Sulle sorti del Monte dei Paschi di Siena «le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi». E «io non voglio che per le responsabilità dei politici del passato, e dei banchieri del passato, paghino i cittadini di oggi». È il pensiero di Matteo Renzi, espresso in un'intervista a Repubblica, nella quale il premier esclude anche e in modo categorico la necessità di una manovra correttiva per il 2016. «I governi Letta e Monti hanno disseminato di trappole le vecchie finanziarie», col meccanismo «atroce» della clausole di salvaguardia, ma «l’Iva non aumenterà». Non sono condivise dal premier le perplessità sul ruolo di Cassa depositi e presiti come finanziatore di iniziative di politica economica e industriale. «Rispetto la Corte dei conti, ma la realtà è un’altra. Cdp si sta muovendo in totale ossequio alle leggi italiane e alle regole europee. Il fatto che possa dare una mano, oggi in Atlante o domani in Ilva, è a sostegno dell'economia reale del Paese. Ed è totalmente in linea con la missione della Cassa. A ciascuno il suo: cosa fa la Cassa lo decidono i soci e le leggi, non la Corte dei conti».
Avanti sul taglio dell’Ires
In riferimento al piano per Mps Renzi aggiunge che «con Padoan abbiamo agito all’unisono, incoraggiando una soluzione di mercato. La Bce e il cda hanno fatto poi la scelta che hanno ritenuto più solida». Nonostante il rallentamento dell’economia il presidente del Consiglio non considera necessari interventi straordinari di finanza pubblica. «Seguiremo la linea già tenuta fin qui scongiurando un salasso da 15 miliardi, dunque l’Iva non aumenterà. E le tasse continueranno a scendere, perché andremo avanti sul taglio dell’Ires». Un accenno veloce anche alle polemiche che volteggiano su Viale Mazzini. «Io non ho messo il naso in nessuna nomina Rai e non intendo farlo adesso. Abbiamo scelto come governo un manager qualificato come Campo dall’Orto, adesso tocca a lui e alla sua squadra. Il paradosso è che noi non mettiamo bocca nelle scelte e siamo giudicati responsabili per tutto ciò che accade. Buffo, no?».
Non parlo di guerra. E l’Ue aiuti sui migranti
«Io non uso la parola guerra. Rispetto chi lo fa. Dal Papa» fino «a Hollande o Merkel. Loro hanno usato la parola guerra. Io preferisco parlare di terrorismo. La sostanza, tuttavia, non cambia molto. E non cambia soprattutto la necessità che l'Islam moderato faccia sentire la sua voce, forte e chiara e senza alcun tentennamento». Renzi sottolinea che «l’intelligence italiana svolge un lavoro
straordinario», come pure le «forze di polizia, i magistrati, il Viminale» ma «nessun Paese è a rischio zero, nemmeno noi». Confermato lo scetticismo riguardo a interventi militari. «La scelta del mio governo è solo quella di evitare avventure improvvisate come quella che i nostri amici francesi imposero in
grande stile in Libia arrivando alla distruzione di Gheddafi ma senza un piano per il dopo. E noi siamo i primi a pagarne le conseguenze oggi. Le iniziative militari devono avere una strategia per il domani, non solo una tattica per l’oggi». E precisa che in Iraq e Libia «le strutture italiane impegnate nella lotta contro Daesh sono quelle autorizzate dal Parlamento, ai sensi della vigente normativa. Non si scherza su questi temi». Quanto ai migranti ribadisce la linea: «Accoglienza, certo. Siamo in prima fila su questo, da sempre, e lo siamo in
particolar modo sul salvataggio di vite umane. Detto questo se c’è un obiettivo che l'Europa non ha ancora centrato è la gestione continentale dei rimpatri. Vogliamo salvare tutti quelli che troviamo in mare, ma non possiamo tenerli tutti in Italia. Ancora i numeri sono gestibili, ma l’Europa deve collegare strategie di cooperazione internazionale con rimpatri, altrimenti il sistema salta».
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