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mozione di maggioranza

Renzi: pronti a cambiare Italicum. M5S: tornare a proporzionale

Slittato a gennaio l'esame di legittimità costituzionale da parte della Consulta, il destino della nuova legge elettorale torna nelle mani del Parlamento. Approda infatti oggi in Aula di Montecitorio la mozione di Sinistra Italiana che impegna il governo a rivedere l'Italicum, al voto dell’Assemblea a partire da domani. Ma hanno ufficializzato una loro mozione anche i 5 Stelle, che dopo aver bocciato ogni ipotesi di modifica dell’Italicum («non è una priorità» sosteneva questa estate il membro del Direttorio Luigi Di Maio) ora propongono un ritorno al sistema proporzionale con il voto di preferenza.
Intanto in serata la maggioranza ha annunciato l'intesa su una mozione unica.

Rosato (Pd): domani mozione di maggioranza
«Nessuna tensione. Convergenza di tutta la maggioranza per presentare un testo comune che confermi l'impegno di Renzi alla disponibilità ad un lavoro del Parlamento per modificare l'Italicum». Così il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, sintetizza le decisioni dei capigruppo di maggioranza al termine della riunione in vista del voto di domani sulle mozioni sull'Italicum.

M5S: sistema proporzionale unico realmente rappresentativo
«L'Italicum va cancellato tout court in quanto non è una legge migliorabile perché è antidemocratica e incostituzionale», attaccano i deputati M5S della commissione Affari costituzionali della Camera illustrando la loro proposta. L'Italia, spiega la mozione grillina depositata questa mattina a Montecitorio, deve adottare «un sistema elettorale con formula proporzionale, da applicarsi in circoscrizioni medio-piccole», l'unico in grado di garantire «rappresentatività e vicinanza agli elettori», l'aggregazione fra le forze politiche in coalizioni «più grandi ma coese» favorendo «l'omogeneità interna dei partiti» e disincentivando «frantumazioni e scissioni».

Renzi: proposta M5S fa chiarezza, pronti a cambiare, aspettiamo Lega e FI
Al clamoroso cambio di rotta dei grillini risponde a stretto giro il premier Matteo Renzi, che a margine dell'Assemblea generale dell'Onu in corso a New York riconosce «chiarezza» alla nuova proposta del M5S. Noi, ha sottolineato quindi il premier Matteo Renzi «siamo totalmente disponibili a cambiare». Per il M5s, ha proseguito Renzi, «il ballottaggio è antidemocratico, non credo che Appendino e Raggi siano d'accordo se no non sarebbero state elette ma è un fatto di chiarezza. Ora aspettiamo Berlusconi e Salvini così tutte le posizioni sono in campo e poi faremo le modifiche» all’Italicum. Sulla legge elettorale, ha aggiunto il premier, «la discussione parlamentare viene gestita dal Parlamento. Il governo ha dato la massima disponibilità a intervenire nelle forme e nel tempo che il Parlamento vorrà».

Renzi: «Italia parla con tutti ma Usa sono il migliore alleato»
In un passaggio della conferenza stampa seguita al discorso di Barack Obama all'assemblea generale dell'Onu Renzi ha invece spiegato la linea della politica estera cui si attiene il governo. L'Italia, ha spiegato, «parla con tutti, dialoga con la Russia ed è un ponte con l'Africa, ma da sempre considera gli Usa il miglior alleato. Credo che la presidenza Obama abbia rafforzato questo legame e ci auguriamo che gli Usa proseguano su questa linea», ha concluso.

Maggioranza lavora a mozione “generica”, minoranza Pd in difficoltà
La discussione in Assemblea sulle mozioni che riguardano la legge elettorale è fissata per domani pomeriggio a partire dalle 16, mentre alle 15 è in agenda una riunone del gruppo Pd. Ai documenti presentati da Sinistra italiana e M5s potrebbe aggiungersi quello di maggioranza sul quale Pd e Ap-Ncd hanno lavorato nel corso della giornata e sul quale è in programma anche un vertice questa sera. La bozza del documento di maggioranza, secondo quanto emerso finora, non conterrebbe alcun riferimento specifico all'Italicum e nemmeno indicazioni sulla possibile nuova legge ma solo un impegno a «verificare in Parlamento le condizioni per una correzione della legge elettorale». Un testo inevitabilmente generico, sufficiente a tenere unita la maggioranza ma, forse, non tutto il Pd. La minoranza del partito, infatti, è molto critica rispetto ad una impostazione di questo tipo e farà il punto domani, prima della riunione del gruppo Pd.

