
BRUXELLES - La Commissione europea sta aspettando il documento economico e finanziario (Def) del governo italiano prima di prendere posizione sul futuro dei conti pubblici e in particolare del bilancio per il 2017. «Solo con le cifre in mano possiamo capire quanta nuova flessibilità di bilancio Roma vorrebbe ottenere», spiegava questa mattina un esponente comunitario. In origine, l'Italia si era impegnata a ridurre l'anno prossimo il deficit nominale all'1,7% del Pil.
La partita è eminentemente politica, più che tecnica. L'Italia ha goduto tra il 2015 e il 2016 di flessibilità di bilancio per un totale di 19 miliardi di euro, imputandola alle tre clausole previste dalle linee-guida comunitarie: riforme economiche, investimenti strutturali e rallentamento economico.
Le regole prevedono esplicitamente che il paese non possa godere di ulteriore flessibilità. Il governo sta cercando di strappare concessioni per via delle spese legate al terremoto di agosto e all'emergenza rifugiati.
Parlando oggi al sito di notizie americano Politico, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha ribadito che le regole comunitarie sono sufficientemente flessibili, ma che vanno applicate pienamente. Non ha voluto prendere posizione sull'Italia. Perché? Probabilmente perché il Def non è il passaggio che Bruxelles considera cruciale in questa vertenza. La partita vera si giocherà sulla Finanziaria dell'anno prossimo, attesa entro il 15 ottobre.
«Una volta che riceveremo il Def – spiega l'esponente comunitario – faremo una analisi compiuta del documento e capiremo quanta nuova flessibilità di bilancio il governo italiano vorrebbe ricevere per le varie poste: il terremoto, i rifugiati, eccetera».
In generale, non c'è la volontà di punire l'Italia in questa circostanza: l'establishment comunitario è consapevole del delicato passaggio politico. Il governo Renzi ha indetto per dicembre un referendum costituzionale dall'esito incerto. Parlare di cifre in questo momento non è facile. L'Italia dovrebbe ridurre il deficit nominale all'1,7% del Pil nel 2017, rispetto al 2,3-2,5% previsto nel 2016. Voci non confermate affermano che la Commissione europea potrebbe permettere al paese di aumentare il disavanzo al 2% del Pil. Bruxelles deve trovare un equilibrio tra le necessità politiche ed economiche dell'Italia e il rispetto delle regole di bilancio contenuto nel Patto di Stabilità e di Crescita.
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