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Soldati italiani in Lettonia, ira della Russia

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L’IMPEGNO NATO A EST

Soldati italiani in Lettonia, ira della Russia

Epa
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ROMA - «Stavamo progettando il piano di invasione della Russia» dice il premier Matteo Renzi cercando di rimanere serio prima di prendere posto alla colazione di lavoro ieri al Quirinale sul prossimo Consiglio europeo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e i ministri presenti accennano mezzi sorrisi. Del resto, chi deve sapere sa perfettamente che non c’è nulla di nuovo nell’“annuncio” del segretario della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg a un quotidiano italiano secondo cui anche l’Italia parteciperà a tempo determinato e a rotazione al dispositivo militare della Nato per complessivi 4mila uomini in Lituania, Lettonia, Estonia e Polonia ai confini con la Federazione russa.

L’Italia, come riferito in anteprima proprio dal Sole 24 Ore l’8 luglio scorso, parteciperà (solo se richiesta dalla Nato) con una compagnia di circa 150 uomini in Lettonia sotto un comando affidato al Canada. Disponibilità già concordata con l’Italia al vertice Nato di Varsavia in luglio e poi comunicata dai ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e della Difesa Roberta Pinotti a fine luglio in Parlamento.

Ma se tre mesi fa la diplomazia di Mosca aveva dato per scontata le decisioni del vertice di Varsavia e non manifestò particolari preoccupazioni le ultime dichiarazioni di Stoltenberg hanno innescato una stizzita replica da parte russa. «La politica della Nato è distruttiva – ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova - . L’Alleanza è impegnata a costruire nuove linee di divisione in Europa invece che profonde e solide relazioni di buon vicinato». Parole che allargano lo steccato già alto tra Federazione russa e Occidente non più solo per l’azione in Ucraina ma anche per l'intervento in Siria.

Pochi giorni fa Mosca ha fatto sapere di aver spostato dei missili Iskander-M nell'enclave di Kaliningrad e ha trasferito nel porto siriano di Tartus componenti per il sistema antimissili S-300.

Tuttavia la conferma dell’invio di soldati italiani al confine orientale, secondo il capo della diplomazia Gentiloni, «rientra in una decisione presa mesi fa, che non ha alcun rapporto con le attuali tensioni collegate alla Siria e non influisce minimamente nella linea di dialogo che l’Italia ha sempre proposto e condiviso con la Nato e che può e deve andare in parallelo con le rassicurazioni ai nostri alleati che si sentono a rischio». Analoghi i concetti espressi dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che ha evidenziato come la decisione sia stata assunta al vertice di Varsavia dello scorso luglio: «Sembra una cosa nuova perché Stoltenberg l’ha detto in un’intervista che è andata in prima pagina» ma «sapete bene che la politica dell’Italia è che ci vuole il dialogo con la Russia».

La prospettiva di inviare soldati italiani al confine con la Russia ha riacceso polemiche anche in Italia. Le opposizioni hanno colto la palla al balzo. «Renzi e Napolitano chinano la testa, ma l’invio di 150 uomini in Lettonia è inaccettabile», ha osservato il deputato e componente del direttorio M5s Alessandro Di Battista.

Anche Beppe Grillo è sceso in campo e attraverso il suo blog ha contestato «questa azione sconsiderata, che è contro gli interessi nazionali e rischia di esporre il nostro Paese al dramma della guerra». Gli ha fatto eco il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini. «Incredibile: nel 2018 un contingente di soldati italiani verrà inviato ai confini con la Russia, con una missione della Nato. Una follia anti-russa». Maurizio Gasparri, Renato Brunetta (Fi) e Giorgia Meloni (FdI) hanno chiesto al Governo di riferire in Parlamento e «spiegare i motivi di questa decisione assurda». Ma forse tutti loro non si ricordavano dell’informativa già fatta a fine luglio in Parlamento. Un’autorevole voce critica è stata però quella dell’ex premier (ed ex parlamentare) Enrico Letta: «Francamente - ha twittato - più di un dubbio sul senso dell’improvvisa scelta di schierare truppe Nato in Lettonia al confine con la Russia».

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