A gennaio l’esame di legittimità dell’Italicum
Il dibattito sulle mozioni parlamentari per la modifica dell’Italicum arriva all’indomani della decisione, in parte attesa, del presidente della Corte Costituzionale di disporre il rinvio «a nuovo ruolo» dell'udienza pubblica di martedì 4 ottobre - fissata da mesi - dedicata all'esame della legittimità costituzionale della nuova legge elettorale. Legge in vigore da maggio 2015 ma come noto applicabile solo dal 1° luglio scorso e unicamente alla Camera dei deputati, la sola a sopravvivere del sistema bicamerale se la riforma costituzionale promossa da Renzi dovesse superare il voto del prossimo referendum confermativo. Lo slittamento, annunciato con una nota ufficiale della Corte, è a data da destinarsi. Per ora, quindi, manca una data specifica, ma difficilmente se ne parlerà prima di gennaio 2016, cioè a referendum ormai archiviato.

Lunedì 26 la data ufficiale del referendum
La scelta del presidente della Corte Paolo Grossi, adottata dopo aver consultato il collegio dei giudici, sia quelli presenti alla prima Camera di consiglio dopo la pausa estiva (13 su 14) sia gli assenti (Giuliano Amato), precede l'annuncio della data del referendum confermativo della riforma costituzionale (indicativamente tra il 20 novembre e il 4 dicembre) che il Consiglio dei ministri adotterà ufficialmente nella riunione di lunedì 26 settembre. Per ragioni diverse, lo slittamento non sembra dispiacere a nessuno. Non al premier, felice per quello che ha subito segnalato come un «cambio di clima» che permetterà al dibattito sulla riforma di «entrare nel merito», né alla minoranza del Pd, convinta che sia una «scelta saggia». Soddisfatto anche il leader dei comitati per il No Felice Besostri («L'importante è che l'Italicum venga giudicato dalla Consulta prima della sua applicazione») e il centrodestra.

Le ragioni “politiche” dello slittamento
Il rinvio della trattazione delle questioni di legittimità costituzionale della legge 52/2015 sollevate davanti alla Corte dai Tribunali di Messina e di Torino non è motivata, ma a pesare sono state evidentemente sia ragioni di opportunità “politica” che di natura tecnico-giuridica. Le prime sono intuitive: lo spostamento al nuovo anno dell'esame della legittimità costituzionale dell'Italicum tiene di fatto distinto il giudizio della Consulta dal dibattito referendario in corso, riducendo il rischio di strumentalizzazioni. Nello scenario attuale, infatti, ogni decisione della Corte poteva essere scambiata per una sentenza “politica” e “partigiana”, da leggere cioè come un via libera o una bocciatura al governo e, indirettamente, alla riforma della Costituzione voluta da Renzi. Come è noto, la nuova legge elettorale al vaglio della Consulta prevede un premio di maggioranza tale da raggiungere quota 340 seggi (su 618) per la lista che superando il 40% ottiene più voti. Se nessuna lista ottiene più del 40% dei voti si va al ballottaggio per ottenere il bonus del premio di maggioranza. Se la Corte si fosse pronunciata già ad ottobre con una censura radicale dell'Italicum, per esempio sulla previsione del ballottaggio, i Comitati per il no al Referendum avrebbero potuto parlare di bocciatura indiretta della riforma costituzionale. Se invece i rilievi fossero stati leggeri, avrebbe potuto gioire il fronte del Sì.

I profili tecnici a sostegno del rinvio
Sotto il profilo tecnico, il rinvio si spiega anche con l'atteso allargamento del numero di ordinanze di rimessione alla Corte: oltre a quelle già ricordate di Torino e Messina, è in dirittura anche quella di Perugia (non ancora pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» e quindi non ancora all'attenzione della Corte) ed altre potrebbero arrivare frutto degli oltre 20 ricorsi antitalicum depositato nei tribunali di tutta Italia dai Comitati per il No al referendum costituzionale. In pratica, il rinvio permette la riunificazione di più ricorsi, che risponde a «ragioni di economia processuale» e fornisce ai giudici un quadro più ampio e articolato dei rilievi di incostituzionalità presentati dai critici della nuova legge elettorale. “Tecniche” anche le motivazioni pro rinvio attinenti al rispetto del principio del contraddittorio tra le parti. Spostare l'esame a gennaio 2016 permetterà agli avvocati dei ricorrenti di intervenire in udienza pubblica conoscendo l'esito del referendum in funzione del sistema elettorale applicabile al Senato, variabile a seconda del prevalere del Sì o del No.

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