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Vatileaks-2, sentenza lieve di «realismo giudiziario» (e…

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L'Analisi|la pronuncia di primo grado

Vatileaks-2, sentenza lieve di «realismo giudiziario» (e anche politico)

È punita (in modo lieve rispetto alle richieste del pm) la diffusione di documenti riservati da parte di chi ha avuto responsabilità dentro i Sacri Palazzi, mentre è salvo il «diritto divino della libertà di pensiero». La sentenza di primo grado del processo Vatileaks-2 si chiude con notevole abilità giurisdizionale, dichiarando la corte vaticana non competente sui giornalisti italiani, risolvendo così definitivamente e positivamente la questione della libertà di stampa.

Non solo: non c’è nessuna condanna per l'ipotesi di reato di associazione a delinquere, che pure era una spada che pendeva sopra le persone imputate che avevano avuto incarichi interni. Non c’è associazione punibile, e questo abbassa il livello della pena, anche se dal processo è emerso uno spaccato di collusioni e connessioni che lascia comunque traccia.

Diciotto mesi per monsignor Vallejo Balda è la pena maggiore, che - se non ricorre in appello - sconterà in parte (ne ha già scontati oltre otto) nel regime ormai consolidato di semilibertà, mentre per l’italiana Chaouqui la pena di 10 mesi è sospesa per cinque anni, anche se questo non esclude un ricorso.

Sullo sfondo resta la possibilità che il Papa decida per una grazia, magari da concedere verso la fine dell’anno santo della Misericordia, a novembre. La corte ha comunque interpretato la legge penale (riformata nel luglio 2013) in senso garantista, visto che richieste del promotore di giustizia erano state molto pesanti: 3 anni e un mese per Vallejo, 3 anni e nove mesi per Chaoqui, un anno e nove mesi per Maio e un anno per Nuzzi, con assoluzione per Fittipaldi.

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