«Siamo pronti a chiarire tutto quando la Procura di Roma riterrà opportuno doverci ascoltare». Così l’avvocato Salvatore Sciullo, difensore dell’assessore M5s di Roma, Paola Muraro, finita nell’inchiesta (non formalmente indagata) sul «sistema rifiuti» della Capitale. Il fascicolo, del sostituto procuratore Alberto Galanti, conta 21 iscritti nel registro degli indagati ed è diviso in due maxi filoni d’indagine che contengono, però, diversi rivoli.
Il primo riguarda i due stabilimenti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) dell’Ama, per i quali si ipotizza la violazione dell’Autorizzazione integrata ambientale di cui era responsabile la stessa Muraro. Stando alle ipotesi dei carabinieri del Noe da quegli impianti uscirebbero residui di lavorazione (Cdr, Fos e scarti vari) fuori norma. L’indagine si basa su campionamenti svolti dai militari il 12 e 13 gennaio nei due Tmb. Due diverse consulenze tecniche che hanno portato l’allora consulente di Ama, Muraro, a muovere pesanti contestazioni contro il metodo di lavoro degli investigatori. Osservazioni che il perito della Procura, Luigi Boeri, ha definito «singolari», così come risulta dai verbali di campionamento. Stando ai documenti, il 18 gennaio successivo ai campionamenti, s’incontrano Boeri con il dirigente di Ama Marco Casonato e i consulenti della società pubblica Marco Achilli, Giuseppe Mininni e Paola Muraro. In tutto, sono sollevate otto contestazioni sulle modalità con cui il Noe ha svolto i campionamenti.
“Siamo pronti a chiarire tutto quando la Procura di Roma riterrà opportuno doverci ascoltare”
Avvocato Salvatore Sciullo, legale di Paola Muraro
La stessa Muraro avrebbe affermato, risulta dai documenti, che «nel verbale di campionamento non è data evidenza che lo stesso sia stato eseguito conformemente alla norma, né che il campionamento del Cdr sia stato effettuato secondo la procedura individuata dal Piano di monitoraggio e controllo dell’Aia». Obiezione stigmatizzata da Boeri, il quale «chiede che venga riportato a verbale» che «le modalità di campionamento sono state eseguite in contraddittorio con il personale designato da Ama nei giorni 12 e 13 gennaio; appare singolare che vengano oggi (18 gennaio, ndr) poste osservazioni da parte di persone non presenti al campionamento e che, pertanto, non hanno partecipato alla definizione delle modalità di campionamento».
Il secondo filone d’indagine, invece, riguarda il Tritovagliatore a Rocca Cencia di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni (già travolto da un’inchiesta giudiziaria) e affittato alla società Porcarelli Gino & Co. Nel mirino degli investigatori le tariffe applicate dal Tritovagliatore per smaltire i rifiuti, pari a 175 euro per tonnellata. Stando alle ipotesi – sulle quali si cercano i riscontri – potrebbe essere stato creato un meccanismo affinché fosse proprio la struttura di Cerroni a risolvere l’attuale emergenza rifiuti della Capitale. Il punto di partenza è l’appalto, aggiudicato a febbraio scorso dalla società tedesca Enki per smaltire la spazzatura di Roma, «stoppato» da alcuni funzionari del Dipartimento rifiuti della Regione Lazio. L’ipotesi è che questo stallo – di recente venuto meno con l’intervento dell’assessore Pd Mauro Buschini – possa aver favorito l’attuale crisi a vantaggio di Cerroni, cui è riconducibile il Tritovagliatore di Rocca Cencia, lo stesso impianto che vuole utilizzare l’assessore Muraro. Altri rivoli dell’indagine, sui quali stanno lavorando i carabinieri del Noe e la Guardia di finanza del comando provinciale di Roma, riguardano i presunti rapporti che avrebbe avuto la Muraro con Cerroni stesso e gli appalti di Ama vinti da una piccola cerchia di imprenditori.
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