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Governatori, sfida sulle riforme

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CONVEGNO GIOVANI DI CONFINDUSTRIA

Governatori, sfida sulle riforme

Olycom
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Una riforma che rende il paese più moderno e più giusto. O invece un intervento che crea più danni che benefici. Il tema delle riforme istituzionali resta al centro del dibattito politico, con posizioni diverse anche tra i governatori regionali, invitati a S.Margherita Ligure dai giovani di Confindustria. Che nella relazione introduttiva esposta dal presidente Marco Gay “sposano” senza esitazioni la linea del Governo, definendo il referendum “occasione da non perdere”. Posizione evidentemente vicina a quella di Stefano Bonaccini (Pd), governatore dell'Emilia-Romagna . “Il cambiamento istituzionale – spiega alla platea - velocizza i tempi legislativi, riduce l'incidenza della burocrazia, assegna con chiarezza alle regioni temi cruciali per lo sviluppo come energia, infrastrutture, turismo. E' un modo – aggiunge il presidente della regione Emilia-Romagna – per rendere il paese un poco più moderno, semplice, veloce. E questo dovrebbe farlo diventare anche più giusto”.

Di parere opposto il governatore ligure Giovanni Toti, secondo cui occorre valutare le riforme nel merito e la conclusione è che in questo modo “non si risolve il problema di governance del Paese”. Toti nega che in questo modo si risolvano i conflitti tra Stato e regioni e conclude che in questo modo, facendo una riforma tanto per farla, si fanno solo dei danni: “cambiare per cambiare non è in sé produttivo”.

Per il governatore lombardo Roberto Maroni la priorità oggi dovrebbe andare ad una diffusione delle buone pratiche, rendendo “nazionali” i livelli dei costi dei servizi raggiunti dalle regioni più virtuose. “In Italia – spiega – si potrebbero risparmiare 23 miliardi, questa sarebbe la vera spending review. Il nostro bilancio è in pareggio nonostante il forte residuo fiscale ad appannaggio del Governo, 54 miliardi di differenza tra ciò che i lombardi pagano e ciò che ricevono dallo Stato. Se siamo in pareggio noi, possono farlo tutti”.

Cruciale, da questo punto di vista, l'equilibrio raggiunto nella Sanità, con Maroni a confermare di voler mantenere la delega fino al completamento della riforma: “ci vuole finché decido io – replica all'ipotesi che la carica possa essere ricoperta dall'ex assessore Mantovani, finito in guai giudiziari – decido io”.

Altro tema divisivo è quello della gestione dei flussi migratori, con Bonaccini a chiedere maggiore impegno a livello europeo per affrontare in modo equo il problema, “perché un Paese, da solo, non può accogliere tutti ma se oggi gli immigrati regolari se ne vanno, in Italia le imprese chiudono”. “Occorre regolare i flussi – spiega Toti – perché una grande democrazia offre opportunità, ma all'interno di un quadro di regole”. “Chi è un clandestino e non ha diritto di asilo – aggiunge Maroni – non può restare”.

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