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D'Alessio, Califano e gli altri: quando il cantante ha problemi di…

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musica e soldi

D'Alessio, Califano e gli altri: quando il cantante ha problemi di contante

Gigi D’Alessio (Olycom)
Gigi D’Alessio (Olycom)

«Well, it's one for the money, two for the show», cantava Elvis Presley alle origini del rock and roll, metafora perfetta di quanto prendersi cura dei propri soldi («the money», appunto) venisse prima di tutto il resto, «show» compreso. Per il cantante e non solo. Non si può dire che sia andata sempre così: le pagine di cronaca sono piene di musicisti che del concetto non hanno fatto tesoro.

Ultimo caso, qui in Italia, è quello di Gigi D'Alessio, cantautore napoletano che secondo la stampa avrebbe accumulato 25 milioni di debiti (cifra da lui comunque contestata) per una serie di operazioni di investimento sbagliate legate ad alcune sue società. Tra i creditori diverse banche – da UniCredit alla Popolare di Milano, passando per Mps – e anche la show-girl sua amica Valeria Marini che gli corrispose un «prestito a titolo grazioso» da 200mila euro. D'Alessio, alle prese con un piano di rientro che dovrebbe sortire i primi sensibili effetti nei prossimi mesi, non è comunque un caso isolato. Anzi, verrebbe da dire che è in ottima compagnia: più di un illustre cittadino del Bel Paese della canzonetta ha avuto problemi analoghi. Caso celebre quello del grande Franco Califano, il «Califfo» nazionale che nel novembre del 2010 dichiarò ai media: «Sono povero, chiedo il sussidio statale», invocando la legge Bacchelli perché i 10mila euro che incassava al semestre dalla Siae come diritto d'autore non gli bastavano. Se ne andrà tre anni più tardi, di certo non navigando nell'oro, nonostante avesse scritto alcune delle più belle pagine della musica leggera tricolore.

Di altra generazione ma spesso e volentieri tirato in ballo dai giornali di gossip su vicende pecuniarie è Marco Castoldi, in arte Morgan, leader dei Bluvertigo reinventatosi giudice di talent show. A dicembre scorso la stampa rivelò che la sua ex moglie Asia Argento rivendicava una cifra vicina ai 50mila euro per presunta mancata sussistenza economica della figlia. Ascia da guerra sotterrata, a quanto pare, in tempi più recenti, alla luce delle ultime dichiarazioni dell'attrice figlia d'arte: «Morgan resta il mio grande amore».

Se ci spostiamo al di là dell'oceano, le cifre crescono vertiginosamente. In territorio rap, soprattutto: Kanye West, per esempio, a febbraio fece su Twitter coming out rivelando ai suoi fan debiti per 53 milioni di dollari, forse legati ai suoi investimenti in linee d'abbigliamento. Stesso genere, problemi analoghi per 50 Cent che a luglio dell'anno scorso dichiarò debiti per 28 milioni di dollari e adesso è alle prese con un complicato piano di rientro. Bazzecole a confronto dell'esposizione da 778mila sterline che tre anni fa l'irlandese Jim Corr raccontò alla stampa britannica. Ma del resto quanti saranno qui da noi gli adepti del pop folk dei Corrs?

Ci sono in ultimo le storie tragiche. Quella della indimenticabile Whitney Houston, per esempio: quando lasciò questa terra nel febbraio 2012 uscì fuori che, in dieci anni, era stata capace di dilapidare un patrimonio da 100 milioni di dollari. L'interprete di «All at Once» s'era ridotta a farsi prestare ingenti somme da amici e collaboratori per pagarsi le cure di riabilitazione. Tragedia al contrario quella di un'altra grande voce femminile, la «leonessa di Camden» Amy Winehouse. Nella sua breve e travolgente carriera accumulò qualcosa come 10 milioni. Soldi ereditati dalla famiglia e scialacquati, secondo i tabloid, a una velocità impressionante per coprire precedenti situazioni debitorie dei congiunti. Eggià: «Love is a losing game», cantava lei. Pure la musica però, come l'amore, certe volte può rivelarsi un gioco a perdere.

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