ma è proprio sul tema della legalità che Parisi incalza l'avversario: “a Milano non si è mai insinuata la mafia nelle giunte (né a destra né a sinistra, spiega)”, ma una cosa è la legalità e una cosa è la commissione antimafia e le liste della Bindi, che sono inutili perché le liste le controllo io direttamente”.
La comunità cinese
Per Parisi via Sarpi, sede della Chinatown milanese, “va riqualificata, via la logistica per il commercio all'ingrosso, ma non vanno spostati all'Ortomercato, ma comunque in periferia”. Per Sala via Sarpi “è un modello che funziona ma manca l'integrazione tra italiani e cinese, bisogna mettere mano alla logistica: quindi spostare in altre aree”.
L'accoglienza
Per Sala si vede nei numeri: “2.400 persone sono state accolte e ricordiamo che ci sono stati 17mila bambini accolti nelle fasi di transizione”.
“2.400 persone sono state accolte e ricordiamo che ci sono stati 17mila bambini accolti nelle fasi di transizione”
Giuseppe Sala, candidato del centrosinistra a Milano
Altro dato: “due terzi dei comuni italiani - ricorda Sala - ci mandano immigrati, quindi vuol dire che qualcuno che non fa il suo dovere, e tra questi c'è anche “il suo amico Alfano””. Riferito al ministro Alfano, dell'Ncd, considerato evidentemente amico di Parisi.
Per Parisi invece le immagini della stazione piene di immigrati devono finire, e ricorda che “Alfano è un membro del governo Renzi e che “Ci vuole un altro piano perché Milano è satura”.
Poi finalmente il tema del ballottaggio: dove prendere i voti? Parisi scherza: “non si dice dove si tira un calcio di rigore”. Ma poi precisa: esprimo un voto di cambiamento, parlo a tutti.
Sala pensa invece che non è “detto che i milanesi vogliano cambiare”. Quanto ai grillini: “ci sono elementi di convergenza”, dice ancora l'ex commissario. L'invito è chiaro. Ma pure Parisi pensa che il dissenso del Movimento di Beppe Grillo contro il premier Renzi aiuti la sua causa.
La sicurezza
E qui le frecciate aumentano: Sala punta l'attenzione sulle municipalità, presidiare ancora lì.
Parisi ricorda che non si perseguono abbastanza i reati: “tutti sanno che quando si va a fare denunce per un furto nessuno indagherà e questo dà insicurezza. Ripristinare le pattuglie e coinvolgere prefettura e questura”. La polemica si accende sulle telecamere: Sala chiede a Parisi se sa quanti sono i vigili di quartiere sottolineando che è “una balla che siano stati tolti”; così Parisi ricambia: “non ci sono più, si vede che non giri più per i quartieri, caro Beppe. La gente lo sa, non sono riconoscibili”.
“Tutti sanno che quando si va a fare denunce per un furto nessuno indagherà e questo dà insicurezza. Bisogna ripristinare le pattuglie, coinvolgere prefettura e questura”
Stefano Parisi, candidato di centrodestra a Milano
La provocazione sui quadri della Pinacoteca di Brera arriva dal giornalista Gianluca Semprini, che ha moderato il confronto: nessuno ricorda il titolo ma si avvicinano abbastanza. Per Sala c'è da indovinare il titolo di “Assalto alla galleria” di Boccioni; per Parisi la Cena di Emmaus, di Caravaggio. Sala confonde Boccioni con Balla, ma dice che si tratta del futurismo. Parisi azzecca Caravaggio. Ma finisce in una risata. Si stemperano i toni. Si introduce così il tema della cultura. Per Sala sì al progetto della Grande Brera, e ricorda che molto è stato fatto ma va “tutto messo in rete”. Per Parisi va fatto di più (”Durante Miart il Pac era chiuso e non è più possibile”, dice).
Le privatizzazioni
Le grandi holding vanno cedute, secondo Parisi, quando il mercato lo permette, ma su una cosa è certa: “A2a non ha più senso, è una holding che Palazzo Marino non può tenere. Poi da qui potrebbe arrivare la riqualificazione delle case popolari”.
Sala ricorda che la Serravalle è in fase di vendita, e “da qui si possono trovare 100 milioni” (in realtà c'è una fase di trattativa con la Regione Lombardia, ancora senza risorse certe. Non un bando ma il tentativo di esercizio del diritto di recessione previsto dall'ultima legge di stabilità). Invece per Sala la Sea si deve “integrare con Sacbo, aeroporto di Bergamo, e poi valutare la vendita, mentre su A2a si può scendere di quote. Ma partirà subito con la riqualifica delle case popolari con la vendita di Serravalle”.
L'inquinamento
Parisi: “non serve blocco delle auto. Bisogna fare altro, il parco macchine è da rinnovare con motori ibridi e le caldaie sono da cambiare”. Sala: “no a macchine sul marciapiede e grande attenzione ai mezzi di trasporto pubblici, da portare fino alle periferie”.
Tra i simboli di Milano non manca il Leonkavallo, centro sociale della sinistra che ancora non è stato regolarizzato. Parisi ricorda che “ci sono persone che fanno l'elemosina e chiedono aiuto mentre gli abusivismi vengono tollerate, quindi con noi non ci sarà più questo favoritismo per i centri sociali”.
Sala invece dice che “lo regolarizzerà, per non far finta che non esista. Sono cose diverse”.
Ancora le polemiche arrivano con le biografie personali: “Non sono l'uomo di Renzi, non sono stato scelto per l'Expo dalla Moratti ma mi sono offerto da solo. Parisi invece è stato scelto ad Arcore”. Quanto alle pari opportunità invece Parisi sottolinea: “non mettiamo veti, il consiglio non si forma con uomini e donne, ma con la volontà dei milanesi, non con le regole del Pd”.
Per Sala il più grande manager è stato Leopoldo Pirelli, per Parisi «ce ne sono tanti, difficile fare nomi».
Conflitti di interesse
Sala sottolinea che “non ci sono finanziatori da Expo, con Expo hanno lavorato tutto, ma comunque tutto sarà messo in chiaro. Ho restituito soldi a chi finanziava entrambi (si riferisce a Benito Benedini)”. Parisi smentisce la voce di un patto d'affari con Berlusconi per la sua Chili Tv: “Nessuno aiuterà Chili Tv, sta crescendo e si sta sviluppando, e non c'è stato nessun patto con Berlusconi per un aiuto dopo le elezioni”.
L'urbanistica la dobbiamo a Albertini sindaco, dice inoltre Parisi: “Il grattacielo di Unicredit ha tolto auto dalle strade e ce ne saranno altri se ci sarà io come sindaco”. Sala invece ribatte: “siamo fieri dello sky line, chiunque lo abbia fatto, ma diciamo che l'invenduto è alto, non c'è bisogno di altri grattacieli”.
Altro tema spinoso: Comunione e liberazione. Tutti e due alla fine ne cercano il supporto, chi più chi meno. O almeno non lo scansano. Sala: “Non pongo barriere, votino chi vogliano. Una società delle Compagnie delle opere fa un grande lavoro nella stazione centrale, senza di loro non si andrebbe avanti”. Parisi dice che “fanno un lavoro importante”. Sala dice di essere “cattolico praticante”, Parisi “cattolico ma non praticante”.
Coppie di fatto? “Si rispetta la legge”, è la risposta di entrambi, ma Parisi dice che è contrario alle adozioni delle coppie gay.
© Riproduzione riservata