Italia

Dossier Il centrodestra può ripartire comunque dal «modello Parisi»

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Il centrodestra può ripartire comunque dal «modello Parisi»

    Il centrodestra ricomincia da Milano. Nonostante la sconfitta di Stefano Parisi, il testa a testa con il candidato del centrosinistra Giuseppe Sala conferma che la competitività del centrodestra si realizza solo quando sono presenti due condizioni:
    1) l’unità della coalizione, dalla Lega di Salvini ai centristi di Alfano qui rappresentati da Maurizio Lupi;
    2) la scelta di un candidato moderato, che allo stesso tempo non sia però espressione di un solo partito. Entrambi i presupposti erano presenti a Milano.

    Non a Bologna dove alla fine si è deciso di puntare su un candidato della Lega rompendo l’asse con i centristi, così come era già avvenuto a Roma dove sia Matteo Salvini che Silvio Berlusconi sono stati protagonisti di un duello per il quale in palio non c’era la guida del Campidoglio ma la leadership del centrodestra. Un duello destinato a proseguire e su cui peserà non poco lo stato di salute di Berlusconi e la sua voglia di continuare a fare politica.

    Già nelle prossime settimane si capirà se la lezione milanese è stata appresa. Milano non è solo una delle principali città italiane, è la capitale economica del Paese. Parisi ha dimostrato di essere un candidato sindaco credibile, capace di interpretare una proposta di governo. Il testa a testa di queste ore un mese fa sarebbe stato ritenuto incredibile. Vincere o perdere per un pugno di voti non muta la lettura politica.

    Non si tratta di una visione decoubertiana: la corsa di Parisi è l’unica vera novità che il centrodestra ha saputo mettere in campo in questa tornata elettorale. E certo un ruolo decisivo lo ha avuto proprio il candidato, che non solo ha saputo allargare la coalizione (decisivo il ritiro di Corrado Passera) ma che con il passare delle settimane ha mostrato quella dose di autonomia dai partiti che lo sostenevano. Una mossa decisiva e che potrebbe tornare utile in seguito. Nel centrodestra c’è già chi (e non sono pochi) intravede nella corsa di Parisi per Palazzo Marino il trampolino di lancio verso Palazzo Chigi.

    È evidente che il centrodestra può candidarsi alla vittoria in chiave nazionale solo se risulterà capace di presentare una credibile proposta di governo alternativa al centrosinistra. Se al contrario spingesse sulla sfida populista, non avrebbe alcuna chance. E la conferma arriva proprio da queste amministrative dove – a Torino come a Roma – il centrodestra si è dovuto accontentare di portare acqua al M5S, che peraltro non ha ricambiato come dimostra il dato bolognese. Un risultato che dovrebbe far riflettere anzitutto Salvini, che ha regalato i voti leghisti per colpire Renzi ma senza ottenere nulla in cambio. Anzi, a Milano, nell’unica città importante in cui il centrodestra era in gara per la vittoria finale, il leader del Carroccio ha subito una cocente sconfitta: la Lega è stata doppiata da Fi e lo stesso Salvini ha preso 4mila voti in meno della capolista azzurra Maria Stella Gelmini. Ma ancora più cocente è la sconfitta subita a Varese dove la Lega governava da 23 anni e che è stata conquistata dal centrosinistra. Forse anche per i suoi elettori, le felpe e gli slogan non sono sufficienti a governare.

    © Riproduzione riservata