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Ue, Renzi: «Fuori dal patto di stabilità spese per sisma e…

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il premier a otto e mezzo

Ue, Renzi: «Fuori dal patto di stabilità spese per sisma e migranti»

«Il prossimo anno rispetteremo le regole europee, sono regole capestro per l'Italia, le rispettiamo. Ma le spese per immigrazione e rischio sismico saranno fuori dal patto. L'ho illustrato a Juncker venerdì mattina e credo che ci sia il consenso europeo». Lo ha detto stasera il premier Matteo Renzi intervistato da Lilli Gruber e Marco Travaglio durante la tramissione televisiva "Otto e mezzo". E rispondendo a Juncker, che oggi aveva sottolineato che senza la flessibilità l’Italia avrebbe avuto 19 miliardi in meno da spendere, il premier ha sottolineato che «la flessibilità non c'era nei trattati europei. Juncker ha legato il suo programma agli investimenti in flessibilità, devo dire che è stato di parola e noi l'abbiamo utilizzata. Noi rispettiamo le regole ma le regole Ue ci dicono che in presenza di eventi eccezionali si può utilizzare un margine diverso. Se devo essere bacchettato perché devo mettere a posto le scuole mi faccio bacchettare ma non credo avverrà».

Ciò che serve per migranti e scuole fuori dal patto
«Se pensate di prendere in giro l'Italia su immigrazione e terremoto avete sbagliato destinatario» ha continuato il premier, spiegando che «se l'Europa non fa niente per l'immigrazione, noi diciamo che tutto ciò che servirà per l'immigrazione e tutto che è prioritario per le scuole dei nostri figli, è fuori dal patto».

Referendum: data tra 27 novembre e 4 dicembre
Parlando del referendum costituzionale, Renzi ha detto che «personalizzare la campagna referendaria è stato un errore». «Ho sbagliato - ha aggiunto - l'ho detto, ma volevo dare un messaggio di responsabilità e serietà». «La mia carriera politica è meno importante della riforma istituzionale. Oggi però c'è un quesito e me lo sono portato dietro» ha continuato Renzi. E sia sulla riduzione del numero dei parlamentari che sulla formazione del nuovo Senato, c'è stato un continuo botta e risposta con il direttore del Fatto Marco Travaglio, in studio. «Per convincere Travaglio devo dire che voto no», ha chiosato il premier.
Sulla data del referendum Renzi ha ricordato che «il 26 settembre decidiamo la data con 20 giorni d'anticipo rispetto alla scadenza» e a chi gli chiede se la data sarà tra il 27 novembre e il 4 dicembre risponde: «È possibile». E a Lilli Gruber che gli chiedeva se, in caso di no al referendum, sarebbe disponibile a dare il via libera a un governo di scopo, Renzi ha risposto: «Secondo lei io vengo a parlare di quello che faccio dopo? Non ne parlo neanche sotto tortura».

Matteo Renzi ospite di Otto e Mezzo con Marco Travaglio e Lilli Gruber. Photo Fabio Cimaglia / LaPresse

Pil: nel 2017 andrà meglio
Renzi ha poi parlato di Pil, assicurando che nel 2017 «andrà meglio rispetto al 2016, che è andato meglio del 2015, che era andato meglio del 2014». Ha detto di non essere contento, «voglio fare di più, ma nessuno può negare il fatto che rispetto a quando noi siamo arrivati, abbiamo portato tre punti in più degli altri, anche se è ancora poco», ha aggiunto facendo riferimento ai governi Monti e Letta. «Piano piano l'Italia ce la può fare e io faccio il tifo per l'Italia» ha concluso.

Il tweet inviato dal premier prima dell'inizio delle trasmissione

Roma 2024, a questo punto capitolo chiuso
Sulla questione Olimpiadi Renzi ha pochi dubbi: «Credo proprio che Roma 2024 a questo punto sia un capitolo chiuso - ha detto - dipenderà dalla decisione formale del Consiglio comunale, ma se il sindaco dice di no immagina di avere la maggioranza con lei». E ha aggiunto: «Noi non intendiamo fare Olimpiadi contro l'amministrazione che deve ospitarle». Raggi - ha osservato ancora Renzi - «aveva detto che si doveva fare un referendum ma il no lo aveva annunciato. Quello che è impressionante è l'idea che non si facciano le cose perchè c'è il rischio che si rubi. È come se i grillini avessero detto: non siamo in grado di cambiare le cose. Comunque, rispetto, in bocca al lupo e avanti».

Italicum: pronto a cambio deciso dal Parlamento
Parlando di Italicum Renzi ha assicurato che «se il Parlamento è disponibile noi ci stiamo. Mi colpisce che qualcuno vuole il proporzionale puro da Prima Repubblica e rischia gli inciuci. Sono disponibile a cambiarla qualunque sia la decisione che prenderà la Corte costituzionale».
Il premier ha risposto anche alle domande sulle polemiche scoppiate intorno alla campagna del Fertility day voluta dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «No alle dimissioni di Lorenzin, non scherziamo» ha detto Renzi, sottolineando che «il punto vero è che tecnicamente parlando è inguardabile dal punto di vista della comunicazione» e che «chiederò a tutti i ministri se gentilmente, quando si fa una campagna, prima di partire si fa il punto della situazione insieme e ci si coordina».


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