
«Un vero abuso di democrazia, una mossa per  garantirsi solo la leadership del partito conservatore ma comunque un segnale  brutto per il resto dell’Europa». Sono parole molto dure quelle che l’ex  commissario Ue ed ex premier italiano Mario Monti riserva al premier inglese  David Cameron e al referendum sulla Brexit.
Monti parla alla riunione del Consiglio Italia-Usa  sul tema “Quo vadis Europe?” davanti al Sergio Marchionne, presidente dello  stesso consiglio. L’uccisione della deputata laburista Cox ha sconvolto il clima  della vigilia referendaria nel Regno Unito e messo in luce in tutta la sua  crudezza i problemi dei rapporti tra Londra e Bruxelles. Ma, dice Monti al Sole  24 ore,«era forse prevedibile che finisse così».
 «Il Regno Unito – spiega l’ex premier - si è sempre  opposto non dico all’armonizzazione ma anche al coordinamento fiscale e le  persone comuni hanno cominciato a vedere nel processo di unificazione qualcosa  che li stava progressivamente spogliando ma, quando si è deumanizzata in questo  modo l’unificazione, il sociale è rientrato dalla finestra e nelle sue forme più  cattive e populiste, ed è quello che è successo». Quindi ora «il Regno Unito si  lamenta di un sistema di cui è stato alla fin fine la causa principale».
Monti non critica il sistema  referendario in sé ma il suo utilizzo in questo caso. «Per fortuna – aggiunge –  la Costituzione italiana e anche la riforma prevista non ammettono il ricorso  per la ratifica dei Trattati internazionali e sulla materia fiscale ma la  decisione di tre anni fa di David Cameron non è stata fatta né nell’interesse  europeo, né in quello inglese e neppure del partito conservatore ma solo per  cavarsi d’impaccio con un partito euroscettico, l’Ukip di Farage che lo aveva  stretto nell’angolo e per mantenere la leaderhisp dei conservatori. In ultima  analisi un abuso di democrazia».
Le conseguenze per l’Unione europea e per il Regno  Unito saranno, secondo Monti, comunque negative, «più per loro se escono» ma  «anche in caso di vittoria dei Remain in ogni modo si è dato il la ad altre  operazioni analoghe perché sarà molto difficile, a quel punto, bloccare un Paese  che voglia uscire dall’Unione con il precedente inglese».
Alle critiche di chi dice (anche Sergio Marchionne era ieri tra questi) «non si capisce più come funzioni l’Europa» Monti cerca di spiegare che, se da un lato ci sono organismi come la Commissione, la Bce, la Corte di Giustizia che lavorano a tempo pieno per l’Europa, ci sono primi ministri o rappresentanti dei vari Governi che vanno a Bruxelles occasionalmente ma non prendono decisioni cruciali per l’Europa e tornano nelle loro capitali dicendo che l’Europa «non funziona» e i cittadini gli credono. La verità, aggiunge Monti è che «l’apprezzamento per l’Europa è certamente calato ma l’apprezzamento per i governi nazionali è calato ancora più velocemente». Per cui, aggiunge l’ex presidente del Consiglio, «quando sento che un cittadino europeo non si sente protetto dalla Ue dico che è vero ma quello che i Governi nazionali non dicono alla loro gente è che quella quantità di protezione in termini di tutela dei consumi , parità uomo donna, difesa dell’ambiente a e tanto altro viene solo dall’Europa; senza l’Europa si cessa di esistere, non possiamo più decidere dove mettere i nostri risparmi come accadeva prima, siamo costretti a genufletterci davanti a posizioni dominanti. In ultima analisi l’Europa cerca solo di difenderci dagli abusi degli Stati nazionali».
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