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M5s, Di Maio-Di Battista agli «ortodossi»: non ci sono…

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M5s, Di Maio-Di Battista agli «ortodossi»: non ci sono leader

All’indomani del rientro di Beppe Grillo come capo politico a tempo pieno e dell’uscita dall'ombra di Davide Casaleggio, il duo Di Maio-Di Battista (gli unici due componenti del direttorio protagosnisti di interventi ieri sul palco di Palermo slegati dai gruppi tematici, prima di Casaleggio Jr e delle conclusioni di Grillo) torna in tv da Lucia Annunziata a “In mezz'ora” a smentire liderismi e a gettare acqua sul fuoco dei malumori che continuano a serpeggiare tra gli ortodossi, relegati nelle seconde file. Come Roberto Fico, che ieri aveva sentenziato: «Mai più leader».

Di Maio: smentisco che il direttorio non esiste più
Di Maio ha smentito che il direttorio non esista più, ma anche che alcuni siano più “dirigenti” di altri: « L'unico vero dramma - ha detto - è che non c'è Casaleggio. Smentisco tutte le ricostruzioni, il Movimento continua a crescere». Ma la questione dell’organizzazione e della classe dirigente esiste eccome. Così come quella delle prossime mosse legate alle eventuali modifiche dell’Italicum. Alla giornalista che li incalzava su cosa succederebbe se i Cinque Stelle dovessero vincere le elezioni con una legge elettorale proporzionale senza ottenere la maggioranza, hanno escluso apparentamenti precostituiti. «Faremo alleanze soltanto sui temi», ha detto Di Battista. E ancora: «Se vinciamo le elezioni ci presentiamo con il nostro programma e chiediamo la fiducia su reddito di cittadinanza, legge anticorruzione e sulle altre nostre proposte».

L’incognita dell’avventura romana
In vista della scalata al governo nazionale preoccupa però il caso Roma: perdere quel palcoscenico, prova comunque complessa per chiunque, significherebbe dover ammettere una sconfitta, con il rischio di veder deflagrare il M5S. Nessuno lo dice apertamente, ma il dubbio serpeggia tanto tra i parlamentari quanto tra i capannelli di militanti che si formano intorno ai gazebo. Di Battista ha ripetuto la linea intrapresa dopo l’addio del mini-direttorio: «Virginia Raggi è il sindaco di Roma: a lei oneri e onori. Io ho soltanto spinto sul no alle Olimpiadi perché ci credevo moltissimo. Non metto bocca sulle sue scelte».

Caso Muraro, la difesa Di Battista e Di Maio
Scelte discusse, come quella di nominare all’Ambiente Paola Muraro, ex consulente dell'Ama, la municipalizzata dei rifiuti. «È stata una decisione della sindaca e se ne assume tutte le responsabilità» ha detto Di Battista, che ha però difeso il silenzio della sindaca sul fatto che Muraro fosse indagata dalla procura di Roma per il reato di gestione non autorizzata dei rifiuti, spalleggiando così anche Di Maio: «I giornali lo avevano già scritto, tutti noi pensavamo che fosse legato agli esposti di Fortini (l’ex presidente della municipalizzata romana, ndr)». Il vicepresidente della Camera ha aggiunto: «Io ho semplicemente ammesso un errore: aver sottovalutato. Poi a testa bassa sono tornato a lavorare per il bene del Movimento e dei cittadini».

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