Ironia della sorte giusto in queste settimane dovrebbe essere consegnato il progetto definitivo, da mettere poi in gara comunitaria, per il raddoppio della tratta Corato-Andria, quella del disastro ferroviario di stamane. In tutto 25 milioni di euro, a valere sui fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) Puglia 2007/2013-asse V e da ottenere sul nuovo ciclo 2014/2020.
Fondi da spendere rapidamente perché – come anticipava a marzo scorso al Sole 24Ore il direttore generale di Ferrotramviaria spa, Massimo Nitti - «entro fine 2016 andremo all'aggiudicazione, poi all'inizio dei lavori nei primi mesi del 2017 con consegna, come da capitolato, in un anno». Questo cronoprogramma sarà ovviamente interamente rivisto al pari di quello che, dopo il raddoppio, prevede l'interramento dei binari in tutto l'abitato andriese per 2.900 metri, di cui 460 in galleria, con altre due fermate, una sotterranea e l'altra di superficie.
In tutto 80 milioni di euro di investimenti. Anche questa parte dovrebbe andare a gara a fine 2016 e -sempre secondo il cronoprogramma prima del disastro - dovrebbero essere necessari almeno due anni di lavori. Il raddoppio della Corato-Anddria è compreso, insieme ad altri investimenti sulla stazione di testa di Barletta, alla realizzazione di parcheggi di scambio in 11 scali e alla eliminazione di 13 passaggi a livello, in un “Grande Progetto ” – come è stato definito - da 120 milioni di euro destinato a riconnettere tutto il nord barese ai capoluoghi pugliesi e, a seguire, alle altre regioni meridionali.
Al termine dei lavori, attesi per fine 2018, inizi 2019, l'intera tratta dovrebbe essere a doppio binario elettrificato sostituendo così la vecchia infrastruttura, rilevata nel 1937 dal conte Ugo Pasquini, dai belgi della “Société des Chemins de Fer Economiques” di Bruxelles, poi ricostruita ed inaugurata, nel 1965, dall'allora presidente del Consiglio, Aldo Moro.
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