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Torino, così Chiara Appendino ha espugnato la roccaforte del Pd

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dopo il voto in piemonte

Torino, così Chiara Appendino ha espugnato la roccaforte del Pd

Il centrosinistra perde Torino. Dopo oltre vent’anni di macchina amministrativa a guida Pd – con Piero Fassino e, prima di lui, Sergio Chiamparino e Valentino Castellani, se si risale agli anni Novanta, con una coalizione che anticipò la stagione dell’Ulivo – la città cambia completamente direzione. Chiara Appendino diventa il sindaco del Movimento Cinque Stelle con una maggioranza netta, il 54,56% delle preferenze. Ribalta così completamente la situazione del primo turno e prende Palazzo di Città. Un passaggio segnato quasi plasticamente dai militanti del Movimento che, dopo la mezzanotte, sono arrivati davanti al Comune in attesa del nuovo sindaco. «È arrivato il nostro tempo» dice Chiara Appendino nelle sue prime dichiarazioni. Parla di un lungo cammino, «intenso e faticoso», di un rinnovato interesse dei torinesi per la politica, ringrazia con perfetto fairplay il suo predecessore per aver condotto e servito la città negli ultimi cinque anni. «Abbiamo la possibilità di costruire una nuova comunità urbana – sottolinea – ma soprattutto il dovere di ricucire una città profondamente ferita, ricostruendo il rapporto di fiducia tra i cittadini e i loro amministratori».

Così il capoluogo piemontese è la seconda grande città italiana, dopo Roma, conquistata dai Cinque Stelle. Un risultato che pesa a livello nazionale, nonostante la situazione di partenza completamente diversa di Torino rispetto alla capitale. «Una città ben governata, nonostante questo, registriamo un esito che non ci favorisce» commenta Piero Fassino, che richiama la necessità di dare una lettura politica ai risultati: «La convergenza della destra con il M5s ha determinato una maggioranza che consente l’elezione di un sindaco». Accade così in tutte le città in cui al ballottaggio vanno centrosinistra e Cinque Stelle, aggiunge, questa è la lezione da trarre secondo l’ex sindaco di Torino.

Sin dalle prime settimane della campagna elettorale, il ballottaggio era nell’aria, la vittoria schiacciante del Movimento 5 Stelle è arrivata a sorpresa, chiara sin dagli exit poll e poi confermata dalle proiezioni. Chiara Appendino è stata eletta con quasi 203mila preferenze, ne aveva prese 118mila al primo turno, mentre Fassino conferma di fatto il suo risultato. Il bacino dei circa 70mila voti andati al primo turno ai tre candidati del centrodestra ha giocato un ruolo importante nella partita per l’elezione del sindaco Appendino, anche se è altrettanto vero che il Movientoha pescato in maniera trasversale nell’elettorato torinese.

Il tema del buon governo e della buona amministrazione, lontana da scandali finanziari e corruzione, ha avuto un ruolo importante nel dibattito di queste settimane. Ma quello che ha pesato più di tutto è stata la voglia di cambiare, di voltare pagina, di percorrere una strada alternativa e scegliere una candidata che sin dall’inizio si è proposta come una alternativa al “Sistema-Fassino”. Un sistema che evidentemente sta stretto alla maggioranza degli elettori, che ha scommesso sull’alternativa. Non è un caso che tra i nove membri della futura giunta già indicati dal Sindaco Appendino non ci sia un responsabile della Cultura, una delega che potrebbe tenere per sé e che rappresenta il terreno chiave di quel “Sistema Fassino” che il sindaco 5 Stelle ha attaccato.

Si dice amareggiato dal risultato Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte: «È evidente che quando si perde in una città come Torino, e in altri importanti centri come Novara, si impone per tutti una riflessione seria e approfondita, a cominciare dal sottoscritto» ha aggiunto. A sfavore di Fassino, vincitore nel 2011 al primo turno, ha probabilmente pesato l’astensione – 10 punti in più rispetto alle scorse amministrative –, la perdita di consenso del Pd (34,5% alle Comunali del 2011, con 138mila voti contro i 106mila dello scorso 5 giugno) e la mancanza in coalizione dei partiti della sinistra. Mentre quella del Movimento in Piemonte è stata una crescita esponenziale: i Cinque Stelle sono passati dalla battaglia di rappresentanza alle Comunali del 2011, con il 5,27% del candidato Vittorio Bertola, alle Regionali del 2014, vinte da Sergio Chiamparino, con il 21,51% del candidato Davide Bono.

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