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Italiani rapiti in Libia, portavoce Haftar: sequestrati da al Qaida

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Italiani rapiti in Libia, portavoce Haftar: sequestrati da al Qaida

«I due italiani rapiti nel sud-ovest della Libia sono stati sequestrati da una banda criminale e dietro c’è l'impronta di al Qaida». Lo ha affermato il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce delle Forze armate libiche legate a Khalifa Haftar, (il generale di Tobruk rivale di Faez al Sarraj, alla guida del governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale), secondo quanto scrive il portale Alwasat. I due italiani sequestrati a Ghat, nel sud della Libia, sono Bruno Cacace, 56enne residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), che vive in Libia da 15 anni, e Danilo Calonego, 66enne della provincia di Belluno. Entrambi lavorano per conto di una società di manutenzione dell’aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos di Mondovì (Cuneo). La società piemontese opera da decenni in Libia con numerose commesse di ingegneria civile e ha la sua sede centrale a Tripoli, ma anche uffici a Derna, Bengasi e, appunto, Ghat.

Nei giorni scorsi, il Consiglio comunale di Ghat ha escluso che i due italiani rapiti siano stati sequestrati da terroristi, ritenendo che siano nelle mani di un gruppo fuorilegge già noto alle autorità. Le formazioni armate attive nella zona sono molteplici. Ci sono i guerriglieri di Al Qaeda nel Maghreb Islamico e del gruppo Katibat al Mourabitoun, fondato dal famigerato terrorista algerino Mokhtar Belmokhtar. A est di Ghat, nell'area di Ubari, sono attivi i gruppi armati del popolo Tebu. Nella zona sono presenti anche le milizie dei nomadi Tuareg.

Due italiani rapiti in Libia da gruppo armato

Sindaco Ghat smentisce Haftar: criminali dietro sequestro italiani
Il sindaco di Ghat, Komani Muhammad Saleh, ha ribadito oggi che dietro il rapimento non c’è al-Qaeda ma «un gruppo fuorilegge». E ha aggiunto: «Non neghiamo che al-Qaeda sia attiva nella regione di Ghat e nei suoi dintorni e siamo al corrente della sua presenza, ma affermiamo con certezza che non è al-Qaeda ad aver rapito i due italiani». E poi ha ribadito: «Abbiamo forti sospetti su un gruppo fuorilegge attivo al di fuori della città e con cui non siamo ancora entrati in contatto», non escludendo però che «questo gruppo potrebbe consegnare gli ostaggi ad al-Qaeda, ma non ce lo auguriamo».

Pinotti: sequestro ad opera di criminali comuni
La tesi del sequestro ad opera di una banda criminale è stata confermata dalla ministra della Difesa, Roberta Pinotti, che ha ricordato: «Le fonti libiche che si sono espresse e anche le autorità locali e il sindaco della città dove è avvenuto il sequestro hanno parlato di criminalità comune». E ha chiosato: «Detto ciò, quello che possiamo fare in questi casi è lavorare con il massimo riserbo».

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