Nel registro delle startup italiane figurano 6.400 imprese. Un buon numero in valore assoluto, ma spesso a latitare sono gli investimenti di finanziatori in grado di assicurare sviluppo e continuità. Nella legge di bilancio entrano alcuni interventi che puntano a sbloccare almeno in parte questa impasse.
Arrivano le aziende "sponsor"
La novità assoluta è l"azienda sponsor". La premessa, sottolineata dal governo nella relazione illustrativa della norma, è che diverse iniziative imprenditoriali caratterizzate da un elevato rischio di impresa stentano ad affermarsi per la difficoltà di reperire risorse finanziarie nei primi esercizi contraddistinti spesso da risultati in perdita.
Di qui l'idea di coinvolgere società quotate (o da queste controllate) nel ruolo di finanziatori. In questo modo, scrive il governo, «imprenditori affermati aiutano nuovi imprenditori a crescere creando un ecosistema pro startup». La norma consente alle startup, partecipate da società quotate per almeno il 20 per cento, di vendere a queste ultime le perdite realizzate nei primi tre periodi d'imposta di attività.
La startup in pratica ottiene un «finanziamento», determinato applicando alle perdite fiscali cedute l'aliquota Ires relativa al periodo d'imposta in cui le perdite sono state conseguite. L'azienda sponsor ha il vantaggio di dedurre le perdite acquistate dal proprio reddito complessivo per l'intero importo che vi trova capienza, nei primi tre periodi d'imposta, e per l'eventuale eccedenza negli anni successivi senza limiti di tempo. Le perdite che vengono cedute devono riferirsi, in ogni caso, ad una nuova attività produttiva.
Rafforzati gli incentivi fiscali
La legge di bilancio riforma poi il regime di agevolazione per chi investe in una startup, varato nel 2012, con alcune modifiche che dovranno però essere notificate alla Commissione europea prima di entrare in vigore. Le agevolazioni per gli investitori salgono al 30 per cento, sia che si tratti di semplici contribuenti, soggetti Irpef (oggi detrazione al 19 per cento), sia si tratti di soggetti Ires come altre imprese (oggi deduzione al 20). Non c'è più distinzione tra tipologia di startup, perché la nuova aliquota riguarderà anche quelle a vocazione sociale (oggi detrazione al 25 per cento) e quelle che commercializzano prodotti e servizi hi tech in campo energetico (oggi deduzione al 27 per cento).
Cambia, limitatamente ai soggetti Irpef, anche il limite massimo di investimento su cui calcolare la detrazione, che viene raddoppiato a 1 milione di euro.
Viene infine confermato, come stabilito da un decreto interministeriale dello scorso febbraio, che il periodo minimo di investimento per poter beneficiare degli incentivi fiscali sale a tre anni (per investimenti effettuati dal 2015).
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