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Mafia Capitale, chiesta archiviazione del 416-bis per Gianni Alemanno

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DALLA PROCURA DI ROMA

Mafia Capitale, chiesta archiviazione del 416-bis per Gianni Alemanno

Gianni Alemanno non era un sodale dell'associazione di stampo mafioso denominata Mafia Capitale. Da qui la richiesta da parte della procura di Roma al gip di archiviazione dell'accusa, prevista dall'articolo 416-bis del Codice penale, ipotizzata nel quadro degli accertamenti sul sodalizio capeggiato, secondo gli inquirenti, da Massimo Carminati e da Salvatore Buzzi.

I filoni del processo residui
Alemanno ha appreso la notizia in tribunale dove era stato convocato per testimoniare in un processo per corruzione che vede imputato l'ex parlamentare del Pdl Marco Milanese, già collaboratore dell'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. In sede di discussione sulla veste in cui avrebbe dovuto testimoniare Alemanno, il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha comunicato che per l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso la procura ha formulato richiesta di archiviazione. Rimane in piedi il processo in cui Alemanno, nell'ambito di uno dei filoni scaturiti da Mafia Capitale, è imputato per corruzione e finanziamento illecito davanti ai giudici della seconda sezione penale.

L’ex sindaco: «È la rimozione di un macigno»
«Se anche la Procura, con grande onestà intellettuale, chiede l'archiviazione dell'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, è la rimozione di un macigno che ha gravato per due anni sulla mia vita», commenterà poi l’ex sindaco. Quanto al processo per corruzione e finanziamento illecito (prossima udienza il 7 novembre prossimo) le accuse contestate della procura all'imputato sono quelle di aver, tra il 2012 e il 2014, ricevuto 125mila euro in diverse tranche per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio. Il danaro, è detto nel capo di imputazione, sarebbero giunti da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati e sarebbero stati versati alla fondazione Nuova Italia, presieduta dallo stesso Alemanno.

Le precisazioni di Cantone
Intanto oggi il presidente dell'Anac Raffaele Cantone ha voluto precisare il senso delle sue parole dette ieri in aula nel corso del processo Mafia Capitale. «Non ho mai dato un giudizio sul processo e il 416-bis, l'Anac non è un'autorità giudiziaria o di polizia. La domanda che mi è stata posta ieri in udienza - spiega Cantone - è se l'Anac avesse mai individuato il reato di associazione mafiosa negli atti trasmessi alla procura e la mia risposta è stata: no. Ma è una risposta scontata, visto il tipo di attività che svolgiamo. Del resto il reato associativo, come il 416-bis, non può emergere dalla lettura di un singolo atto o appalto».

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