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Non solo università: dagli Its agli stage, la formazione che…

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giovani e occupazione

Non solo università: dagli Its agli stage, la formazione che dà lavoro

Ti iscrivi, studi, superi gli esami. E, magari, trovi lavoro a pochi mesi dal titolo. Di che corso di laurea si sta parlando? Nessuno: è l'iter offerto da vari programmi post diploma, un'alternativa all'università per gli studenti freschi di maturità. Istituti tecnici superiori, corsi professionalizzanti, tirocini internazionali: percorsi calibrati sull'ingresso nel mercato del lavoro o competenze esterne ai programmi accademici, tanto più preziose per la fascia di neodiplomati che non si sente attratta da un'immatricolazione a settembre. La parte del leone è giocata dagli Its, con mezzo migliaio di programmi attivati e un tasso di occupazione che raggiunge la media di 8 candidati su 10.

Ma le opportunità si spingono ben oltre, anche quando non si parla di formazione in senso stretto: scambi e gap year, per fare un paio di esempi, possono diventare il filtro per una scelta più consapevole su cosa studiare (o non studiare) sui banchi dell'università.

Con gli Its al lavoro l'81,1% dei diplomati
In cima alla lista ci sono ancora gli Istituti tecnici superiori (www.indire.it/its/), le scuole ad alta specializzazione tecnologica per la formazione in sei branche specifiche (Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie per la vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo, Tecnologie della informazione e della comunicazione). I corsi si articolano come bienni di formazione e stage, per una media di 2mila ore, gestiti da 87 fondazioni con una rete di 1.662 partner tra imprese, scuole superiori, dipartimenti universitari, enti di ricerca e varie associazioni. Il bilancio? Dal 2010 ad oggi sono stati attivati 509 percorsi, dal tecnico superiore per la mobilità della persone e delle merci in ambito marittimo al tecnico per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie. Secondo i dati del monitoraggio dell'agenzia Indire per il Miur, svolto su 67 istituti a fine 2015, il tasso di occupazione a 12 mesi dal titolo viaggia sull'81,1%: 1.002 diplomati al lavoro, dei quali 904 con un'occupazione allineata all'area tecnologica di riferimento.

Come spiega Antonella Zuccaro, primo ricercatore di Indire, «il tema è cercare di capire quali siano le competenze rilevanti per trovare lavoro, e sono le imprese i soggetti più deputati a spiegarlo. Gli Its, ad esempio, servono proprio a questo: intercettano i bisogni delle aziende radicate su un certo territorio». L'obiezione è che si tratti, appunto, di competenze circoscritte a breve e brevissimo periodo. «I corsi non forniscono solo competenze professionalizzante, mordi e fuggi, ma anche basi più profonde – replica Zuccaro - Sono un'opportunità perché, in questa fase di passaggio, riescono a individuare le figure che servirebbero ma si fa fatica a trovare. In attesa di cambiamenti».

Gli Ifts, 12 mesi per 'crearsi' un lavoro
Simili agli Its, ma di durata annuale, gli Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore) sono percorsi di formazione rivolti sia a diplomati che a non diplomati. Sono realizzati da almeno quattro soggetti formativi, dalla scuola alle imprese, e attivati con regolarità – per ora – solo in otto regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Marche, Friuli, Liguria, Campania, Puglia e Abruzzo. Le caratteristiche fondamentali? Un monte orario di 1000 ore, con stage obbligatorio pari ad almeno il 30% dell'intero percorso e un corpo docente attinto per il 50% dal mondo aziendale. I percorsi di specializzazione sono 20, improntati alla domanda del mercato del lavoro e alle particolarità del territorio: da turismo ed enogastronomia alla meccanica, da grafia e comunicazione a pelletteria.

La nicchia dei corsi post diploma
Ancora più brevi (e mirati), i corsi post diploma e post qualifica sono programmi con una durata compresa tra 50 e 300 ore. In genere sono gratis, non prevedono indennità e si indirizzano a una fascia di iscritti in possesso del diploma quinquennale o della sola qualifica triennale. L'Isfol li definisce una «nicchia», in parte perché superati o inglobati dagli Ifts (vedi sopra), in parte perché sbilanciati su programmi per chi ha conseguito almeno il diploma. Si articolano tra formazione teorica e un certo numero di ore di stage, con ingressi vincolato a un test e verifica finale delle competenze.

L'opzione gap year
Non è detto, comunque, che l'iscrizione sia obbligatoria. Se la scelta non è sicura, ma un anno di attesa rischia di confondere ancora di più le idee, si può investire su un gap year: gli anni di intervallo coperti da esperienze all'estero, dal lavoro part time ai progetti di volontariato coordinati da onlus internazionali. All'interno di Erasmus+, la nuova programmazione Erasmus, si può accedere alla opportunità del Servizio civile all'estero (serviziovolontarioeuropeo.it): un'esperienza fino a un massimo di 12 mesi per giovani dai 17 ai 30 anni di età, con tanto di copertura delle spese di vitto e alloggio, rimborso del viaggio entro determinati massimali, assicurazione e formazione linguistica sul campo. Gli ambiti di lavoro spaziano tra arte e cultura, animazione con i bambini, ecologia e sviluppa sostenibile. Mentre scriviamo questo servizio, le opportunità disponibili includono l'assistenza ai disabili in Danimarca, servizi di inclusione sociale in Slovacchia e programmi di sviluppo in Argentina.

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