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Def, tensione con la Ue sulle spese fuori-Patto

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LA VIA DELLA RIPRESA

Def, tensione con la Ue sulle spese fuori-Patto

(Fotogramma)
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Trattativa serrata sulle spese extra Patto per 0,4 punti di Pil: 0,2% per la ricostruzione post-sisma e un altro 0,2% per l’emergenza migranti. Ieri il Governo e Bruxelles non sembravano ancora vicini a trovare la quadratura del cerchio sulla revisione del quadro macro-economico. In serata è stato lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a confermare la temperatura del confronto: «I soldi che spendiamo per i migranti e per il terremoto, soprattutto per le scuole, non li voglio conteggiati nel Patto di stabilità - ha affermato intervenendo su Rete 4 -: questo lo abbiamo detto e lo facciamo».

Proprio per questo motivo sarebbe slittato di 24 ore il varo del Nota di aggiornamento del Def, chiamata a definire i contorni della manovra che al momento viaggia tra i 22 e i 25 miliardi: il via libera del Consiglio dei ministri arriverà questa sera. Dalla Ue sarebbe arrivato un assenso di massima alla revisione alle nuove stime su crescita e deficit per il 2017, rispettivamente 1-1,1% e 2-2,1 per cento. Ma Bruxelles avrebbe continuato a frenare di fronte alla possibilità di collocare fuori dal Patto 6-7 miliardi per la questione migranti e la ricostruzione post-sisma, quest’ultima da ricondurre alla voce «circostanze eccezionali»: un pacchetto che farebbe salire il deficit sostanziale a quota 2,4-2,5 per cento.

A non convincere Bruxelles sarebbe anche una sorta d’ipotesi intermedia che sarebbe stata valutata al ministero dell’Economia: limitare a uno 0,2% di Pil la richiesta di deficit aggiuntivo con la soluzione extra-Patto. Senza considerare che la commissione Ue tiene i riflettori puntati anche su altri due nodi: l’eventuale aggiustamento del deficit strutturale e il percorso di riduzione del debito. Su quest’ultimo versante il Governo non ha centrato l’obiettivo della quota di privatizzazioni che si era impegnato a realizzare quest’anno, anche se potrà trarre beneficio dalla revisione al rialzo del Pil 2014 ufficializzata nei giorni scorsi dall’Istat. Sulla curva del rapporto fra debito e Pil sarà anche determinante il livello della spesa per interessi che il governo aggiornerà nella Nota, e che sta beneficiando del freno agli spread posto dal quantitative easing realizzato dalla Banca centrale europea.

Resta però il problema della crescita del deficit e del rallentamento del Pil per il prossimo anno. In quest’ultimo caso il tendenziale si attesterebbe a quota 0,6-0,7% e la stessa previsione programmatica (1-1,1%) sarebbe al di sotto del +1,4% indicato nel Def di aprile. Per il 2016 la crescita verrebbe rivista allo 0,8-0,9% mentre il deficit salirebbe al 2,4-2,5 per cento.

Una partita complessa, insomma. Sullo slittamento del varo della Nota di aggiornamento al Def si è soffermato ieri il sottosegretario alla Presidenza, Claudio De Vincenti: il documento «è ormai consolidato nell’impostazione. Stiamo facendo le ultime messe a punto».

Dalla composizione finale di queste tessere dipendono gli spazi finanziari che il Governo avrà a disposizione per tradurre in pratica il menù delle misure su cui si sta lavorando in vista della legge di bilancio. Tra le partite più ricche di incognite c’è quella legata al rinnovo degli statali: nelle scorse settimane è stato lo stesso premier Matteo Renzi ad annunciare un aumento della dote (300 milioni, finora “congelati”) da mettere in campo per il rinnovo del contratto, ma la dote sembra assottigliarsi di settimana in settimana e amplia le distanze dalle richieste sindacali. Instabile anche il finanziamento per il pacchetto pensioni, mentre rimangono da costruire i capitoli dedicati alle misure fiscali per le partite Iva (Iri e regime di cassa in primis) e per i bilanci locali, a partire dal «bonus» per rilanciare gli investimenti.

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