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Il burkini costa dai 35 ai 143 euro sul sito della stilista che l’ha…

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Il costume è nato in australia

Il burkini costa dai 35 ai 143 euro sul sito della stilista che l’ha inventato

Burkini è un neologismo che unisce due parole burqa e bikini. Il costume usato dalle donne musulmane che vogliono stare al mare o in piscina in linea con le regole islamiche è al centro della cronaca per le ordinanze in Francia che ne vietano l’uso. È composto da tre pezzi, un pantalone, un abito e un copricapo, che lasciano scoperti solo il viso, le mani e i piedi. Contrariamente a quanto si può pensare il burkini non è stato inventato in paesi musulmani o in Europa, ma è nato agli inizi del 2000 in Australia, a Bankstown , un sobborgo di Sydney, ideato dalla stilista di origine libanese, Aheda Zanetti, nata a Tripoli, trapiantata in Australia all’età di due anni. È la stilista che ha depositato il marchio con i nomi di burqini e burkini. «Ho voluto fare in modo che fosse in linea con lo stile di vita australiano», ha spiegato la stilista al Washington Post.

Il primo abito fu il hijood
Il primo obiettivo di Adeha Zanetti fu quello di realizzare un costume per la nipote che giocava a netball, uno sport di squadra praticato in Australia e in Nuova Zelanda, molto simile alla pallacanestro. L’uniforme indossata dalla squadra nella quale giocava la nipote era un tradizionale abito islamico, certamente poco adatto al gioco. Allora creò un costume più agile, ma in linea con la morale islamica. Nacque così l’hijood, unione di hijab, il velo islamico, e hood, mantello, che rappresentò di fatto un prototipo del burkini. L’idea piacque alla comunità islamica, tanto che Aheda ne avviò un business nel giugno 2004, creando l’azienda Ahiida. La stilista ha detto di essere stata ispirata nella creazione del burkini da un articolo che descriveva le donne musulmane andare in acqua indossando il burqa.

Polemica sul burkini in Francia, arrivano le prime multe

In saldi da 35 a 90 euro, fino a 143 euro per le taglie forti
E dall’unione di burqa e bikini naque il burkini. «È solo un nome che ho inventato, non significa niente», ha spiegato la stilista, parlando di un semplice “due pezzi” islamico, «ma così suona stupido». In un primo momento il costume islamico ha attratto una clientela di nicchia, poi l’attenzione è esplosa a livello internazionale. Attualmente sul sito della stilista i burkini sono in vendita in saldi a partire da 35,97 euro per un modello da ragazza grigio e corallo e fino a un massimo di 90,64 euro di un modello da signora verde e nero. C’è poi un modello taglie forti da 143,88 euro (nero con qualche striscia azzurra nel vestito). Per la notorietà del modello bisogna attendere il 2007 quando, dopo le tensioni a Sydney tra musulmani e australiani, un'associazione no profit, la Surf Life Saving Australia, lanciò una campagna per trovare bagnini musulmani per aiutare l’integrazione. La Zanetti, contattata dall’associazione, adattò il costume al lavoro di salvataggio sulla spiaggia. Costumi gialli e rossi che ebbero un immediato successo tra i musulmani di Sydney. La stilista da allora ha rilasciato più di 1.500 interviste.

Il sito della stilista Aheda Zanetti

Venduti 700mila esemplari del costume
Dal 2008, di burkini ne sono stati venduti oltre 700mila esemplari in tutto il mondo, ha dichiarato la designer, «anche ai non musulmani: ne abbiamo venduti a ebrei, indù, cristiani, mormoni, donne che avevano vari questioni con il corpo. Abbiamo avuto anche degli uomini che l’hanno chiesto». Un costume indossato da celebrità e gente comune, da mamme che per la prima volta fecero il bagno al mare con i figli, ha raccontato la stilista. Tanto si diffuse che Aheda brevettò il costume islamico, registrando sia il marchio 'burkini' che 'burqini'. Oggi le imitazioni non si contano e la parola è entrata nel linguaggio corrente per indicare un costume da bagno femminile in linea con i dettami islamici. Ora la situazione in Francia, con le ordinanze di divieto di indossare il burkini, hanno rinnovato l’interesse per il costume . «Prima era abbastanza positivo, adesso tutti pensano che nascondiamo bombe nei nostri burkini». «Non ho rimpianti», ha dichiarato la stilista, «abbiamo suscitato molta fiducia all’interno delle nostre comunità».

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