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Pil, Svimez: 2015 «eccezionale» per il Sud, ma 2016 in…

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dopo 7 anni di cali

Pil, Svimez: 2015 «eccezionale» per il Sud, ma 2016 in frenata

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Il 2015 è stato un anno «eccezionale per il Mezzogiorno»: ha interrotto sette anni di cali del prodotto interno lordo e «ha realizzato una crescita maggiore di quella del Centro-Nord», il +1% contro il +0,7 per cento. A confermare i dati positivi per l'economia meridionale è lo Svimez anticipando oggi i principali dati di andamento economico disaggregati del “Rapporto Svimez 2016 sull'economia del Mezzogiorno”, in presentazione a fine di ottobre. Difficile però una replica quest'anno delle performances registrate in quello passato. Secondo l'Associazione per lo sviluppo dellindustria nel Mezzogiorno «le condizioni che hanno portato a questi risultati appaiono difficilmente ripetibili nei prossimi anni: nel 2016 la crescita del Pil italiano si fermerà allo 0,8%, come nel 2015, con il Sud che frena al +0,3% e il Nord che accelera al +0,9 per cento.

Prospettive positive per il 2017
Le cose miglioreranno nel 2017, quando la crescita nazionale prevista dallo Svimez dovrebbe toccare l'1%, raggiungendo il +0,9% al Sud e l'1,1% nel resto del paese. Questi dati dimostrano, secondo l'associazione, che «la “Grande recessione” ha certamente colpito ma non ha fatto venire meno la capacità del Mezzogiorno di rimanere agganciato, com'è accaduto, pur con fasi alterne, dal Dopoguerra ad oggi, allo sviluppo del resto del Paese». Il risultato del 2015, «ha solo in misura molto parziale ridotto il depauperamento delle risorse del Mezzogiorno e il suo potenziale produttivo causato dalla crisi», dal 2007 il prodotto in quest'area si è ridotto del -12,3%, quasi il doppio della flessione registrata nel Centro-Nord (-7,1%). «Non sarà quindi - sottolinea Svimez - solo un anno positivo dopo sette di continue flessioni a disancorare il Mezzogiorno da questa spirale di bassa produttività, bassa crescita, e quindi minore benessere».

Lavoro in crescita grazie ad agricoltura e turismo
Tra i fattori che hanno contribuito alla a crescita del prodotto interno nelle regioni del Sud Svimez ricorda l'annata agraria particolarmente favorevole, la crescita del valore aggiunto nel turismo, «che ha beneficiato anche crollo del turismo nella sponda Sud del Mediterraneo», e la chiusura della programmazione dei Fondi strutturali europei 2007-2013, che ha portato ad un'accelerazione della spesa pubblica. Tra gli effetti positivi di questi fattori la forte crescita dell'occupazione nel 2015, in particolare in agricoltura (+5,5%) e nel turismo (+8,6%), con un tasso medio di +1,6% (94mila occupati in più) mentre nelle altre aree la crescita si ferma allo 0,6 per cento. Conferma il traino della ripresa meridionale da parte dei settori agricoltura e turismo anche il dato relativo ai contratti a termine: +56 mila, pari a +7,4 per cento.

TASSI DI CRESCITA ANNUALI E CUMULATI DEL PIL IN TERMINI REALI (%)

L’appello a ripristinare decontribuzione con regole 2015
Il Meridione rimane comunque al di sotto del livello del 2008 di quasi mezzo milione di occupati (482 mila unità) mentre il resto del paese è quasi al livello pre-crisi. Nel Mezzogiorno, l’incremento di occupati (37mila, +1%) tra i dipendenti a tempo indeterminato è dovuto in particolare alla decontribuzione sulle assunzioni con le nuove regole del Job Act. Lo Svimez sottolinea dunque la necessità di «ripristinare nella formula del 2015 la decontribuzione sulle assunzioni a tutele crescenti, il cui affievolimento nel 2016 è probabilmente la ragione principale del rallentamento della dinamica occupazionale nel primo trimestre di quest'anno». Altri elementi di preoccupazione, secondo Svimez, sono il calo del lavoro nella manifattura in senso stretto (-1,6%), che porta il rapporto a parlare di «crescita senza industria», e il “downgrading” (letteralmente ”degrado”) dell'occupazione, sempre più concentrata su impieghi a bassa qualificazione. Le professioni cognitive altamente qualificate hanno perso, tra il 2008 ed il 2015, oltre 1,1 milione di unità in Italia (-12,8%), un calo che nel Mezzogiorno è stato molto più accentuato (-18,7%) rispetto al Centro-Nord (-10,8%).

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