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Acquisti Pa, tagli ai prezzi del 30%

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Acquisti Pa, tagli ai prezzi del 30%

Commissario. Yoram Gutgeld. (Agf)
Commissario. Yoram Gutgeld. (Agf)

La spending review riparte dall’analisi dettagliata dei prezzi dei prodotti acquistati dalla pubblica amministrazione per ottenere nuovi, consistenti risparmi. Con alcune sorprese di non poco conto rispetto a certe semplificazioni eccessive che girano da sempre, come quella della siringa che alle Regioni del Sud costerebbe dieci o venti volte quello che costa alle Regioni del Nord. La realtà è molto più articolata e nasconde insidie più diffuse. Una tabella che è sul tavolo del commissario di Palazzo Chigi alla spending review, Yoram Gutgeld, dimostra che per una delle 19 categorie di prodotti di competenza regionale o comunale sotto osservazione in questa fase, gli stent coronarici, il prezzo varia sul territorio nazionale da 300 euro a oltre 1.000 euro. E se è vero che mediamente la distribuzione degli acquisti delle Regioni del Sud è più spostata verso le fasce alte di prezzo, la sorpresa sta nel fatto che questa oscillazione di prezzi così ampia per singoli prodotti standardizzati si ritrova anche nelle Regioni del centro-nord e addirittura all’interno delle singole Regioni. Lo stesso risultato vale anche per gli altri prodotti.

«Abbiamo – dice Gutgeld – il caso di una regione del centro-nord, che possiamo chiamare Regione X, considerata fra le più efficienti e virtuose, che presenta per l’acquisto di stent coronarici dello stesso livello di qualità uno spettro di prezzi che va da 350 a 1.000 euro, più o meno lo stesso spettro rilevato su scala nazionale: un 18% degli acquisti si fa a un prezzo compreso fra 370 e 420 euro e, dall’altra parte dello spettro, un 25% degli acquisti si fa con prezzo sopra gli 800 euro, di cui un 11% sopra gli 840».

Quali sono le ragioni di tanta variabilità? «Le ragioni di uno spettro tanto ampio – risponde Gutgeld – non sono tanto nella differenza fra Nord e Sud, che pure esiste, se consideriamo le medie. Il fattore che incide maggiormente sta nel fatto che fino a oggi gli acquisti venivano fatti per lo più dai singoli ospedali che comprano volumi più bassi e con catene di acquisto più lunghe, con più intermediari».

«La fotografia che esce da questo monitoraggio – continua il commissario alla spending review di Palazzo Chigi – non cambia quindi la nostra strategia ma semmai ci costringe a rafforzare ulteriormente quelle politiche che vanno verso la centralizzazione della spesa in un numero ristrettissimo di centrali di acquisto. Dal singolo ospedale bisogna passare alla scala regionale e sovraregionale».

Anche su questo fronte la collaborazione fra governo e regioni («ottimo il lavoro di coordinamento che sta facendo il ministro Lorenzin», dice Gutgeld) produrrà risultati che andranno oltre le attese. «Oggi sono previste 35 stazioni appaltanti che in realtà diventeranno una decina perché si stanno già verificando ulteriori accorpamenti fra centrali di acquisto regionali con più Regioni che si serviranno di una sola centrale comune, come sta succedendo nel caso di Marche, Umbria e Toscana».

La tabella di cui parla Gutgeld è una delle 19 tabelle che fotograferanno lo “spettro” dei prezzi di acquisto per 19 categorie di prodotto, di cui 14 di competenza regionale (prevalentemente nel settore sanitario) per una spesa di circa 12 miliardi e 5 di competenza comunale per un valore dell’ordine dei 3 miliardi. La novità di questi giorni riguarda proprio l’analisi delle categorie di spesa dei comuni (pulizia, facility management, servizi di vigilanza, guardiania, piccole manutenzioni) che darà il via dal 9 agosto alla seconda parte dell’operazione avviata a partire da marzo con le Regioni. Il lavoro completo sarà presentato probabilmente già oggi al Mef (in collaborazione con la Consip e con l’Associazione nazionale dei comuni) e sarà alla base della ulteriore stretta che il governo intende dare alla spesa per acquisti di beni e servizi da qui alla fine dell’anno e poi con la prossima legge di stabilità. «Consideriamo – dice Gutgeld – un risparmio che in qualche caso sarà anche superiore al 30% grazie al ricorso a gare centralizzate che abbiano a base d’asta i livelli inferiori dello spettro dei prezzi».

La principale frontiera della spending review per finire quest’anno e per il 2017 è quindi tracciata e l’accelerazione su questo fronte consentirà risparmi più alti di quelli finora messi a bilancio. «Altri risparmi finora non quantificati arriveranno – dice ancora Gutgeld – con l’attuazione della legge Madia che ora sta procedendo speditamente: basti pensare al coordinamento dei centri di spesa delle tre polizie». Poi arriverà il trasporto pubblico locale. Una conferma che il rafforzamento della concorrenza nelle gare (digitali o meno) per le forniture e i servizi della Pa giocherà un ruolo crescente anche nelle strategie di spending review.

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