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Cannabis, domani in Aula ddl legalizzazione. Centristi pronti allo…

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Cannabis, domani in Aula ddl legalizzazione. Centristi pronti allo scontro

(Agf)
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Nuove fibrillazioni in vista per la maggioranza sul fronte delle libertà e dei diritti dei cittadini. Archiviata la controversa legge sulle Unioni civili, ormai prossima alla pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”, a dividere i partiti che sostengono il governo Renzi è il ddl per la legalizzazione della cannabis che domani approda in Aula alla Camera (senza mandato ai relatori) nella settimana che precede la chiusura del Parlamento per la pausa estiva. Ben 1.700 gli emendamenti presentati nelle commissioni Giustizia e Affari sociali (1.300 solo quelli dei centristi) che hanno preferito passare la palla all'Aula, dove non si inizierà comunque a votare prima di settembre, e un ricorso alla fiducia è da escludere.

Lorenzin: da centristi no senza appello alla liberalizzazione
Alla vigilia della discussione generale del provvedimento, Ap-Ncd preannuncia la presentazione di pregiudiziali di costituzionalità e di merito e promette battaglia con un tweet firmato dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin: «Alcol e droga sono una piaga. Non diciamo solo no alla liberalizzazione della cannabis, diciamo no a tutte le dipendenze: droga, alcol, gioco». Il no di Ap-Ncd (ma anche di Forza Italia e di molti cattolici del Pd) al Ddl - che autorizza la «coltivazione e detenzione personale di piante di cannabis di sesso femminile nel limite di cinque e del prodotto da esse ottenuto» per le «persone maggiorenni» - è senza appello. Parlando della linea del partito a Giardini Naxos alla Summer School della Fondazione Costruiamo il futuro Lorenzin ha ricordato oggi che per vent'anni l'Italia «non ha portato avanti politiche antidroga», e che il momento «di dire no» all’ipotesi di liberalizzazione, sfruttando l'occasione «per mettere al centro dell'agenda italiana la lotta alle dipendenze: alcol, droga, gioco».

Costa: no alla prevenzione «fatta sulla pelle dei tossicodipendenti»
Altrettanto netta la posizione del ministro della Famiglia, l'alfaniano Enrico Costa anche lui ospite della Summer School. Il ddl, ha spiegato, punta in pratica a fare prevenzione «sulla pelle dei tossicodipendenti», perché «consente, attraverso l'applicazione di oneri fiscali all'acquisto dello stupefacente dello Stato, di introitare delle risorse fiscali che possono servire alla prevenzione da parte del tossicodipendente». «Sono un liberale - ha concluso Costa - e respingo le statalizzazioni. Le statalizzazioni si danno quando qualcosa non funziona nel privato e funziona nel pubblico. Questo non mi sembra proprio il settore nel quale andare a fare un'opera di statalizzazione».

Appoggio trasversale, favorevoli in quasi tutti i partiti
Osteggiata apertamente dai centristi la proposta di legge, presentata nel 2015 su iniziativa del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, può però contare sull'appoggio trasversale di una grossa fetta di parlamentari (220 deputati e 73 senatori) che hanno dato vita ad un intergruppo per la legalizzazione della cannabis con aderenti di quasi tutti i partiti. Grazie ad un lungo lavoro di mediazione dell'intergruppo tra le varie proposte di riforma della normativa depositate dall'inizio della legislatura in testo arrivato in Aula si caratterizza da un approccio laico e pragmatico la tema della coltivazione e del commercio della cannabis. Oltre alla libertà di coltivazione fino a 5 piantine per i maggiorenni il ddl prevede anche la possibilità di detenere fino a 5 grammi di cannabis (15 grammi potranno tuttavia essere conservati in casa). Relativamente al consumo, la legge vieta di fumare prodotti derivati dalla cannabis «negli spazi pubblici o aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro pubblici e privati».

Commercializzazione in regime di monopolio statale
Lo spaccio resterà un reato, ma sarà consentita la commercializzazione della cannabis all'interno di un regime di monopolio statale per la coltivazione delle piante, preparazione e vendita al dettaglio. In pratica lo Stato potrà autorizzare soggetti privati, che si possono riunire in associazioni, i cannabis social club, a coltivare la marijuana e venderla in locali dedicati, sul modello di quanto avviene nei coffee shops europei. Via libera anche all'uso curativo della cannabis «previa prescrizione medica e comunque nel limite quantitativo massimo indicato nella prescrizione medesima». Il ministro delle Politiche agricole alimentari disciplinerà invece «le modalità e i criteri di individuazione delle superfici agricole utilizzabili per la coltivazione della cannabis soggetta al monopolio di Stato». I proventi ricavati dall'attuazione delle nuove norme saranno invece «destinati al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga». Probita ogni forma di pubblicità, diretta o indiretta, della cannabis e dei prodotti derivati, con sanzioni da 5mila a 25mila euro per chi viola il divieto.

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