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Bufera sulla giunta Raggi: via due pezzi da novanta. Lasciano anche i…

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Bufera sulla giunta Raggi: via due pezzi da novanta. Lasciano anche i vertici Atac e Ama

A neanche due mesi dall'insediamento, l'amministrazione Cinque Stelle di Virginia Raggi a Roma perde due pezzi da novanta: l’assessore a Bilancio, patrimonio e partecipate Marcello Minenna e la capo di gabinetto Carla Romana Raineri. Dirigente Consob lui, magistrata della Corte d'appello di Milano lei. Due fiori all'occhiello, noti per rigore e competenza, due tecnici di altissimo livello chiamati dall'ex commissario Francesco Paolo Tronca a guidare la capitale nell'era difficile del dopo-Marino. Minenna e Raineri si sono sempre mossi in coppia, anche quando hanno presentato esposti in procura e alla Corte dei conti chiedendo di fare chiarezza sulla gestione del debito monstre di 13 miliardi che grava sulla capitale.

Ufficialmente - come spiega una nota di Raggi pubblicata su Facebook alle 4 del mattino - l’addio di Raineri è legato a una questione di compensi. Ieri è arrivato il parere dell'Anac di Raffaele Cantone sulla nomina della magistrata a capo di gabinetto, effettuata prima facendo riferimento all’articolo 90 del Tuel, e poi con una successiva delibera, invocando l'articolo 110 del Testo unico degli enti locali. Sbagliato, ha sentenziato l'Anticorruzione: doveva avvenire sulla base dell'articolo 90 Tuel che però fissa limiti ai compensi . Lontani dai 193mila concessi a Raineri, che avevano creato scompiglio (il capo di gabinetto di Chiara Appendino a Torino ne guadagna 63mila) ma che erano di poco inferiori al suo stipendio da giudice. Gli stessi vertici del M5S avevano "benedetto" la nomina con un ragionamento meritocratico: Roma ha bisogno del meglio per risollevare la testa, e il meglio si paga. Non è un caso che la deputata Carla Ruocco, una dei cinque componenti del direttorio pentastellato, abbia ritwittato un cinguettio del presidente della VI sezione del Consiglio di Stato, Sergio Santoro, secondo cui «il capo gabinetto #RomaCapitale non può essere scelto con selezione pubblica: è incarico fiduciario nella specie conferito a un magistrato». E non è un caso che dal mini-direttorio che affianca Raggi, la senatrice Paola Taverna abbia commentato amara il doppio addio: «Una gigante perdita per la giunta».

La sindaca di Roma Virginia Raggi su Facebook annuncia la revoca della nomina di Carla Raineri

Sta di fatto che ricevuto il parere Anac, Raggi ha deciso di emettere un'ordinanza di revoca in autotutela dell'incarico a Raineri, che si era già dimessa. E che stamattina Minenna ha comunicato l'addio di entrambi, irrevocabile e accettato. Ma sarebbe riduttivo liquidare le dimissioni come dovute a mera questione di soldi. In ballo ci sono divergenze più ampie. Lo ha confermato la stessa Raineri: «Le dimissioni non sono dovute a “motivi retributivi o contrattuali: sono ben altri e saranno a breve resi noti». Poi la stoccata: «Diffiderò chiunque avanzi l’ipotesi che le mie dimissioni siano legate all'accettazione dell'articolo 90 ovvero a riduzioni dei miei compensi, perché non è così. Credevo di essere stata chiamata per garantire la legalità. La verità è tutt'altra e spiegherò presto le mie ragioni».

Minenna e Raineri non hanno mai digerito le altre nomine decise da Raggi: da Raffaele Marra, ex collaboratore di Gianni Alemanno, voluto vice capo di gabinetto e ancora in attesa che per lui si scelga un altro incarico, a Salvatore Romeo, l'attivista pentastellato funzionario dell'ufficio controllo partecipate spostato a capo segreteria con un compenso triplicato da 40mila a oltre 100mila euro, fino all'ex mandatario elettorale di Raggi, Andrea Mazzillo, "premiato" componente dello staff della sindaca con 90mila euro di retribuzione.

Nonostante i malumori della base e il pressing del direttorio M5S, Raggi non ha fatto alcun passo indietro. Scegliendo invece di sacrificare proprio Raineri, l'unica che i vertici del Movimento e Minenna (che aveva accettato l'incarico di assessore dopo lunga trattativa, su richiesta del candidato in pectore del M5S, Luigi Di Maio) difendevano. E di rinviare in giunta, la scorsa settimana, la delibera sulla nuova governance delle partecipate messa a punto dall'assessore, in coppia proprio con Raineri. Un altro temporeggiare non gradito, foriero di nubi. Come quella che si è abbattuta sull’Atac, la società del trasporto pubblico capitolino, con le dimissioni ufficializzate oggi del direttore generale Marco Rettighieri - a cui Minenna aveva confermato «piena fiducia» a Ferragosto - e dell'amministratore unico Armando Brandolese. Tempesta anche sull’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, con l’amministratore unico Alessandro Solidoro - chiamato da Minenna - che ha annunciato oggi di lasciare dopo un solo mese poiché, a seguito delle dimissioni dell’assessore, «ha ritenuto venute meno le condizioni per l'incarico affidatogli».

Dall'entourage di Raggi le dimissioni dell’assessore al Bilancio vengono definite «un fulmine a ciel sereno». Anche se così non è, il risultato è che settembre comincia malissimo: c'è da trovare in fretta degni sostituti di Minenna, che ha tre deleghe pesantissime, e della capo di gabinetto. C'è da nominare la nuova governance di Atac per evitare emergenze sui trasporti, e anche di Ama, che aveva appena cominciato a lavorare con i nuovi vertici per superare l'impasse rifiuti. E se la procura che indaga sulla gestione degli impianti di trattamento dovesse decidere di inviare un avviso di garanzia all'assessora all'Ambiente Paola Muraro, che è stata consulente proprio di Ama per 12 anni, rimarrebbe scoperta un'altra casella ancora. E l'intero puzzle potrebbe crollare come un castello di carte.

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