A Matera ci sono quattro taxi, se andate nella città dei Sassi, Capitale europea della cultura 2019, siete avvisati. David Gentile, uno dei quattro, scandisce in successione tutti i mezzi privati di trasporto: “Quattro taxi, 11 calessini (leggi Motoape), 16 autonoleggi e 40 abusivi”. Gentile è uno che risponde alle domande con altre domande. Il suo pensiero è basico: “Non servono più taxi, ma controlli da parte del Comune”. Tra le priorità dimentica di dire che non esiste un numero verde unico per taxi e calessini. Ognuno per sé, nella migliore tradizione. La bestia nera dei tassisti sono gli abusivi. Ma di turisti ormai ne arrivano a vagonate, dovrebbe esserci lavoro per tutti.
Gentile dissente: “Rimangono un giorno, massimo due”. La sua profezia sul 2019 è catastrofica: “La città è fuori controllo”. Il tassista è uno che i giornali li legge. Ed è una lettura poco edificante. Ad un anno dal suo insediamento, Raffaello de Ruggieri si è incagliato sul rimpasto di giunta. Anna Selvaggi, albergatrice di Ferrandina, assessore alle Attività produttive e al Turismo, si è dimessa un mese fa lanciando accuse pesanti: “Mi hanno impedito di lavorare”. Forse la Selvaggi ha annusato che sarebbe stata una delle vittime di un interminabile avvicendamento di giunta.
De Ruggieri non decide, e pure Marcello Pittella ha liquidato tre assessori tecnici rimpiazzandoli con due politici. A parte le alchimie politiche, la città è ancora divisa come alla vigilia delle comunali di un anno fa. Il sindaco ne ha preso atto. E forse farebbe bene a ricordarsi le parole con le quali presentò la sua squadra all'alba del 13 luglio del 2015: “Abbiamo di fronte una chance epocale: trasformare Matera in una città europea”. Non è solo colpa di de Ruggieri. Anche l'azionista di maggioranza, Emilio Nicola Buccico, ex senatore di Alleanza nazionale ed ex sindaco di Matera, farebbe bene ad allentare le briglie su una coalizione che dire frastagliata è poco. Fratture e conflitti si moltiplicano a tutti i livelli. Tra Regione Basilicata, Comune e Fondazione Matera 2019, i tre partner e soci della capitale europea, solo quest'ultima marcia secondo il cronoprogramma. La madre di tutte le questioni, quella infrastrutturale, era esplosa davanti la platea dei giovani industriali riuniti a Santa Margherita Ligure.
Il premier Matteo Renzi era andato giù piatto: “C'è un dato incontrovertibile: Matera è irraggiungibile”. Paolo Verri, seduto in quarta fila, provò a rintuzzare citando le ferrovie Appulo Lucane, le Fal, che collegano con una linea a scartamento ridotto Bari-Matera. Allo stato ci sono poche corse e con tempi di percorrenza di un'ora e venti minuti. I lavori per velocizzare la tratta sono in corso. Verri fa il pragmatico: “Basterebbe aumentare le frequenze e far partire ogni ora un treno senza fermate intermedie”. In questo modo si scenderebbe sotto l'ora, un tempo più che ragionevole. Ma le Fal incorporano la memoria novecentesca della lentezza estenuante e dello scartamento ridotto. Slow train non è come slow food. “Adesso le carrozze sono nuove e confortevoli” si accalora Verri, al quale tocca trovare risposte compatibili con la scadenza inderogabile del 2019.
A patto che, come nella vicenda dei taxi, qualcuno si preoccupi di inserire gli orari delle Fal in quelli di Trenitalia, da sempre separati. Guai a semplificare la vita ai turisti che continueranno ad arrivare da mezzo mondo. Sembra la fine, ma in realtà è l'inizio della querelle. Il sindaco de Ruggieri è in disaccordo con Verri - non solo sulle linee ferrate - e continua a ripetere a chiunque incontri, premier compreso, che la tratta ferroviaria Ferrandina-Matera è una delle incompiute d'Italia. Ferrandina, dice il sindaco, è un nodo strategico e consentirebbe di collegarci non solo con la rete di Trenitalia, ma anche di connettersi con l'alta velocità a Salerno. Le Appulo lucane, in fin dei conti, sono solo littorine. E poi un collegamento alternativo a Bari avrebbe per i materani un valore incomparabile. Peccato che il governatore della Regione Basilicata, Marcello Pittella, la pensi in modo diametralmente opposto: “La Ferrandina-Matera? Equivale a buttare dalla finestra 70 milioni”.
La metafora delle infrastrutture racconta quale sia la sintonia fra i tre protagonisti di Matera 2019. L'ingegnere idraulico Aurelia Sole, rettrice dell'università della Basilicata e presidente della Fondazione, per mestiere pedina i percorsi dei fluidi, traiettorie ben più leggibili di quelle umane. Mentre governatore e sindaco dissentono, gli assessori si dimettono e i tassisti non cooperano con i calessini, la neopresidente della Fondazione lima il cronoprogramma che il 12 ottobre illustrerà a una commissione di esperti europei. Resta ancora in sospeso, a causa di opinioni divergenti, lo schema di governance, il documento sul quale si concentreranno le attenzioni di Bruxelles”. La Sole precisa: “A noi toccano i contenuti culturali, in preparazione dei quali ci ritireremo, come la Nazionale di calcio. Alla fine di giugno siamo stati in ritiro a Tito e a Marconia. L'appuntamento, che abbiamo chiamato build up, ormai alla seconda tappa, è un percorso che abiliterà gli operatori culturali locali alle produzioni internazionali: durerà sei mesi e alla fine selezioneremo 75 esperti”. Aurelia Sole ci tiene a separare il contenuto dai contenitori, che “sono compito di altri”. Cosa accadrà se un vagone viaggia più velocemente di un altro, in organizzazione che dovrebbero essere sincroniche ? La rettrice confessa di essere “un po' preoccupata”.
L'isolamento non è ancora conclamato, ma potrebbe manifestarsi a partire dall'autunno. A meno che non ci siano due sterzate: una di Bruxelles verso l'indulgenza, un'altra del Comune in direzione dell'efficienza. Se non accadesse, i materani dovranno tenere ben a mente lo spettacolo che va in scena da più di 600 anni ogni due di luglio, quando si festeggia la Madonna della Bruna. Alla fine della sua precipitosa corsa verso la cattedrale, il carro di cartapesta viene spolpato pezzo a pezzo dai fedeli ed esibito come trofeo. Sembra la cronaca di Matera 2019.
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