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Alfano: «Non fermare le riforme a un metro dal traguardo

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CONVENTION GIOVANI INDUSTRIALI

Alfano: «Non fermare le riforme a un metro dal traguardo

(Agf)
(Agf)

«Abbiamo deciso di sostenere le riforme, a tre anni di distanza sul nostro Pil c’è un segno positivo. Cosa facciamo, ci fermiamo a un metro dal traguardo?”
Il ministro dell’interno Angelino Alfano, dal palco di Santa Margherita al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria difende la strategia di riforme del Governo, implicitamente sposa il «sì» convinto al referendum e ribadisce la linea del governo sui migranti.
«In Italia ci sono 1,5 milioni di musulmani, li consideriamo tutti terroristi? Dobbiamo separare chi prega da chi spara o chi simpatizza con chi spara: chi rispetta le nostre leggi deve vedere garantiti i propri diritti».

“I profughi restano, gli irregolari vanno rimpatriati”

 

Il sistema di sicurezza e prevenzione per il ministro ha funzionato ed è efficiente, grazie a controlli, espulsioni di imam e altri soggetti e la strategia proseguirà seguendo un principio chiaro: «Noi siamo un paese accogliente che fa rispettare le regole».

Il che significa non fare morire nessuno. «A me – spiega Alfano - questo non si può chiedere». Ma poi si distingue: «I profughi restano, gli irregolari vanno rimpatriati. E questa – scandisce – è una missione dell’Europa».
L’Europa è per Alfano lo snodo cruciale, l’istituzione che deve prendere in mano il problema, gestendo i confini esterni e redistribuendo tra i vari paesi i flussi in arrivo: che sono diretti in Europa, spiega Alfano, e non in Italia.
Un’Europa da migliorare, «non ci accontiamo», ma da non mettere in discussione, perché non a casa la nascita della Ue ha creato le condizioni per il più lungo periodo di pace della storia europea.

Avanti con la speranza, dunque, mettendo questo sentimento davanti alla rabbia alla paura, sentimenti visibili in Italia e non solo, esacerbati dalla crisi dei migranti. Da affrontare applicando le regole, realizzando controlli, migliorando l’efficienza del sistema.
«Avevo detto un mese fa al ministro dell’interno austriaco che i primi lavori di costruzione del muro sarebbero stati soldi buttati. Ieri l’ho incontrato e mi ha confermato che ora non c’è più bisogno di costruire il muro. Abbiamo risolto il problema non con un comizio ma con il lavoro quotidiano».

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