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Giovani Confindustria, Gay: la guerra della crisi è finita

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L’intervento del presidente dei giovani

Giovani Confindustria, Gay: la guerra della crisi è finita

Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria, apre i lavori del 46° convegno di Santa Margherita Ligure
Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria, apre i lavori del 46° convegno di Santa Margherita Ligure

«Se in tanti hanno paragonato questi anni di crisi a una guerra oggi forse possiamo dire: la guerra è finita». I giovani di Confindustria per il tradizionale convegno di Santa Margherita Ligure hanno scelto come immagine simbolo il muro di Berlino. «Oggi quel muro sta crollando», dice il leader Marco Gay della fase di «stagnazione economica, sociale e politica». E parlando di passi avanti, come le riforme fatte, sottolinea che «solo qualche anno fa ci sarebbe sembrato impossibile». Ora che «il muro sta cadendo è il tempo di portare dall’altra parte tutti quelli che non hanno avuto il coraggio o i mezzi per superarlo fino ad oggi». Adesso «la pace è tutta da costruire».

Referendum occasione da non perdere
Il referendum sulle riforme «è l’occasione che non possiamo perdere», anche se «la riforma perfetta non esiste. Esistono però grandi passi avanti che potremmo fare: cose scontate, forse, ma delle quali l’Italia ha discusso per anni senza mai venirne a capo». «E non intendiamo fermarci ora che si arriva al dunque». Per Gay «oggi è il tempo di andare avanti». E cita il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, secondo cui «non è una sfida tra partiti ma una sfida per il Paese».

“Non è il tempo di chi pensa di trasformare una riforma in un congresso di partito, dei professionisti del tanto peggio tanto meglio”

Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria 

La nostra, ha aggiunto, «non è una cambiale in bianco verso l’uno o l’altro schieramento, ma la possibilità concreta, a portata di mano, di chiudere la stagione delle riforme costituzionali e di accelerare quella delle riforme economiche».

Gay accenna al «superamento del bicameralismo perfetto, tanto perfetto che esiste solo in un Paese del mondo: il nostro. L’eliminazione di un organo costoso e sorpassato dai fatti come il Cnel. Una ripartizione logica delle competenze tra Stato e Regioni, che permetta al governo di fare politica industriale e alle aziende di pianificare investimenti ed insediamenti, senza dover sottostare alle logiche di campanile». Siamo a una «svolta costituzionale» ma «non è il tempo di chi pensa di trasformare una riforma in un congresso di partito, dei professionisti del tanto peggio tanto meglio».

Non servono Piani Marshall ma business plan
La situazione sta lentamente cambiando con l’addio all'articolo 18 -che Gay chiede sia esteso anche ai dipendenti statali: «Via l'articolo 18 anche dalla Pa» -, al sistema pensionistico retributivo, alla Pa che «secreta gli atti», ai vitalizi parlamentari, a una scuola che «non si alterna con il lavoro ma con gli scioperi», a un fisco che «tassa i dipendenti anche quando non si fanno i profitti», al «rigore di Bruxelles». In questa fase «non servono Piani Marshall ma business plan» e «creare una vera libera concorrenza verso l’alto e gettare una rete sopra l’abisso, come diceva Churchill».

Nella stagione in corso il presidente dei Giovani di Confindustria vede alcuni segnali di svolta a cominciare dal campo finanziario, in quello infrastrutturale, giudiziario, politico e sociale, costituzionale. «Questo è il tempo di rilanciare, di osare, di intraprendere. Nel 1989 il muro della guerra fredda è caduto, oggi è il nostro che viene giù. Non possiamo più aspettare e finalmente non aspetteremo più. Impossibile è solo una grande parola pronunciata da piccoli uomini, che trovano più facile viver nel mondo che è stato dato loro, piuttosto che scoprire il potere che hanno per cambiarlo. Impossibile non è un fatto, è una opinione. Impossibile non è una dichiarazione, è una provocazione. Impossibile è solo provvisorio. È solo temporaneo. Non è niente. Allora, niente storie, facciamo la storia!».

Madia: giusto non togliere articolo 18 nella Pa
A stretto giro, la prima reazione al discorso del presidente dei giorvani di Confindustria arriva dalla ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia. «Con Marco Gay sono d'accordo su tante cose, non su questo», spiega la ministra all’indomani della sentenza della Cassazione che ieri ha stabilito la non applicabilità della riforma Fornero agli statali. «Se un imprenditore privato decide di allontanare un suo lavoratore - spiega Madia parlando ai giovani di Confindustria - puo' farlo con i suoi soldi. Se invece un insegnante o un medico viene licenziato anche se non ha fatto una cosa per cui deve essere licenziato deve essere allontanato con una somma di denaro, e a pagare è lo Stato. Io però devo difendere un insegnante che ha vinto un concorso e che non ha fatto nulla per essere licenziato. Ci sono i valori costituzionali di autonomia e indipendenza. Anche chi ha fatto una campagna politica sui licenziamenti, come Brunetta, poi non è stato in grado di dare delle norme efficaci».

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